NBA24 PLAYOFF PREVIEW – Chicago Bulls: i dolori del giovane Derrick
Una stagione per crescere, per volare in modo definitivo.
Grandi proclami e grandi aspettative, nella windy city dell’Illinois tutti si aspettavano il massimo. Il ritorno di LeBron James a casa sua, a Cleveland, aveva poi alzato la posta in palio: ci si gioca il primo posto, allora.
Sul mercato i Bulls si sono mossi bene: l’arrivo di Gasol da Los Angeles ha dato i suoi frutti, le scelte di Mirotic e McDermott, rispettivamente classe ’91 e ’92, sono parse oculate e utili alla squadra in campo (soprattutto l’ex Real Madrid), il trattenere un asso come Butler è stata poi la scelta migliore vista anche la partenza, nel giro di un anno, di due punti fermi dei Bulls che furono come Deng e Boozer.
Il punto alle pretese dei Tori, però, è arrivato da due lati: la spettacolosa crescita di Atlanta, autrice di una Regular Season pazzesca e conclusa in vetta alla Conference dell’Est, e soprattutto l’ennesimo, solito infortunio a Derrick Rose. Infortuni, anzi, perché il numero #1 di Englewood s’è fermato più di una volta: problemi al ginocchio, ad una caviglia, poi ancora ginocchio. Un mezzo calvario che l’ha visto assentarsi più volte dal parquet durante la stagione, lasciando i Bulls orfani della loro stella, del punto di riferimento più importante in campo.
Gli ennesimi guai fisici di Rose hanno dato aditi a tante chiacchiere di quartiere: un futuro senza D-Rose per Chicago? Chissà, ma oggi ci sono i Playoff da giocare, e problemi a parte i Bulls dovranno sperare che lui, il giovane Derrick, abbia meno dolori del solito.
ROSTER (QUINTETTO/TITOLARI) – Rose, Butler, Noah, Gasol, Dunleavy / Mirotic, Brooks, Snell, Gibson, McDermott, Hinrich, Mohammed, Moore.
REGULAR SEASON – Avvio importante, in pompa magna, tanto per rispettare le attese della vigilia.
I Bulls hanno spinto subito sull’acceleratore anche grazie alle ali di un roster al completo sin dall’inizio, cosa che al buon Thibodeau non capitava da molto tempo.
La partenza dei Tori è superiore sia a quella di Atlanta – che verrà fuori alla distanza – che a quella dei nuovi Cavaliers di LeBron, appena tornato in Ohio.
Coi Raptors, Chicago si gioca la prima posizione, ma il primo infortunio stagionale di Rose va subito ad incidere sui risultati della franchigia dell’Illinois.
Non solo Rose, che nel corso della stagione ha preso parte comunque a 50 gare sulle 82 stagionali, tutte ovviamente da titolare, perché gli infortuni hanno colpito molti elementi del roster: Butler, in primis, con problemi al gomito che ne hanno limitato l’utilizzo dopo l’All Star Weekend, Gibson, una delle armi più importanti della squadra sui due lati del campo, anche Snell, ottimo panchinaro, ha dovuto prendere fiato.
Nel momento di maggiore difficoltà, a prendere le redini della squadra è stato ovviamente Pau Gasol: il catalano ha innalzato il livello del gioco tornando a vestire gli standard degli anni d’oro in California. Pau ha preso per mano i Bulls aspettando il ritorno dei compagni e trascinandoli lì dove sono arrivati a suon di doppie-doppie.
LA SQUADRA – Conosciamo ormai tutti Tom Thibodeau: gran cultore del lavoro, del lavoro di squadra, della difesa e dell’ordine in attacco. E i Bulls sono il prodotto diretto delle sue idee: difendono casa prima di attaccare quella dell’avversario. Ma senza rappresaglie: è un attacco ragionato, che fonda su cardini sani ed integri, che riesce a dare la giusta importanza a tutti gli uomini a disposizione.
Il talento offensivo non manca, ma è nel proprio pitturato che i Bulls fanno la differenza: ai Playoff tutto questo servirà come il coltello al pane.
L’UOMO CHIAVE – A dispetto di tutto, vi aspettereste un nome scontato: Derrick Rose, ovviamente, Pau Gasol la seconda scelta.
E invece no, invece l’uomo chiave di questa post-season ventosa e con l’anello al naso sarà Jimmy Butler.
Per tanti motivi, ma tra i tanti sicuramente per la crescita verticale che l’ex Marquette ha mostrato alla Lega: al terzo anno di livelli importanti, il nativo di Houston è diventato ago della bilancia delle prestazioni dei suoi, come e più dei partner d’attacco. La chiamata all’ultimo All Star Game dimostra quanto in America abbia riscosso successo.
Capacità offensive mostruose, difesa a tutto campo contro l’uomo più forte dell’avversario di turno. Ricorda il Leonard di qualche tempo fa, prima che diventasse campione ed MVP delle Finals. Avete capito, no?
PRONOSTICO – 4-2 contro Milwaukee