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CHINELLATO - "GSW da anello, a Est dico Bulls. E per i nostri italiani c'è futuro in NBA"

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Mancano poche partite per arrivare alla prima metà della regular season. Tante sorprese, tante delusioni e anche un pezzetto d’Italia, in questa parte di stagione.
Così, per fare il punto, la nostra redazione si è rivolta a Davide Chinellato, redattore de La Gazzetta dello Sport e riferimento italiano per la NBA, che in esclusiva per nba24.it ha risposto alle nostre domande da Londra, dove si trovava per i Global Games.

Partiamo dall’argomento che ci sta più a cuore. Belinelli è in scadenza, Gallinari e Bargnani (pronto ad essere tagliato o scambiato) fanno da spola tra parquet e infermeria, mentre Datome è relegato alla tribuna. Che futuro vedi per gli italiani in NBA?

Vedo un futuro, che è già qualcosa. Belinelli in estate avrà la fila di squadre interessate, e non è detto che non rimanga a San Antonio, che probabilmente sarà una squadra molto diversa da quella di quest’anno. Gallinari, sperando che la sua sfortuna finisca presto, ha comunque un valore nonostante il contratto pesante. Deve prima di tutto ristabilirsi fisicamente, poi potrà tornare ad avere un ruolo da protagonista. Anche Bargnani è perseguitato dalla sfortuna: credo che la sua avventura a New York sia finita, cosa che gli dà tanta, tanta voglia di dimostrare quello che vale. E vale tanto, nonostante tutto. Deve solo trovare la squadra giusta. Datome è nella peggior situazione possibile: a Detroit per lui non c’è futuro, la scelta di tagliare Josh Smith ha tolto anche a lui la chance di entrare in una trade. Deve cambiare aria alla svelta, già prima della fine del mercato a febbraio. Altrimenti, quando a fine stagione farà un bilancio dei suoi primi 2 anni in NBA, non avrà altra opzione che tornare in Europa.

Rondo ai Mavs, Smith a Houston, JR Smith e Shumpert a Cleveland con Waiters ad OKC. Quale trade ti incuriosisce di più? Perché?

Direi Josh Smith a Houston. Continuo a pensare che sia il tassello mancante per i Rockets, il lungo atletico ideale per giocare accanto a Dwight Howard. Ad Atlanta era considerato un fenomeno, a Detroit nell’ultimo anno e mezzo si è perso. Non è facile inserirsi in corsa in una squadra, ma McHale ha l’intelligenza per capire come sfruttarlo al meglio. E l’amicizia di lunga data con Howard lo aiuterà.

Rimaniamo in tema Josh Smith: è un problema per tutti? Atlanta prima, Detroit ha raggiunto le 7 vittorie consecutive senza di lui e Houston sta facendo fatica. A vederle così, non sembrano coincidenze.

J-Smoove è stato sicuramente un problema a Detroit, ma secondo me non lo era ad Atlanta e non credo che lo sarà a Houston. Ai Pistons Smith era nel posto sbagliato al momento sbagliato: folle chiedergli di giocare ala piccola, folle non decidere per 18 mesi che uno tra lui, Monroe e Drummond era di troppo. E indubbiamente Smith faceva ombra come uomo franchigia, togliendo responsabilità ai vari Jennings e Drummond, che avevano bisogno di fiducia estrema per crescere.

Phil Jackson ha fatto delle scelte societarie importanti. Ma c’è realmente un futuro roseo per i Knicks? Quali potrebbero essere i piani per riuscire finalmente a rilanciarsi?

Per New York è un momento complicato. Per ripartire serve rifondare, e Phil Jackson ha cominciato a farlo. Non puoi cambiare la cultura di una squadra se non trovi giocatori pronti a farlo, e ai Knicks non c’erano. Riparte da Fisher e da Melo, riparte da una scelta alta al draft di quest’anno (quella 2016 è andata a Toronto nell’affare Bargnani), riparte da qualche giovane interessante non ancora “corrotto” dalla cultura dei vecchi Knicks. Questa è l’unica strada da intraprendere. Con un anno di ritardo ci è arrivato.

