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Two Towers

Tra Jackson Square, la Cattedrale di San Luigi e ‘Il Presbiterio’, da qualche giorno i turisti che passano per la Louisiana possono avere qualche attrazione in più da visitare.
Perché nella città in cui, per antonomasia, si considera nato il Jazz, la musica sembra cambiata, visto che adesso ci sono due torri in più a fare da attrazione per tutti, autoctoni e non.

L’arrivo ai Pelicans di DeMarcus Boogie Cousins ha lasciato tutti a bocca aperta: non solo si muove uno dei centri dominanti della Lega lasciando a spasso una franchigia come Sacramento, che negli ultimi anni ha fatto tutto e il contrario di tutto (citofonare Belinelli per chiedere conferma), ma si muove andando a vestire la maglia già vestita dall’altro centro importante, Anthony Davis.
Precisazione: in un gioco che ha ormai cambiato fortemente la sua identità, trovare un centro puro che faccia la differenza nel suo ruolo è diventato ormai difficile in giro per la NBA.
I primi nomi che vengono in mente sono appunto quelli di Cousins e Davis, quello di DeAndre Jordan, probabilmente pochi altri. E bisogna pensare che alle ultime due edizioni delle Finals nessuno di questi ha fatto la differenza (qualcosa cambia se ci spostiamo all’indietro e pensiamo agli Spurs, ma per Tim Duncan andrebbe aperto un capitolo a parte…), tanto che il povero Thompson a Cleveland ha dovuto sgomitare pur essendo uno in mezzo al nulla.

I lunghi di oggi hanno ben altre caratteristiche: basti pensare a LeBron che gioca da cinque quando vuole, a Draymond Green o Iguodala che si prestano ad interpretarne il ruolo, ai vari Aldridge, Millsap, Horford, tutti non-centri che giocano in quella posizione e che garantiscono alle rispettive squadre più mobilità, più velocità, un buon-ottimo tiro dalla media e capacità di allontanarsi dal ferro o difendere il pitturato.
Con il Gioco in questa direzione, ovvio che anche la nuova e sparuta generazione di giovani centri abbia subito le influenze; da qui ci si spiega come mai Anthony Davis riesce splendidamente a baciare il ferro in transizione ma anche a tirare da tre come una guardia qualsiasi.

Caratteristiche simili (ma per nulla uguali) anche per DMC, che ora ritroverà proprio a New Orleans.
Ma come funzionerà questa strana coppia?
Il primo a chiederselo sarà stato Calipari, coach di Kentucky che al College se l’è visti passare sotto il naso uno dopo l’altro.
“A New Orleans fanno sul serio, vogliono vincere”, ha dichiarato qualche ora dopo la notizia della trade che aveva creato il duo, eppure tutti si chiedono come cambierà ora il gioco di Gentry e soprattutto se i Playoffs a questo punto sono un obiettivo più che alla portata.
I pessimisti sono certi che si pesteranno le scarpette, gli ottimisti invece non rifiutano qualche parallelo: una coppia così non si vedeva probabilmente dai tempi di Duncan-Robinson a San antonio o, prima ancora, da quelli di Olajuwon-Sampson dalle parti di Houston.
Quale risultato otterranno le nuove torri di NOLA?
Cari tifosi Pelicans, magari è arrivato davvero il momento di divertirvi…

 

 

 

 

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone