LA LAVAGNA - I Warriors e lo 'Split Cuts'
I problemi che i Golden State Warriors stanno affrontando contro i Memphis Grizzlies, in una serie che si sta rivelando più complessa del previsto, sono sotto gli occhi di tutti. Tra i tanti, in particolare, spicca la difficoltà di utilizzare uno dei set offensivi preferiti di coach Kerr, il cosiddetto ‘Split Cuts’.
Si tratta di una serie di combinazioni veloci che mirano a sfruttare i movimenti e le capacita passatorie del lungo in post sul lato forte.Non esiste, tuttavia, un tempo d’esecuzione preciso: essendo un sistema di read and react sono gli stessi giocatore a decidere, in base a ciò che propone loro la difesa avversaria, quanto e come passarsi il pallone e/o ribaltare il lato.
La variante preferita è quella che si dipana in contropiede, con il lungo che riceve da uno degli Splash Brother e opera immediatamente il consegnato per l’altro che arriva dal lato debole per una comoda conclusione piedi per terra. A difesa schierata, invece, non c’è limite alla fantasia. Il lungo (o presunto tale, visto che si parla della squadra che ha un unico vero centro di riferimento, e cioè Bogut) ha un ampia scelta: può attendere il taglio backdoor a centroarea di un compagno, operare in un pick and roll sui generis andando a concludere personalmente l’azione, può fintare il consegnato a vantaggio di un movimento forte nel pitturato, può ancora, se dotato di una buona tecnica di tiro, andare in fade away dalla media. E infine, last but not the least, chiamare personalmente il ribaltamento sul lato debole attraverso una serie di passaggi che mandino fuorigire le rotazioni difensive avversarie.
E allora, vista la quantità e la qualità di soluzioni disponibili come mai in questo secondo turno di playoff i Warriors (che in RS erano la squdra con la media più alta di punti per possesso) faticano così tanto in attacco, in particolare nell’applicare questa pagina del playbook? Semplice: perché i Grizzlies, secondi forse solo agli Spurs, sono la squadra che occupa meglio l’area dell’intera Nba. Con tutte le corsie e le linee di passaggio ‘intasate’ anche per lunghi molto educati cestisticamente come Bogut, Speights e (in parte) David Lee risulta difficile non forzare soluzioni ogni qualvolta che dalla panchina chiamano lo ‘Split Cuts’. Se a questo, poi aggiungiamo che di fronte ci sono due cattedratici del post come Randolph e Gasol, tutto, o quasi, si spiega.