ROTY Alumni #2 - Andrew Wiggins
Ritorna ROTY Alumni, la rubrica il cui tentativo è analizzare quei cestisti che hanno appena lasciato alle spalle il loro anno da Rookie (e quindi anche la nostra cara Rush). Non si poteva non tornare parlando di chi quella corsa all’oro l’ha vinta, rispettando i pronostici dopo qualche anno non eccezionale delle prime scelte. Il protagonista di giornata è, ovviamente, Andrew Wiggins.
La stagione del canadese ha avuto un inizio particolare, per non dire strano. Già la sconfitta di marzo nelle Final-4 era stato un pesante smacco, ma l’essere pubblicamente rifiutato dalla contender che ti sceglie, trattandoti come merce di scambio, é quantomeno inusuale. In pochi caso, infatti, una scelta così alta era stata usata, una volta messo contratto un ragazzo, per raggiungere un obiettivo più “ambizioso”. E rivedendo le prime uscite con la sua prima vera maglia, il disagio era chiaro.
Che sia da attribuire a un’estate vissuta nel dubbio o al primo impatto con il mondo più competitivo targato NBA, fatto sta che il momento dell’esordio e i periodi immediatamente successivi sono stati di rendimento non eccezionale. Troppo poche le partite in cui non lasciava un segno importante (in alcune il segno non arrivava proprio) alternate a qualche uscita convincente. Per assurdo il punto di svolta sembra essere stato l’infortunio di Parker, suo rivale più accreditato, e che nel mese di dicembre lo aveva staccato in modo deciso nelle preferenze. Da lì Wiggins ha accelerato per mettere tutti d’accordo.
La crescita di condizione e quella esponenziale dei numeri è continuato per i primi mesi del 2015, sfiorando più volte i 30 punti e caricandosi sulle spalle i troppo deludenti Timberwolves di quest’anno, arrivando all’All Star Weekend sulla cresta dell’onda e con tutti i fari puntati addosso. Il canadese, sorprendendo tutti ancora una volta, non solo ha retto la pressione, ma ha sfoderato una prestazione da cinque stelle, strappando dalle mani del compagno d’occasione Gobert il titolo di MVP dell’incontro. Un chiaro segnale di quali preferenze partissero dalla lega.
La certezza di aver messo un’ipoteca sul premio di Rookie dell’anno, però, è stata, in modo palese, controproducente. Senza motivazioni stagionali e con la consapevolezza di aver dimostrato il giusto per un primo anno, Andrew ha un po’ tirato il freno a mano nel finale di stagione, cercando in tutti i modi di rimettere in discussione il titolo, grazie alla corsa forsennata di Mirotic e Noel.
Nonostante tutto si è scelto di premiare la qualità mostrata nel momento topico della stagione e così Wiggins si accoda a predecessori illustri come miglior cestista del Draft 2014. La stagione che seguirà deve però dare segnali molto più importanti e un fallimento collettivo come quello di quest’anno non potrà essere accettato. Che proprio dal college arriverà il rinforzo giusto per portare Andrew Wiggins alla gloria?