Kobe Bryant: "Mi piacerebbe vedere LeBron ai Lakers"
Intervistato ai microfoni di Gazzetta.it, Kobe Bryant benedice l’approdo di LeBron James ai Lakers e designa Kyrie Irving come suo erede
Non smette proprio mai di far parlare di sé LeBron James, questa volta tirato in ballo niente meno che da Kobe Bryant.
Il Black Mamba, a Parigi come testimonial della Nike, ha rilasciato un’intervista ai microfoni di Gazzetta.it nella quale ha fatto il punto sulla situazione in casa Lakers auspicando l’approdo, nel corso della prossima offeseason, proprio di Sua Maestà in maglia gialloviola.
Riportiamo, di seguito, gli estratti più importanti delle sue dichiarazioni in merito:
«Spero davvero che i Lakers riescano a prendere LeBron James perché voglio che la squadra vinca. Nessuno si sarebbe mai aspettato di vederlo lasciare Cleveland per Miami, e poi che sarebbe nuovamente tornato a casa. Quindi, chissà, potrebbe davvero succedere.»
Sul concetto di “Mamba mentality” e se c’è qualcuno in grado di rappresentarla:
«La Mamba mentality è semplicemente voler migliorare ogni giorno, guardarsi allo specchio ogni sera e chiedersi: sono migliorato oggi? Se la risposta è sempre sì, ogni giorno per tanto tempo, è una cosa speciale. Kyrie Irving è il giocatore che la incarna maggiormente. Per me è come un fratello, ha una sfida importante davanti a sé a Boston. Ma è pronto ad affrontarla, ad imparare, a migliorare, a sacrificarsi. È lui che più di tutti ha raccolto il mio testimone.»
Su Lonzo Ball:
«Non l’ho visto giocare molto finora. Ma Rob (Pelinka, ndr) pensa che potrebbe arrivare al livello mio, di Magic e delle altre leggende Lakers. E io ho fiducia in Rob.»
Sulla corsa di Antetokounmpo all’MVP:
«Lui è fortissimo. Non solo potrebbe diventare mvp, ma anche il miglior difensore dell’intera Nba. Ha dalla sua altezza, braccia lunghissime, cuore. Gioca come un leone, non si ferma mai. Certo, gli ho messo molta pressione ma per lui non è un problema.»
E sugli italiani in Nba:
«Marco Belinelli e Danilo Gallinari sono bravissimi. A Marco non l’ho mai detto, ma giocare contro di lui è sempre stato difficile per me. Si muoveva di continuo, per me era difficile marcarlo, anche per la sua stazza fisica. È molto intelligente. E anche Gallo è fortissimo.»