LA LAVAGNA, Spurs Offence: la ripetitività e l’implacabilità del LOOP
Tutto pronto, si parte. Per cominciare col piede giusto il primo appuntamento di questa rubrica ci affidiamo a due dei del basket NBA. “Ask not what your teammates can do for you. Ask what you can do for your teammates”. Furono parole di Earvin Johnson, al secolo Magic. Mai frasi banali per la leggenda dei Lakers che dice “Non chiederti cosa i tuoi compagni di squadra possono fare per te. Chiediti cosa puoi fare TU per i tuoi compagni di squadra”. La miglior dimostrazione di come la pallacanestro sia un meraviglioso sport di squadra. Da una parte l’estro, la magia portata sul campo da gioco da uno dei playmaker più incredibili di ogni epoca, dall’altra le parole di chi, invece, è sempre stato, o per lo meno nelle fasi iniziali della sua vincente carriera, un individualista, una persona ossessionata dalla vittoria, nella persona di Michael Jeffrey Jordan. Sebbene criticasse aspramente chi preferiva o comunque dava più merito all’aspetto organizzativo della squadra anziché concedere la giusta gloria ai giocatori, anche Sua Altezza Aerea si è dovuto ricredere dopo le batoste prese. “Talent wins games, but teamwork and intelligence wins championships”. L’evoluzione dell’icona passa anche per questo fondamentale step e, se lo dice MJ, noi ci crediamo.
Di attacchi spettacolari ce ne sono tanti, di attacchi belli da vedere altrettanti, così come quelli semplici ma efficaci. Esiste un sistema di gioco che comprenda tutte queste componenti? Probabilmente si, l’autore di tutto ciò si chiama Gregg Charles Popovich e i protagonisti sono i San Antonio Spurs. In molti sono concordi sull’idea che i set offensivi delle ultime Finals sono tra i più belli della storia del gioco. E allora perché non scoprire minuziosamente, finchè ci è consentito, i segreti,le routine, le mosse che rendono così implacabile un attacco come quello degli Spurs, fondato su disciplina, ordine ma soprattutto intelligenza? Per iniziare la nostra lavagna abbiamo scelto qualcosa di non troppo complesso, lo schema base dei 5 volte campioni NBA, denominato LOOP. Saremo supportati da alcune immagini che ci aiuteranno a capire i movimenti, i passaggi, i blocchi e tutto ciò che concerne la fase offensiva. Quindi, per facilitare la comprensione della lavagna, vi forniremo una legenda attua a definire ogni simbolo riportato nelle immagini. Let’s get started!
Lo schema LOOP, ovvero sia “ripetizione”, viene quasi sempre adoperato dagli Spurs in una situazione di transizione, con un lungo a rimorchio (il 4 nell’immagine) e i rimanenti esterni già posizionati sui due lati del campo. Il playmaker sceglie un lato dal quale far partire lo schema, quasi sempre è il lato della guardia, e inizia a far muovere l’attacco. Iniziano una serie di movimenti sincronizzati che portano: il 2 ad occupare una posizione quasi da playmaker e riceve proprio dalla point-guard; il 5 occupa una parte l’ultima tacca dell’area pitturata; il 3 si posiziona al centro e mentre il 4 assume una strategica posizione, non allineandosi perfettamente con gli altri due giocatori. Dopo il passaggio del playmaker alla guardia, il numero 1 rimpiazza la posizione del numero 2 e parte un taglio che sfrutta i 3 blocchi dell’ala grande, dell’ala piccola e del centro. Una volta sfruttato bene i blocchi, passando spalla-contro-spalla per non consentire all’avversario di passare tra il blocco e l’attaccante, il playmaker compie quello che in gergo viene definito curl (o più comunemente ricciolo) ed esita un secondo. Non appena riceve il pallone dalle mani della guardia, ecco che l’attacco in sincrono si ricomincia a muovere: il 3 occupa l’angolo opposto alla palla, il 2 si “mette in visione” ovvero sia si rende disponibile per un passaggio più comodo e resta come uomo chiave per coprire il contropiede, mentre i due lunghi sono chiamati ad occupare visivamente e praticamente i propri difensori per non permettere l’aiuto sul play. Qui ritorna quell’intelligenza alla quale facevamo riferimento prima. A giocare questa situazione offensiva nell’80% dei casi troviamo un giocatore tra Tony Parker e Manu Ginobili, due delle menti più sopraffine e adatte a questa tipologia di schema. Come mostra l’immagine successiva, il playmaker, o falso playmaker che sia, guadagna il centro dell’area e, conseguentemente, fa muovere anche il numero 5 che sarà chiamato a mettersi in visione. L’ultimo fotogramma è emblematico di come con pochi elementari movimenti possano creare una vastità di scelte offensive non indifferenti.
Non a caso il playmaker è libero di scegliere tra: un comodo passaggio battuto a terra per il 5; andare a concludere fino in fondo, con un secondo tempo, con un arcobaleno o semplicemente con un arresto e tiro; scaricare la palla in angolo o in posizione di guardia ai due tiratori; “accontentarsi” del tiro dalla media di un giocatore tra Tim Duncan e Boris Diaw. Naturalmente la grandezza degli Spurs sta non solo nella capacità di non lasciare nulla al caso, ma anche nell’eseguire con estremo rigore ciò che abbiamo appena descritto. Ogni blocco è un’opportunità di sfruttare e prendere vantaggio, ogni taglio col timing giusto può far nascere l’occasione per realizzare 2/3 punti. Insomma, l’essenziale della pallacanestro in uno degli schemi più semplici e più efficaci dei San Antonio Spurs.