ACCADE OGGI, 6/2/1988: Michael Jordan diventa His Airness con la schiacciata più bella di sempre!
Ci sono dei momenti in cui ogni ad giocatore viene attribuito un nickname, un soprannome o in qualche modo un simbolo che rappresenta qualche sua caratteristica identificativa. Difficilmente un giocatore NBA non ha un nomignolo ed è ancor più difficile trovarne uno veramente adatto a giocatori che con il mondo umano non centrano praticamente niente. Un esempio? Il più alieno di tutti i tempi, Michael Jeffrey Jordan. La sua vita l’abbiamo letta, riletta, raccontata, vista nei documentari e non torneremo certo su quella. Ci soffermiamo proprio sull’origine di uno dei suoi nickname, perché proprio 27 anni fa nasceva il mito di HIS AIRNESS, Sua Altezza Area.
Viene selezionato come terza scelta dai Chicago Bulls, dietro Olajuwon e Bowie, di cui si sono perse le tracce dopo pochissimo. Siamo nel 1984 e il nostro salto temporale non sarà di 31 anni ma, appunto, di 27. Siamo nel gelo di Chicago, è febbraio e la neve, come al solito, scende copiosa sulla ribattezzata Windy City. Se cercate un clima ideale per non aver troppo freddo in inverno, ecco, lasciate perdere l’Illinois. Precisamente siamo al giorno 6, non il vostro normale sabato sera ma un sabato sera da urlo. Siamo all’All Star Game del 1988 che, guarda caso, si disputa al Chicago Forum, casa dei Bulls di Jordan. La prima sfida, il primo contest è la gara delle schiacciate. Non fatevi fuorviare dalla bellezza stilistica e dalla risonanza mediatica dei nostri giorni. Prima non c’erano tutti quei mezzi, tutte quelle disponibilità e soprattutto c’era probabilmente meno fantasia. Per farvi un esempio, le schiacciate il più delle volte non venivano preparate a tavolino come si fa adesso ma venivano semplicemente improvvisate dai migliori atleti. Al nostro concorso parteciperanno Otis Smith (Golden State), Spud Webb (Atlanta) Cadillac Anderson (San Antonio), Jerome Kersey (Portland), Clyde Drexler (Atlanta), Dominique Wilkins (Atlanta) e ovviamente il padrone di casa, un giovanissimo Michael Jordan. La formula è quella tradizionale (per fortuna) e non quelle adottate nelle ultime edizioni. La giuria è composta da tutti ex campioni. Tenete aperta l’icona della giuria perché tornerà utile. Al primo turno partecipano i 7 partecipanti e dopo una prima scrematura (2 schiacciate) vengono eliminati i 3 col punteggio minore. Accedono alle semifinali i 4 rimasti in gara e dopo 3 schiacciate, i 2 col punteggio più basso abbandonano la competizione. La finalissima con 2 concorrenti, ovviamente, decreterà il vincitore. Si parte, si scrive la storia.
Al primo turno non fanno propriamente bene Spud Webb (34+18), Cadillac Anderson (42+34) e Jerome Kersey (41+38) che, infatti, abbandonano la gara dopo appena due schiacciate. Il migliore del primo turno è The Human Highlight Film, Dominique Wilkins (49+47) che con 96 vince il primo turno, seguito da Jordan (47+47), Clyde Drexler (44+44) e Otis Smith (40+47). Abbiamo i nostri 4 semifinalisti ma prima di tuffarci nella seconda fase, analizziamo le schiacciate del nostro protagonista. La prima probabilmente l’abbiamo vista, per chi è cresciuto con Space Jam, un milione di volte, perchè coincide proprio con l’ultima schiacciata della clip iniziale del film. Una schiacciata incredibile che, però, raccoglie poco in termini di punteggio: 47. Ve la ricordate la giuria, quella fatta da tutti ex campioni? Dovrebbe essere un giorno di festa per l’NBA ma i fan, soprattutto col sangue Bulls, la prendono sul personale e dopo un voto inaccettabile iniziano a fischiare la giuria. La seconda performance è ancor più difficile della prima, essendo anche reverse e, nonostante il pubblico impazzisca anche per questa esecuzione, la giuria non si lascia impressionare e ritira fuori un 47. Altra bordata di fischi. Approdiamo alle semifinali e il numero delle schiacciate cresce da 2 a 3. Inizia chi ha un punteggio più basso e Smith colleziona un 45, come farà pochi istanti dopo Drexler. E’ il momento di Michael e, probabilmente, un pezzo di storia lo si scrive già nelle semifinali: nel concorso di schiacciate del 1976, un “dottore” di nome Julius Erving realizzò per la prima volta una schiacciata staccando dalla linea del tiro libero. MJ, che all’epoca aveva 13 anni, ne rimase folgorato e, a distanza di 12 anni volle provare ad imitare quello che Erving fece a Denver. Perfetto, perfetto nello stile, nell’eleganza, nel dominio dei propri mezzi, e a dirla tutta, per dovere di cronaca, staccò anche qualche centimetro prima di Doctor J. Stavolta neanche i giudici possono sottrarsi dal compito di testimoni di un evento incredibile: 50.
