L'EDITORIALE - Chi merita o chi dà spettacolo, questo è il dilemma
“Chi merita o chi dà spettacolo”: è la domanda da porsi dando un’occhiata alla convocazione delle riserve per il prossimo All-Star Game. Certo, mai come quest’anno dal lato occidentale degli Stati Uniti, c’è una tale abbondanza di talenti che nessuno vorrebbe essere nei panni di chi li ha scelti, escludendone degli altri.
Su tutti, Damian Lillard. Il playmaker di Portland si è visto estromesso dalla competizione. Eppure, i più non se lo spiegano. A maggior ragione che si legge il nome di Tim Duncan tra le riserve selezionate. Un premio alla carriera sicuramente meritato, fuori discussione, ma è la convocazione ad un All-Star Game il tributo da dare a chi, sostanzialmente, non è mai stato pirotecnico nelle giocate? A questo si aggiunga anche l’abbondanza di lunghi che ci si ritroverà, dal momento che la defezione di Kobe è stata riparata con la convocazione di Cousins. Altro giocatore meritevole, DeMarcus, ma che si affianca a un reparto lunghi già molto corposo: Griffin, Marc Gasol, Davis, Aldridge e, appunto, Duncan. Ovvio che il vecchio sperone di Kerr non darà chissà quanto spazio a Timmy, ma comunque il peso che ha per un atleta quella chiamata non è da sottovalutare. Lillard, infatti, se l’è legata al dito. Si è sentito tradito. Perché viaggia a medie altissime, con giocate da leccarsi i baffi e Portland va meglio dell’anno scorso. Eppure, si è preferito convocare un lungo in più, al posto suo. Le dichiarazioni colorite potrebbero aver influito e non poco sulla scelta di Silver di chiamare Cousins in luogo di Bryant, ma sta di fatto che Lillard meritava a mani basse una convocazione per quel weekend.
Dall’altro lato, si propone un dilemma similare. Spicca, tra gli assenti, il nome di Derrick Rose. Protagonista, quando ne è stato in grado, di questo tipo di eventi, ma stavolta declassato per Jeff Teague. Il play di Atlanta affiancherà Irving come point-guard di riserva al duo Wall-Lowry, ma perché non convocare Rose? L’avvio di stagione è stato un tantino difficoltoso, ma il numero 1 dei Bulls ha saputo ritrovarsi e tornare ai livelli atletici e di rendimento quasi dei tempi passati. Quindi perché preferirgli Teague? Alla fine la possibilità di fare giocate spettacolari è una determinante nella scelta dei componenti, perché altrimenti la scelta tra Westbrook, predicatore nel deserto, e Lillard, trascinatore dei Blazers, ricade sempre sul secondo.
Interrogativi a cui sarà complicato fornire risposte adeguate, perché è molto sottile il confine di critica quando si parla di tali talenti. Sta di fatto che le parole di Cuban, sulle modalità di votazione dell’All-Star Game, continuano a riecheggiare nella mente di chi ha storto un po’ il naso dinnanzi alle convocazioni.