Warriors, Steve Kerr: "Senza Thompson dovremo cambiare molte cose"
Dopo aver praticamente messo agli archivi la fallimentare esperienza ai Mondiali cinesi con Team USA, eliminati ieri ai quarti di finale dalla Francia (79-89), e che torneranno in campo oggi contro la Serbia nelle semifinali per decidere i piazzamenti dal 5° all’8° posto, per Steve Kerr è tempo di guardare avanti, ad una regular season 2019/20 che presenta non poche incognite.
I Golden State Warriors sono reduci da una Free Agency ai limiti del traumatico, con gli addii di Kevin Durant, Andre Iguodala, DeMarcus Cousins e Shaun Livingston, per limitarci ai più importanti; senza contare che, a causa dell’infortunio al ginocchio patito nella decisiva Gara-6 delle Finals 2019 contro i Toronto Raptors, Klay Thompson sarà disponibile, alla meglio, a 2020 iniziato.
Ecco dunque che per coach Kerr c’è il bisogno di inventarsi qualcosa, per evitare che la stagione diventi semplicemente una transizione verso il prossimo futuro. “Le partenze di Kevin, Andre e Shaun sono per noi delle perdite enormi” – sottolinea Kerr – “Se a ciò aggiungiamo l’assenza di Klay, allora cambia tutto. Senza di lui, dovrà giocoforza mutare il nostro modo di giocare, sia in attacco che in difesa. Se devo essere sincero, questa situazione mi ricorda il mio primo anno, quando dovevamo iniziare da zero. Ci vorrà del tempo, ma trovo molto stimolante ed eccitante dover lavorare su un gruppo sostanzialmente nuovo“.
“Avremo tante novità quest’anno, a partire da una nuova arena (il Chase Center, ndr), un nuovo roster e con ogni probabilità un nuovo stile di gioco e nuove strategie” – aggiunge il nativo di Beirut, Libano – “Troveremo la nostra strada partita dopo partita, dato che occorre sempre vedere in primis cosa dice il campo, prima di pensare di stabilire una propria identità. Sfide del genere mi piacciono molto, ed è incredibile che manchino solo un paio di settimane“.
Coach Kerr torna quindi a parlare del suo #11: “Klay è sempre stato parte integrante di tutto ciò che abbiamo costruito in campo. La sua bravura nel muoversi in attacco, la capacità di marcare il portatore di palla avversario, quella di cambiare sui lunghi. Ovviamente, finché non tornerà sul parquet, dovremo adattarci alla situazione, escogitando qualcosa di nuovo“.
Questa nuova situazione dei Golden State Warriors ha spinto la stragrande maggioranza di esperti ed addetti ai lavori della NBA a ‘declassare’ i californiani, per la prima volta da anni visti più come una mina vagante che come una contender vera e propria. Ma Kerr non gli da particolarmente peso: “Le classifiche sono divertenti, lo capiamo; è il bello di seguire la NBA ed avere le proprie idee. Ma noi dobbiamo metterci alle spalle tutti questi discorsi e lasciare che siano gli altri a farli“.
“Che ruolo occupiamo in questo momento nelle gerarchie della Lega? Non lo sappiamo, non sta a noi dirlo. Noi non possiamo controllare questo tipo di discorsi, ma dobbiamo solo concentrarci sulle cose sulle quali possiamo influire, e cercare di essere la miglior versione possibile di noi stessi in campo.Poi si vedrà“, conclude Kerr.