Si attende il tentativo di Wilkins che non va oltre il 49. Secondo turno di semifinale: stavolta MJ sceglie di partire dal lato, per aumentare il grado di spettacolarità del gesto atletico. stacca con un piede appena dentro l’area pitturata, wildmill e via! Il pubblico continua ad andare in estasi tutte le volte che Michael alza i piedi dal parquet. La giuria piazza un 48, immediatamente seguito dalla bordata di fischi ormai consueta. MJ vale solo e sempre il massimo. Gli altri due concorrenti restano sotto, mentre Jordan pensa alla sua ultima schiacciata per chiudere le semifinali.Pensa effettivamente a qualcosa che lascia a bocca aperta ma il primo tentativo, forse anche viziato da un salto oltre le stesse aspettative di MJ, viene sbagliato. Il secondo, invece, è perfetto: si parte dal lato destro e si va a schiacciare di mano destra sul lato sinistro del ferro, con la testa che ormai veleggia abbondantemente sopra all’anello. Pazzesca e quasi irripetibile per certi versi. 50? No, addirittura peggio della precedente: 47. Sapete cosa fa il pubblico, vero? Mentre Drexler dice addio alla gara, Wilkins si prepara per la finalissima contro Michael Jordan, detentore del titolo.
Inizia Wilkins, in quanto nella manche precedente aveva totalizzato 143 contro i 145 di Michael. The Human Highlight Film alza l’asticella, arrivando al massimo punteggio. Jordan deve replicare per non perdere terreno. Detto, fatto: schiacciata di pura potenza, in reverse e portando la palla a livello del bacino prima di scaraventarla con forza a canestro. It’s tie: 50-50. Turno successivo: avrebbe detto The Voice, che all’anagrafe fa Flavio Tranquillo, altro tiro, altro giro, altro regalo! Altro cinquantello tondo per Wilkins che ha tenuto in serbo il meglio per la finale. Michael è costretto a scavare nei ricordi, nella sua esperienza per riuscire a pareggiare nuovamente i conti. Ecco l’illuminazione: una schiacciata già vista con la maglia di UNC e già osannata come miglior schiacciata di MJ fino a quel momento della carriera. Ancora una volta l’esecuzione è perfetta, ma mentre a North Carolina andò con una mano, citando la più famosa schiacciata di Erving, stavolta Jordan va con due mani. La giuria non è convinta: 47. Le immagini ci fanno chiaramente capire, per l’ennesima volta, il disappunto dei tifosi. Michael è sotto di 3 ma per sua fortuna l’ultima schiacciata di Wilkins non convince una scettica giuria che gli attribuisce uno scarso 45. Jordan può pareggiare con 48 e può rilaureasi campione con 49. Com’era il detto di prima? MJ vale solo e sempre il massimo? E che massimo sia! Ripete la schiacciata del terzo turno, quella dalla linea del tiro libero, e diventa campione ancora una volta con il punteggio di 50 punti! Ma la grandezza di quella schiacciata non fa di Michael solo un 2-time slam dunk champion ma fa di lui HIS AIRNESS, Sua Altezza Aerea per la unica e irripetibile capacità di controllare il corpo in aria come nessun altro essere senziente al mondo.