NBA, i dubbi del sindacato allenatori sul piano di ripartenza: "Potrebbe compromettere il futuro di molti coach"
La NBA vuole ripartire per fine luglio e, come sottolineato ormai da giorni, lavora duramente per garantire un ambiente sicuro e confortevole in quel di Disney World ad Orlando per le 22 franchigie che daranno vita al restart della stagione 2019/20. I problemi, però, non mancano di certo.
Dalle preoccupazioni dal punto di vista sanitario al movimento di protesta #BlackLivesMatters, seguito all’assassinio di George Floyd, c’è da dire che il clima attorno alla Lega è tutt’altro che tranquillo. Adesso si aggiungono anche i dubbi della NBCA, il sindacato degli allenatori NBA, che si concentrano sul piano di ripartenza impostato dalla NBA.
Secondo la NBCA, infatti, il piano pensato da Silver e dal suo entourage di esperti per garantire una ripresa dell’attività in tutta sicurezza, in un paese, gli Stati Uniti, ancora lontano dall’uscire dall’emergenza COVID-19, rischierebbe di compromettere seriamente le opportunità lavorative di non pochi degli assistiti dell’associazione.
Le preoccupazioni principali riguardano gli allenatori oltre i 65 anni, fascia di età considerata maggiormente vulnerabile al Coronavirus e che, stando a quel che riporta Brian Windhorst di ESPN, potrebbero essere costretti dalla commissione medica NBA a restare a casa, non recandosi dunque ad Orlando, in caso di evenienza. Una problematica emersa in particolare grazie al disappunto espresso di recente da Alvin Gentry e Mike D’Antoni, coach rispettivamente di New Orleans Pelicans e Houston Rockets, sulla possibilità di non potersi sedere in panchina a causa della loro età (65 e 69 anni).
Secondo Rick Carlisle, head coach dei Dallas Mavericks e presidente della NBCA, e Dave Fogel, Direttore Esecutivo della stessa NBCA, il protocollo di sicurezza della NBA per l’emergenza COVID-19 non solo potrebbe concretamente impedire ai due coach di cui sopra più Gregg Popovich (71 anni), oltre a vari membri delle franchigie, di essere presenti ad Orlando, ma rischierebbe di renderne estremamente difficoltosa la ripresa della carriera.
“La salute e la sicurezza di tutti gli allenatori NBA sono la nostra principale preoccupazione” – si legge nel comunicato della NBCA – “Allo stesso tempo, però, ci preoccupiamo anche dell’opportunità di un allenatore di lavorare e di non veder compromessa la sua capacità di assicurarsi incarichi futuri. La Lega ci ha assicurato che un allenatore non verrà escluso semplicemente per la sua età“.
“Riteniamo che il processo di revisione medica sia progettato per contrassegnare solo le persone che rappresentano minacce sostanziali a se stesse, che non possono essere ridotte dalle procedure ideate della NBA per creare un’atmosfera sana e sicura ad Orlando“, prosegue il comunicato.
“Adam Silver e la NBA hanno creato ad Orlando una situazione molto più sicura rispetto alle zone di residenza dei nostri allenatori. In assenza di una minaccia significativa, crediamo che un allenatore dovrebbe essere in grado di capire e assumersi i propri rischi, garantire per la propria salute ed allenare ad Orlando“, conclude.