Mavericks, Doncic: "Ho bisogno di moderare le mie reazioni con gli arbitri"
NBA Sundays amaro per i Dallas Mavericks, che escono dal parquet amico dell’American Airlines Center con un ko per 110-106 con i Sacramento Kings, guidati da Nemanja Bjelica (30+7 reb) e da Buddy Hield (26+5 ast). Ai texani, sotto anche di 24 ad un certo punto, non sono bastati Tim Hardaway Jr. (29 e 10/13 dal campo) e Luka Doncic (27+8 ast e 7 reb).
Proprio il giovane sloveno è stato protagonista di una contestazione alquanto animata con gli arbitri a fine partita, dopo che, a 7.7 secondi dalla sirena, sul tiro che avrebbe potuto valere il pareggio, non si è visto fischiare quello che a suo parere era un fallo netto, che l’avrebbe mandato in lunetta. Un Doncic che, a fine primo quarto, aveva già beccato un tecnico.
Nelle interviste post partita, però, il ROTY 2019 ha sottolineato il bisogno di doversi calmare nelle proteste con gli arbitri: “Sicuramente è un aspetto sul quale devo lavorare; devo imparare a gestire le mie reazioni, a calmarmi e a pensare alla prossima azione” – spiega Doncic – “Il mio problema è che sono un appassionato del Gioco e sono una persona estremamente competitiva. Voglio sempre vincere, in qualsiasi situazione, sul campo e non. Chiedete alla mia famiglia…“.
“Io so come devo avvicinarmi quando devo discutere con gli arbitri ma, come detto, sono appassionato e competitivo e, spesso, perdo un pò il controllo delle mie emozioni” – aggiunge – “Anche se in questa occasione il fallo c’era, dato che sono stato colpito sul gomito, spesso ho torto, ne sono consapevole. E devo imparare a calmarmi. Loro (gli arbitri ndr) sono umani e commettono errori, come me, come tutti. Solo che a volte non vedono i falli che uno subisce e non li chiamano“.
Ha preso la parola sul punto anche coach Carlisle: “Non voglio approfondire il caso particolare, anche perché non è mio costume istruire la squadra attraverso i media. Ma Luka è un ragazzo che, in partita, riceve tanti colpi; gli avversari si prendono molte libertà con lui. Ho lavorato per 11 anni con Dirk Nowitzki e gli avversari lo colpivano ripetutamente, provavano a giocare molto con il fisico ed anche con le parole, per distrarlo; con Luka stanno cercando di fare esattamente la stessa cosa“.
“Luka è un duro e può gestire tutto ciò” – continua Carlisle – “Ma quando torna in panchina, per un timeout o alla fine di un quarto, io vedo che spesso ha graffi e sangue sulle braccia e sulle mani. So bene quello che succede in campo“.