TOP & FLOP Celtics-Cavaliers, Gara 3
Dopo le due batoste patite al TD Garden e dopo la notizia dell’infortunio che terrà lontano dai parquet Isaiah Thomas, i Celtics sembrano spacciati: senza leader e sotto 0-2, l’impresa di rimontare sembra impossibile. Eppure uno straordinario secondo tempo ci regala una Boston ancora viva, ancora in grado di metter sotto i campioni in carica e capace di rispondere colpo su colpo dopo un primo tempo simil-G1/G2. Grazie ad un parziale di 61-42 messo a referto negli ultimi 24 minuti di gara, i Celtics riportano la serie sul 2-1, assicurandosi il ritorno nel Massachusetts per Gara 5. Nonostante, dunque, l’assenza del leader carismatico e tecnico, Stevens compie un altro grandissimo capolavoro, confermando la fiducia nel gruppo e in ogni singolo elemento del suo roster. I minuti importanti concessi a Jerebko, a Johnson e le responsabilità affidate a Smart fanno capire quanto il coach dei bianco-verdi sia in grado di stimolare, esaltare e motivare i suoi giocatori. I Cavaliers, invece, devono fare i conti con un calo di tensione, oltre che delle percentuali dall’arco, che nel secondo tempo l’ha vista sciupare un vantaggio di 16 lunghezze. C’è poi da chiedersi – cosa più importante in casa Cleveland Cavaliers – il motivo della prestazione di James.
BOSTON CELTICS
TOP – Marcus Smart
41 minuti in campo, 27 punti, 5 rimbalzi, 7 assist, 2 recuperi, 1 stoppata, 8/14 dal campo, 7/10 da 3, 4/6 ai liberi, 2 perse, +4 di plus/minus. Queste sarebbero delle buone cifre per Thomas ma stanotte IT4 non era sul parquet della Quicken Loans Arena. Le cifre, invece, sono meravigliose se consideriamo che chi le ha messe a referto non è mai arrivato ad un livello simile. Marcus Smart ha giocato molto più di un “soldi game” come lo chiamano gli americani; ha giocato una partita pazzesca su entrambi i lati del campo, facendo il possibile su Irving e segnando in attacco come non mai. Il 7/10 dall’arco è spaventoso considerando che arriva su un campo caldo, che arriva con la squadra quasi spalle al muro e che arriva con tutta la pressione su di te, uomo designato a non far rimpiangere la stella della squadra. Sugli attributi di Smart non c’è mai stato il minimo dubbio ma stasera ha dimostrati di avere davvero quelli che gli ispanici chiamano huevos grandes!
TOP – Avery Bradley
Il suo rapporto con i ferri dell’Ohio non sono perfetti e l’8/23 dal campo lo testimonia perfettamente ma quando all’interno di quegli 8 segnati c’è il canestro della vittoria, allora tutto passa in secondo piano. La giocata migliore della sua partita, però, probabilmente non è il tiro che permette ai Celtics di portare a casa G3 ma è quella straordinaria palla recuperata ad Irving che consente a Boston di segnare con Crowder in tap-in. Su quella specifica azione, l’inerzia della gara va totalmente dalla parte degli ospiti e la partita gira completamente. Il tiro che serve per fissare il punteggio sul 111-108 finale è un pizzico fortunoso ma la fortuna è sempre stata dalla parte degli audaci e Stevens non ha un singolo giocatore audace quanto Avery Bradley.
TOP – Jonas Jerebko e il Celtics Proud
Probabilmente nel nostro sottotitolo abbiamo scritto esattamente la stessa cosa perché stasera il Celtics Proud, l’orgoglio che da sempre caratterizza questa franchigia, è impersonificato da chi non ti aspetti. Jonas Jerebko gioca solo 12 minuti ma l’energia che dà alla squadra e che imprime con forza sulla gara non è un contributo in nessun modo quantificabile. La fiducia che Stevens gli dà è totalmente ripagata: le due triple che manda a bersaglio (insieme ad un long two di un’importanza vitale) sono oro che cola dal cielo per dei Celtics che avevano un bisogno tremendo degli uomini della panchina. Swedish and Celtic Proud can save the world?
