David Griffin, what are you doing? Pro e contro della trade dei Cleveland Cavaliers
Fu l’ennesima eliminazione ai playoff del 2010, per mano dei Boston Celtics, a convincere Dan Gilbert, proprietario dei Cleveland Cavaliers, a far saltare la panchina di coach Mike Brown e il posto da executive a Chris Grant, GM in Ohio dal 2005. Da quel 2010 in organigramma fu inserito un giovane proveniente da Phoenix, tale David Griffin, laureato all’Arizona State University, per ricoprire la carica di vice presidente. Dan Gilbert instaurò da subito un ottimo rapporto con lui. Rimase colpito delle doti di David e, sia per rinvigorire il front office sia per dare una chance al giovane, il 6 febbraio del 2014 decise di farlo diventare GM dei Cavs. È questo il background di uno degli executive più influenti della Lega, il cui nome viene immediatamente dopo ai personaggi di spicco che dominano con le proprio capacità e qualità le sfere dirigenziali del mondo NBA. È stato al centro del ciclone più volte da quando ha messo piede in dirigenza. La prima tegola arrivò poco prima dell’inizio degli scorsi playoff, quando si vociferava del ritorno a casa di LeBron. La telenovela che lo ha reso celebre, purtroppo dalla parte sbagliata, lo vedeva come eventuale antagonista per il ritorno in maglia wine-and-gold del Prescelto. Tutto risolto, telefonata di James che scioglie ogni possibile dubbio su liti, scorrettezze (vedi la mancata convocazione al ritiro della maglia di Big Z) et simila. La seconda mossa fu quella di affidare una squadra che, volente o nolente, è da titolo solo per il fatto che la vesta il figliol prodigo, a coach David Blatt, autore del fantastico percorso nella scorsa Eurolega. Progetto tra l’ambizioso e l’audace, tra chi ha la pressione di dover vincere subito e la spensieratezza del primo anno da matricola in panca per capire davvero cos’è l’NBA (l’ha avuto Messina un anno così, figuriamoci Blatt). La scelta ha fatto discutere all’inizio della preseason, senza ancora conoscere l’approccio, ha fatto discutere all’inizio della regular season, quando le cose non andavano alla grande, e fa discutere soprattutto ora che i Cavaliers sono in estrema difficoltà e senza il loro leader. Insomma, la scelta definitiva di affidare e ovviamente proteggere la sua decisione da parte dell’executive Griffin riguardo coach Blatt pare non abbia convinto a pieno tutti gli addetti ai lavori. Gli errori, dovuti all’inesperienza e non ad una mancata preparazione, sono palesi e quasi naturali per chi non ha mai assaggiato il campionato più bello del mondo. Farsi garante dell’operato di un coach giovane che si è scelto, proteggendo ogni suo tipo di scelta tattica e gestionale, non è sempre sinonimo di buona azione, rischiando di essere trascinati in un quel polverone che stampa e media hanno già avvolto David Blatt. Subito dopo la scelta Blatt c’è stata quella di sacrificare Andrew Wiggins, una delle prime scelte più attese degli ultimi 10 anni, per avere in organico un giocatore con un certo grado di esperienza, con una certa posizione già affermata nella Lega come Kevin Love. Wiggins ai T’Wolves e Love in Ohio fu deciso a fine agosto e già tutti erano pronti a scommettere sul primo titolo di Cleveland con LeBron James. No, non è andata, al momento, secondo i piani di David Griffin che deve nuovamente fare i conti con le critiche, con chi gli dimostra numericamente parlando che Wiggins ha più impatto quest’anno rispetto a Love e via dicendo. Altra bufera, altro colpo al GM dei Cavs.
La difesa continua ad essere un problema irrisolto e, anzi, dopo l’infortunio di Anderson Varejao, costretto a saltare il resto della stagione per via della rottura del tendine d’Achille, la questione diventa ancor più seria. Si parlò, ad inizio dicembre, di un possibile scambio che coinvolgeva Cleveland e Memphis: ai Grizzlies andava Dion Waiter e scelte future, mentre in Ohio arrivavano Kosta Koufos e Tayshaun Prince. La cosa non è andata più in porto ma, stando ai numeri impietosi della difesa dei Cavaliers, probabilmente era la giusta medicina iniziale per sanare un male che, a quasi metà RS, non ne vuole sapere di rimettersi in sesto. La copertura sotto i tabelloni e presenza a rimbalzo (cose che Kevin Love dimostra ancora a tratti, come con i T’Wolves) che poteva garantire il lungo greco e la grande voglia difensiva di un veterano come Prince potevano fare la differenza. Nulla di tutto ciò. Griffin tiene viva la pista che porterebbe Cleveland sulle tracce di Timofej Mozgov, centro dei Nuggets. Pare che Tim Connelly, GM di Denver, stia opponendo una qual certa resistenza e l’affare al momento sembra essere complesso. Ma il nostro “Cleveland guy” non si è perso certo di coraggio. Mentre perdeva una ridicola partita contro gli ultimissimi Philadelphia 76ers, permettendo di interrompere così il digiuno di 14 sconfitte filate in casa, metteva in piedi una trade che coinvolge 3 squadre, Cavs, Knicks e Thunder, dai caratteri più o meno complessi: i New York Knicks ottengono Lou Amundson, Alex Kirk e una seconda scelta del 2019 dei Cavaliers e Lance Thomas dai Thunder (sembra ormai fatta per il taglio di Samuel Dalembert); Cleveland ottiene Iman Shumpert, JR Smith dai Knicks e una scelta protetta del 2015 dai Thunder; Oklahoma ottiene Dion Waiters. Ci sarebbero tanti discorsi da fare attorno a tutti i giocatori ma noi abbiamo deciso di concentrarci sulla sponda Cleveland. Quello che è certo è che i Cavaliers sono una vera e propria “calamita del rischio”. La scommessa, per non richiamare il tutto “rischio”, è pesante e particolarmente ambiziosa, andando contro ogni tipo di pronostico iniziale. La totale consapevolezza di James e compagni di non essere pronti per il titolo sembra sbriciolarsi contro ogni mossa dell’executive David Griffin. Non siamo pronti per il titolo? Love preso, Marion preso, trattenuto anche Waiters. Il problema è principalmente difensivo e riguarda una bella fetta di feeling in campo tra i giocatori? Ne aggiungiamo di nuovi, e non due nuovi a caso. Conosciamo tutti le caratteristiche dentro e fuori dal parquet di JR Smith e non è propriamente il giocatore che chiameresti se ti serve un uomo per compattare lo spogliatoio, per creare fiducia tra i compagni di squadra. Per valutare una situazione, a mente fredda, occorre, come nel titolo, decifrare quali possono essere i pro e quali possono essere i contro di questa ennesima strategia di mercato.
