TOP & FLOP di Warriors-Spurs, gara-3: sorpresa McGee, Ginobili immortale
Per quanto stavamo aspettando questa serie, avremmo preferito vedere degli Spurs al gran completo per fronteggiare il dominio dei Golden State Warriors. Ciò a cui stiamo assistendo è viziato, enormemente, dalle defezioni di Parker e Leonard, che inevitabilmente hanno condizionato l’intero ciclo di sfide tra le due squadre. Era questa una premessa più che doverosa da fare, per poter procedere ad analizzare quanto visto la scorsa notte, all’AT&T Center di San Antonio, dove l’accelerata dei californiani nel secondo tempo li ha lanciati al successo.
GOLDEN STATE WARRIORS
TOP – Javale McGee
Nel caso ci fosse qualcuno che ancora gli teneva appioppata quell’etichetta fastidiosa con su scritto “Shaqtin”, ora la può definitivamente scollare. Steve Kerr ha riprogrammato un lungo dalle mani sgraziate ma dalla presenza importante, riuscendo ad innestargli i movimenti che lo rendono un “perfect fit” nel sistema Warriors. Soprattutto quelli offensivi, dove Javalone ha imparato ad essere pronto a catturare il rimbalzo offensivo che da sempre è il tallone d’Achille della small ball della Baia. I 16 punti in 12’ restano comunque al di fuori di ogni logica, come lo sarebbero per molti giocatori, ma per lui hanno un senso maggiormente marcata in virtù di un’intelligenza cestistica acuita a 29 anni.
TOP – Stephen Curry
Di lui si ricordano serate più memorabili, sia in termini di punti (21) sia come percentuali dal campo (53%, 3/7 da tre). Ma ieri ha dato l’impressione di avere una lettura della partita migliore di tutti i giocatori in campo. Sapeva quando prendere la maggior parte dei tiri e in quale momento della gara il suo apporto sarebbe stato più importante. Non si è lasciato coinvolgere troppo nel gioco ma non si è incaponito in forzature controproducenti. E soprattutto ha dato l’esempio in difesa, dove si è distinto con ben 6 rubate, che hanno prodotto un vantaggio fondamentale per la squadra.
SAN ANTONIO SPURS
TOP – Manu Ginobili
Si parla ancora di lui. A quasi 40 anni. Nel momento di difficoltà, San Antonio se lo ritrova leader. Dopo un avvio di playoff fin troppo in sordina, Ginobili pare aver serbato i colpi migliori quando necessari. Non sono bastati, per gli Spurs, a prevalere sulla corazzata Golden State, ma aver tenuto la squadra in vita per tre quarti è un messaggio importante. 21 punti in 17 minuti, con un 7/9 dal campo che dice a gran voce che questa squadra ha ancora bisogno di lui. E che a lui si affida per riportare la serie in California.
FLOP – La difesa di Aldridge, Mills e Green
Uno dei fiori all’occhiello della squadra di Popovich era un’applicazione difensiva fuori dal comune. Senza Leonard, ovviamente, tutto il sistema ne risente, ma nei comportamenti individuali gli Spurs hanno mostrato segni di cedimento anche preoccupanti, in vista del prossimo atto. Con Aldridge in campo San Antonio è sotto di 27 punti, ha perso il duello con McGee, ha concesso 18 punti al suo diretto avversario nel corso della gara e sotto canestro la sua presenza è stata poco avvertita con i soli 5 rimbalzi catturati. Quanto a Mills e Green, tra i migliori difensori perimetrali e per l’ex Cavs il discorso può anche essere esteso in senso generale, ieri sono caduti vittima dei classici giochi di marca Warriors. L’australiano non è stato in grado di trovare una buona soluzione sui pick&roll, venendo reso subito inefficace già a metà campo se il blocco veniva portato alto. Green, invece, si è fatto intrappolare dai tempi di scarico dei lunghi avversari, su cui andava a raddoppiare in maniera poco tempestiva: Thompson ne ha beneficiato, inanellando triple che hanno pesato parecchio nell’economia della partita.