Per Boston, visto che le prossime due free agency non sono delle più esaltanti (LeBron, Love, Durant e Bryant dovrebbero rifirmare teoricamente), era così necessario liberarsi di Rondo?

Per Boston vale lo stesso discorso di New York: bisogna rifondare. Quindi si, separarsi da Rondo era necessario, ma anche qui è stato probabilmente fatto con qualche mese di ritardo. La differenza con New York è che Boston avrà 11 scelte al primo giro nei prossimi 4 draft: una dote interessantissima, sia per ricostruire partendo dai giovani, sia per ingolosire qualche squadra a vendere un big (come successe nel 2007 con Ray Allen e Kevin Garnett).

Curry non è più una sorpresa: lui e i Warriors possono ambire all’anello? Sarebbero in grado di dare spettacolo e vincere a gennaio come ai Playoff?

Curry è l’mvp e i Warriors sono la miglior squadra NBA al momento. E ai playoff daranno spettacolo: sono profondi, oliati, compatti, tutti sulla stessa pagina. Persino David Lee ha accettato senza problemi la retrocessione in panchina. Il titolo è possibile, anzi: se guardiamo solo a quello che è stato fatto fino a questo momento, i Warriors sono probabilmente i favoriti per il titolo. Anche se l’Ovest sarà un inferno e un primo turno Golden State-Oklahoma City (per esempio) sarà una battaglia incredibile.

Ad Ovest la guerra è apertissima, a Est le più forti non dovrebbero avere difficoltà. Per te chi sono le due favorite a giocarsi l’anello?

Se devo scegliere due nomi per il titolo, al momento dico Golden State e Chicago. I Warriors per quello che ho scritto prima, i Bulls perché sono la miglior squadra a Est (in questo momento Atlanta è senza dubbio la miglior squadra a Est, ma penso che in prospettiva possano esserlo i Bulls): hanno un roster profondo, Pau Gasol si è finalmente ricordato di essere una star, Jimmy Butler lo è diventato e Derrick Rose può solo crescere. Ma l’Ovest è un inferno, ci sono almeno 10-11 squadre con legittime ambizioni di playoff e almeno 5 con legittime ambizioni di titolo. Ad Est invece vedo Chicago, non mi sento ancora di escludere Cleveland, e mi piace molto Toronto, anche se va provata in chiave playoff. Atlanta e Washington possono fare strada ma arrivare in finale di conference sarà già un enorme successo. Le altre sono comparse.

Londra si prepara ad un altro anno di Global Games: tu che li hai seguiti anche quest’anno da vicino, credi davvero in una espansione della NBA in Europa (e in Italia)? Se si, come?

L’espansione è un progetto di cui si parla almeno da un decennio. Non è imminente, penso che l’NBA lo stia considerando ma che si tratti ancora di un progetto a lungo termine (5-10 anni). I problemi principali temo siano logistica e differenti legislazioni per i contratti. Sull’Italia… qui mancano le strutture, manca un palazzetto pronto per la NBA al livello per esempio della O2 di Londra. Finché non ci saranno, l’NBA non potrà mai pensare seriamente all’Italia, nonostante sia uno dei mercati principali.

Ultima domanda: dal momento che siamo in periodo, chi voti per l’All-Star Game? Non essendo politica, ci puoi rivelare le tue preferenze…

Ecco le scelte, basate solo su quello che hanno fatto in questa stagione finora. Est: Lowry, Butler, James, Millsap, Gasol. Ovest: Curry, Harden, Durant (più per mancanza di alternative, mi rifiuto di inserire Griffin da ala piccola), Davis, M. Gasol. Ma scegliere le guardie a Ovest è impossibile…

 

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone