Orlando Magic: la rivoluzione inizia dalla mente
Di situazioni interessanti ai blocchi di partenza di questa nuova NBA ce ne sono diverse ma una delle più intriganti è in Florida, ad Orlando. I Magic, nuovi di zecca, sono una delle finestre che più stimolano le menti degli appassionati ma allo stesso tempo sono una delle squadre meno intellegibili del panorama attuale, vista la massiccia dose di cambiamenti estivi e l’eterno potenziale esplorato e non esplorato da far esplodere una volta per tutte. Tanti i movimenti di mercato, le firme illustri ma anche le perdite gravose sull’economia di una squadra che, volente o nolente, dovrà reinventarsi per acciuffare quello che manca davvero da tanti, forse troppi anni: i playoff.
COME L’ABBIAMO LASCIATA – I Magic li abbiamo lasciati talentuosi e li ritroviamo talentuosi, li abbiamo lasciati atleticamente ben strutturati e li ritroviamo atleticamente molto competitivi, li abbiamo lasciati non costanti e solo il tempo ci dirà se il trend verrà confermato o ribaltato. L’undicesimo posto nella tutt’altro che irresistibile Eastern Conference, con 35 vittorie e 47 sconfitte (42.7%W) è un dato dal quale ripartire, è probabilmente la motivazione che ha spinto la società a cambiare tanto durante i mesi di free agency ed è a tutti gli effetti l’unica cosa che conta. Il rendimento in trasferta (dove spiccano le 29 sconfitte sulle 47 totali) e in casa (ancora altissimo il numero di partite perse, pari a 18) deve essere migliorato, così come la costanza del gioco, così come il rendimento dei fari offensivi della squadra. