Il COVID-19 torna a preoccupare la NBA: vari giocatori positivi o out per il protocollo
Nessuno si era fatto illusioni particolari. La pandemia da COVID-19, pur con l’ingresso in campo dei primi vaccini a partire dalla seconda metà dello scorso mese di dicembre, è lungi dall’essere sconfitta e, al contrario, in varie parti del mondo il contagio continua a diffondersi a velocità allarmanti. Gli Stati Uniti non fanno eccezione (al contrario, sono il Paese messo peggio probabilmente) e anche la NBA si ritrova a fare i conti con problemi vari, diffusi tra tante franchigie.
In principio abbiamo avuto il rinvio del match tra Oklahoma City Thunder e Houston Rockets lo scorso 23 dicembre. La motivazione riguardava l’incapacità dei texani di mettere assieme il numero minimo di 8 giocatori, data la positività al COVID-19 di Ben McLemore e i tanti giocatori che, essendo stati in contatto con lui, si sono dovuti mettere in auto-isolamento, come da protocollo.
Ad inizio settimana, poi, ha fatto rumore lo stop forzato di Kevin Durant, anche lui costretto all’auto-isolamento per esser entrato in contatto con una persona poi risultata positiva al tampone. La stessa situazione di KD la sta vivendo Michael Porter Jr., fermato ad inizio anno; come fa sapere ESPN, il 22enne dei Denver Nuggets è ancora out a tempo indeterminato, e verrà testato giornalmente per capire quando potrà tirarsi fuori da questa situazione.
Situazione complicata in casa Boston Celtics e Dallas Mavericks. I primi hanno dovuto giocare stanotte contro i Washington Wizards (vincendo 107-116) senza Grant Williams, Robert Williams e Tristan Thompson, tutti fermati dal protocollo anti-COVID-19, le cui assenze si sono aggiunte a quelle per infortunio dei vari Kemba Walker, Jeff Teague e Romeo Langford.
Per quanto riguarda i texani, tre giocatori non hanno potuto far ritorno a Dallas, dovendo restare in isolamento in quel di Denver: parliamo di Jalen Brunson, Dorian Finney-Smith e Josh Richardson; stando a quanto riportato da The Athletic, uno dei tre (non specificato) è stato trovato positivo al tampone e gli altri due sono stati fermati essendo entrati in contatto con quest’ultimo.
Ma la situazione peggiore rischiano di viverla i Philadelphia 76ers (anche un membro dello staff di coach Rivers è risultato positivo nelle ultime ore). Tutto è partito dal match dell’altra notte in casa dei Brooklyn Nets (perso 109-122): Seth Curry, fratello di Steph, era in panchina con il resto della squadra, nonostante fosse out per un infortunio; durante la partita, ha ricevuto la notizia di esser risultato positivo al tampone, dovendo lasciare il Barclays Center.
Protocollo alla mano, sarebbero ben sette i giocatori che, essendo entrati in contatto con Curry, dovrebbero fermarsi a tempo indeterminato. Ciò pone a serio rischio rinvio il match che i Sixers dovrebbero affrontare stasera, opposti ai Denver Nuggets. Coach Rivers, infatti, avrebbe al momento operativi soltanto sei giocatori (Simmons, Howard, Bradley, Maxey, Joe e Mathias), e la franchigia è in contatto con la Lega per capire quante possibilità ci siano per ‘liberare’ almeno due dei sette giocatori fermati, raggiungendo così il numero minimo di 8.