Bucks, Parker è già carico: "Tornerò più forte di prima. La riabilitazione come sfida da vincere"
Si spegne nuovamente la luce in casa Parker l’8 febbraio 2017. Appena un mese fa, Jabari è costretto a fermarsi di nuovo, per lo stesso motivo che lo aveva costretto a saltare gran parte della sua prima stagione NBA. ACL, di nuovo. Quel maledetto legamento crociato anteriore che ha tormentato la prima parte di carriera di Parker torna a spezzarsi, torna a dar seri problemi. I medici si mantengono cauti e la prognosi è di 12 mesi di lontananza forzata dall’attività agonistica. Parker aveva iniziato splendidamente questa stagione, viaggiando a 20.1 punti di media, 6.1 rimbalzi e un impatto più che notevole sul sistema Bucks, grazie anche all’ottimo affiatamento con Giannis Antetokounmpo. In 51 partite, chiuse sfiorando il 50% dal campo, Parker ha dimostrato a tutti di essere una seconda scelta: fisicità, tecnica, consapevolezza dei propri mezzi. Purtroppo, però, quell’ACL torna a farsi vivo e spegne la luce forse sul più bello. Torna a parlare del suo infortunio, della sua tenuta fisica e del suo futuro Jabari e lo fa con Charles F. Gardner, penna del Milwaukee Journal Sentinel. Ha parlato del contraccolpo psicologico, dell’intervento chirurgico subito il 14 febbraio alla clinica Steadman di Vail, in Colorado, dove opera lo specialista del ginocchio Robert LaPrade. Vi proponiamo le parti salienti dell’intervista:
“L’atteggiamento è la positività. Se si assume un diverso atteggiamento, non ci si rialza mai dopo una caduta del genere. Bisogna vedere il bicchiere mezzo pieno e sono già pronto per lavorare sul mio rientro, sul mio programma di riabilitazione. A dire la verità, sta diventando anche divertente sotto un certo aspetto. Amo le sfide e mi piace essere nella posizione in cui sono, ovvero sia quella di dover recuperare per riprendermi tutto questo tempo perso. Mi sento come se Dio mi avesse dato tutto ciò perché sa che sono in grado di gestirlo. Così, mi prendo l’onere di rispettare questa volontà perché so che tante persone non possono avere la mia stessa fortuna […]. Non voglio essere lo stesso giocatore di prima, non sarei me stesso se non provo a migliorarmi, se non penso in grande. So che posso tornare e so che posso tornare meglio di prima. Il primo step sarà, insieme al trainer dei Bucks Suki Hobson, una scalata in Perù, per riprendere confidenza con il mio fisico. Insomma, qualcosa di estremo molto simile ad una sfida. Le escursioni in montagna rappresentano una sfida e abbiamo intenzione di fare qualcosa di simile e allo stesso tempo di recuperare divertendoci […]. Per quanto riguarda i miei Bucks posso solo dire che vorrei vederci al completo. Sarà bello far parte di questo gruppo e di giocare con ragazzi come John (Henson), Moose (Greg Monroe), ritrovare Beas (Michael Beasley) e Tony (Snell)“.
L’ultimo spazio dell’intervista è dedicato al grande attivismo di Parker in ambito sociale, più volte elogiato anche da campioni, dentro e fuori dal campo, come Kareem Abdul-Jabbar, fine conoscitore del contesto di Milwaukee e sempre in prima fila quando c’è da aiutare il popolo americano. A tal proposito, Jabari ha dichiarato: “Non c’è mai stato alcun dubbio nella mia mente, perché non c’è nulla di più soddisfacente dell’aiutare la mia gente. Apprezzo Kareem, è un modello di vita per me, non sono in termini cestistici per quello che ha dimostrato nella sua strepitosa carriera ma anche per come rappresenta la sua gente fuori dal contesto sportivo“.