NBA Awards 2020, Brandon Ingram nominato Most Improved Player
Il premio di Most Improved Player per la stagione 2019/20 è andato a Brandon Ingram, dei New Orleans Pelicans. Arrivato in Louisiana la scorsa estate nell’ambito della trade che ha condotto Anthony Davis ai Los Angeles Lakers, Ingram ha vissuto una stagione più che positiva con coach Alvin Gentry, tanto da far registrare il proprio massimo in carriera come punti (23.8), rimbalzi (6.1), assist (4.2) e rubate (1.0), oltre che per percentuali dal campo (46.3%) e da tre (39.1%), e ai liberi (85.1%). Il tutto in 62 presenze e 33.9 minuti d’impiego a partita.
Nella corsa al MIP, il 23enne prodotto di Duke (326 punti e 42 prime scelte al voto) ha battuto in volata la concorrenza di Bam Adebayo, dei Miami Heat (295 punti e 38 prime scelte al voto); più staccato al 3° posto la stella dei Dallas Mavericks, Luka Doncic (101 punti e 12 prime scelte al voto). A seguire, Jayson Tatum dei Boston Celtics (57 punti e 3 prime scelte al voto) e Devonte Graham degli Charlotte Hornets (50 punti e 2 prime scelte al voto).
“Per prima cosa ringrazio Dio; senza di lui non sarei sano e non avrei avuto la possibilità di tornare a giocare a basket” – dice Ingram, che ha saputo del premio durante una conference call con la proprietaria dei Pelicans, Gayle Benson – “Lo scorso marzo mi sono infortunato e potevo tornare in campo fino a settembre. Avevo davvero poco tempo per iniziare la pre-season e poi la stagione regolare. Ringrazio i miei genitori, mio padre che, per anni, ha dormito 2 ore a notte, lavorando sodo per non far mancare niente alla sua famiglia, e mia madre, avendo imparato da lei la dedizione al lavoro“.
“Fin dal primo giorno, parlando con Alvin Gentry, David Griffin e gli altri membri dello staff della squadra, ho puntato a lavorare ogni giorno per dare il meglio” – continua Ingram – “Gentry mi ha dato una buona occasione di andare là fuori ed esprimermi al meglio. Senza i miei compagni, comunque, non avrei mai raggiunto questo obiettivo; direi che questo è l’anno in cui mi sono divertito di più a giocare a basket“.
“Ho avuto l’opportunità di stare in palestra tutti i giorni con i miei compagni di squadra, che amano fare le stesse cose che amo fare io. Ho visto alcuni ragazzi tornare in palestra ogni volta, chiedere sempre qualcosa di diverso, consigli affinché potessero migliorare nel Gioco; ma non solo dal punto di vista personale, ma anche per la nostra squadra. Questo è stato l’aspetto migliore per me” – conclude il nativo di Kinston, North Carolina – “Ciò che mi ha reso più felice o che mi ha motivato di più non è stata una singola statistica. Io penso al tipo di giocatore che voglio essere, voglio diventare bravo in ogni aspetto. Quello che mi ha colpito di più è stato l’accorgermi di quanto mi sia divertito con i miei compagni di squadra e il vedere l’attitudine che ognuno di loro ha messo ogni singolo giorno“.