CLEVELAND CAVALIERS
TOP – Kevin Love
Un secondo tempo abbastanza sbiadito dei suoi e delle percentuali da 3 che vanno decrescendo pericolosamente non può annullare un primo tempo completamente senza senso: 22 punti con 7/11 dal campo e un incredibile 7/10 da 3, ad un passo dal record di triple in un tempo nei playoff detenuto da Vince Carter. Nel secondo tempo tirerà 3 volte e non segnerà, sbagliando una tripla apertissima e con chilometri di spazio sul punteggio di 101-103 Cavaliers (tripla che avrebbe potuto chiudere i giochi). Non vederlo nell’ultima azione difensiva dopo un’altra prova convincente nella metà campo wine-and-gold è un interrogativo al quale non sapremo mai rispondere ma Kevin Love, che chiuderà con 28+10 è uno dei migliori Cavs della serata.
TOP – Tristan Thompson
Quando pronunciò la frase “Ho studiato molto Dennis Rodman, ogni suo angolo di rimbalzo, ogni suo movimento in area, ogni suo modo di percepire la direzione della palla e proverò a diventare come lui” molti lo derisero. Per arrivare ai livelli ti The Worm ce n’è di strada da fare ma il lavoro nel pitturato di TT è qualcosa di impareggiabile nell’attuale NBA. Il numero di palloni che cattura, che sporca, che devia, che spinge fuori dopo un tiro lo rendono un incubo per la difesa che davvero non sa come tagliarlo fuori. Anche in questa G3 arrivano 13 rimbalzi, di cui 7 offensivi e 6 difensivi, a cui vanno aggiunti anche 18 punti (a soli 2 punti dal suo massimo in carriera nei PO) e un percorso dalla lunetta che va oltre il suo scarso 50% (49.8%) fatto registrare in regular season. Il 12/15 con cui ha chiuso la partita di stanotte vale tantissimo e la determinazione con cui ha battuto ogni avversario fa capire di quanto sia cresciuto nelle ultime 3 stagioni. A mani basse, l’MVP dei Cavs questa sera.
FLOP – LeBron James
Abbiamo già esposto il dubbio più grosso di questa sera per i Cavaliers: “Cosa non è andato nella partita di LeBron James?” è la domanda che dovrà farsi coach Lue e il suo staff, per capire cosa sia successo a LBJ in G3. 45 minuti in campo sono tanti e il suo bottino è davvero misero: 11 punti, 6 rimbalzi, 6 assist, solo 13 tiri tentati (di cui 4 realizzati e 9 sbagliati), 0/4 dall’arco e soprattutto 6 palle perse, una più banale dell’altra. A volte la voglia di mettere in ritmo i compagni lo porta ad esagerare e questo andare sopra le righe lo fa essere il migliore del mondo quando riesce nelle sue visioni disumane e decisamente uno dei più deleteri quando invece si vede costretto a forzare. Anche in difesa non riesce mai ad essere costante e nessuna giocata è degna di nota. Se le sue squadre sono 0-6 quando il Re segna meno di 15 punti, un motivo deve pur esserci.
Menzione speciale va riservata a JR Smith, croce e delizia nel giro di due singole azioni. È lui la fotografia di questi Cavaliers: da un lato eccellenti sul gioco perimetrale – basti guardare la tripla di Smith che manda la gara sul 106 pari a 10.8 dalla fine – e dall’altro una difesa che stenta ancora in termini di comunicazione. Smith e Shumpert non si capiscono sull’ultimo e decisivo cambio, combinando la frittata più grossa della serie, lasciando indisturbato Bradley che segna il canestro della vittoria.