KD parla del ritorno con i Warriors a OKC: "La loro vita non è cambiata dopo la mia scelta. Mi sono divertito a giocare in quell'ambiente"
L’11 febbraio 2017 non è un giorno che sul calendario di KD è trascurabile: per la prima volta Durant torna ad Oklahoma City, con una maglia diversa da quella dei Thunder. L’accoglienza è stata rispettosa entro i limiti tanto da far ammettere di non essere stato disturbato in nessun modo da nessun tifoso di OKC. Con le Finals in tasca, Kevin Durant sta facendo riposare il suo corpo in vista dell’ultimo ballo. Si è concesso, dunque, ai microfoni di The Vertical e alla voce di Michael Lee e non si è tirato indietro davanti alle domande sulla sua ex squadra. Quegli stessi tifosi che lo hanno etichettato come un “cupcake”, dice KD, sono gli stessi che fanno parte di quel’ “entertaiment” che si trova ovunque in giro per la Lega.
ML: Deve essere stato deludente o almeno in parte sconvolgente il tuo ritorno ad Oklahoma City, dove per la prima volta ti hanno accolto in un modo diverso dal solito, con tanti “booo” e con i “cupcake chats”…
KD: Io non sono di lì. Sono state solo due ore in cui delle persone si sono divertite. Ma dovevano comunque andare a casa quella sera e poi alzarsi il giorno dopo per andare a lavorare. Tutto qui. Non l’ho presa sul personale. Non odio nessuno di quelle persone che mi hanno chiamato in quel modo. È puro divertimento. Questo è quello che mi è sembrato. Non è vita o morte. Non ho fatto nulla di personale a loro e sono sicuro che la maggior parte delle persone hanno fatto la stessa cosa sia il 3 luglio [data delle firma di KD con i Warriors, ndr] e poi il 4 luglio e poi il 5 luglio. La loro vita non è cambiata in base alla scelta che ho fatto. Tolte quelle due ore, poi sono tornati a fare quello che hanno sempre fatto, hanno ripreso la loro vita. Non hanno ferito i miei sentimenti, Era molto divertente per me giocare in un ambiente come quello.