76ers, l'eliminazione lascia strascichi: Embiid critica Harden e la dirigenza
È successo di nuovo. I Philadelphia 76ers, presentatisi ai nastri di partenza della stagione come contender per il titolo nonostante la turbolenta estate scorsa e la rivedibile gestione del caso Ben Simmons, hanno concluso il loro percorso alle semifinali di Conference, contro i Miami Heat, davanti al loro pubblico che non ha risparmiato qualche fischio e contestazione dopo il 90-99 che ha concluso la serie sul 4-2 per gli uomini di Spoelstra.
Ma non solo: esattamente come un anno fa, la caccia al responsabile dell’ennesimo assalto fallito al titolo è partita nei minuti immediatamente successivi alla sirena finale, più precisamente quando la star della squadra, Joel Embiid, si è presentata ai microfoni dei giornalisti per commentare la sconfitta. Il candidato all’mvp, reduce probabilmente dalla sua miglior stagione in carriera conclusa però senza alcun riconoscimento né individuale né di squadra, non usa giri di parole nei confronti del compagno James Harden: “Da quando è arrivato a Philadelphia, tutti ci aspettavamo di vedere in campo il giocatore dominante visto a Houston” – esordisce The Process – “Ma non è più quel tipo di giocatore. Oggi è un playmaker, uno che ragiona con la palla in mano, a noi per vincere questo tipo di partite serviva più aggressività da parte sua. Si può dire lo stesso anche di Maxey, Harris e di tutti coloro che sono entrati dalla panchina. Non siamo stati abbastanza aggressivi”.
“E non parlo solo dell’attacco” – rincara il camerunese – “Ma anche della metà campo difensiva. Non abbiamo difeso bene durante tutta la serie. Troppe volte abbiamo lasciato che Miami ci imponesse il suo gioco. Forse c’entra il fatto che abbiamo trascorso insieme con questo gruppo solo pochi mesi, ma di sicuro non abbiamo mai espresso tutto il nostro potenziale”.
Tornando sul discorso dell’aggressività e dell’energia messa in campo, Embiid allarga le sue critiche anche alla dirigenza dei 76ers e alle sue manovre di mercato: “La differenza fra noi e Miami è che noi non abbiamo al momento da schierare giocatori come Tucker o Adebayo, che giocano con un’energia impressionante e non si lasciano intimidire da nessuno. Da quando gioco qui a Philadelphia, non ho mai avuto come compagno di squadra qualcuno che giocasse nel loro stesso modo, con quella capacità di trascinare tutti quanti anche senza segnare molti punti. E quando nei playoff l’intensità e la fisicità si alzano, quest’assenza si fa sentire tantissimo”.
Il nr.21 di Philadelphia prosegue la sua turbolenta intervista tessendo le lodi del suo ex compagno Jimmy Butler, dominante in gara-6 con 32 punti realizzati: “Jimmy è un mio grandissimo amico, quasi un fratello, sono felice per lui perchè sta giocando una post season incredibile. Gli Heat hanno avuto alti e bassi durante tutta la stagione e molti infortuni, ma sono riusciti ugualmente ad arrivare primi nella Conference e a disputare finora dei playoff eccellenti. Meritano davvero un applauso, sia i giocatori che il loro staff”.
Quindi, un altro attacco alla dirigenza della franchigia: “Non so ancora perchè abbiamo lasciato andar via Butler nell’estate 2019. Mi sarebbe piaciuto molto continuare a giocare con lui”. Nei mesi successivi alla stagione 2018-2019, conclusa con la bruciante eliminazione in gara-7 di semifinale per mano del pazzesco buzzer-beater di Kawhi Leonard a Toronto, i 76ers decisero di offrire i rinnovi a Ben Simmons e Tobias Harris sacrificando così Butler, che si accasò a Miami. Una scelta che ad oggi si è rivelata totalmente sbagliata.
Nel mentre, James Harden ha ribadito la sua intenzione di giocare ancora per la franchigia della Pennsylvania anche l’anno prossimo; vedremo però se, ancora una volta, le dichiarazioni di Embiid dopo l’eliminazione saranno preludio ad un’altra estate movimentata sul mercato per i 76ers.