PRO |
CONTRO |
Cleveland, accontentando una larga fetta di tifosi (e probabilmente anche il Re), si libera di un peso economico e tattico come Dion Waiters, che chiude la stagione in maglia Cavs con 10.5 punti di media e soprattutto con 10.4 tiri di media a gara. Troppi per uno che esce dalla panchina |
La difesa: escludiamo da questo discorso Shumpert (che con la maglia dei Knicks qualcosa ha dimostrato difensivamente parlando) e inglobiamo in toto Smith, mai famoso per le sue doti di lettura. Era proprio quello che serviva ai Cavaliers per migliorare la posizione in classifica? |
Si amplia ancor di più il ventaglio di opzioni offensive a disposizione di coach Blatt. Le qualità di JR Smith e l’esplosività di Iman Shumpert non le scopriamo certo oggi e possono aiutare un reparto offensivo che non ingranava alla grande, soprattutto viste le assenze di James e Irving |
Il ruolo prossimo e futuro dei nuovi acquisti: probabilmente, in contumacia James, all’inizio faranno parte delle rotazioni del coach ma con la squadra a pieno regime chi si accontenterà di sedersi in panchina? E soprattutto chi far scalare ancora nelle rotazioni? Scomparirà Shawn Marion per far posto ai due nuovi arrivi? |
Maggior esperienza nel roster: affidare la palla importante a Dellavedova o al rookie Harris non era nei piani e sicuramente affidarla ad un talento come Smith può fare la differenza |
Feeling di squadra: per trovare ciò di cui ha estremamente bisogno Cleveland, ovvero sia quella famosa e tanto ricercata “chimica di squadra”, è meglio inserire giocatori nuovi o lasciare che il roster si amalgami e riesca a risalire insieme? |
Buona corsa per entrambi, aumentando così le possibilità di comodi punti in contropiedi, cosa che al momento latita in casa Cavs. La fantasia non manca e ciò va ad appannaggio dei set offensivi dei Cavs |
Via Waiters perché, come riporta la statistica riportata al punto 1, prendeva probabilmente troppi tiri. LeBron lo aveva fatto presente dopo la sconfitta a Portland. Ma mentre Kyrie ha nettamente aggiustato la mira, Dion proprio no. Smith viene dalla stessa situazione a NY (10.9 punti e 10.5 tiri a sera) |
Come riporta ESPN, la dirigenza dei Cavs si è prima consultata con LeBron James prima di acquisire JR Smith. I due si conoscono da tempo e questo potrebbe un minimo giovare all’ex guardia dei Knicks |
Spazio salariale: scambiare 1 giocatore per prenderne 2 comporta un costo aggiuntivo sul tetto salariale. Gli ingaggi di giocatori comunque importanti sicuramente saranno superiori all’unico salario di Waiters |
Gestione attacco: pensiamo ad un ipotetico quintetto con Irving, JR Smith, James, Love e Thompson. 4/5 del quintetto adorano avere la palla in mano. James dovrà averla per ovvi motivi, Kyrie è quello che la merita di più. E gli altri due? |
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Convivenza JR Smith-Superstar: il rapporto, comunque buono, tra Smith e Carmelo Anthony non ha dato problemi ma a quali risultati ha portato? L’incognita dell’impatto con un androide come LeBron va considerato, nel bene o nel male. Nonostante la consultazione con James, non c’è mai stata una situazione di reale contatto tra compagni di squadra tra il Re e Smith. |
Certamente non abbiamo la presunzione di insegnare noi il difficile mestiere di General Manager a David Griffin ma in casa Cavaliers, soprattutto tra i tifosi, serpeggia una qual certa incertezza, quasi sfiducia nei confronti dello strano operato di Griffin. La sua linea guida rimane la stessa ma resta da vedere se è in sintonia col resto della squadra e col resto della società. Non siamo pronti, dobbiamo maturare, allora compriamo. Abbiamo una prima scelta assoluta, la cediamo. Abbiamo una Ferrari, la facciamo guidare ad un neopatentato. Sono tutte scelte tanto coraggiose quanto di imprevedibile riuscita. Abbiamo valutato i PRO e i CONTRO della sua ultima mossa. Solo il tempo ci dirà chi ha ragione e per i tantissimi fan di Cleveland, che aspettavano questo anno come l’anno della risurrezione, non resta che sperare.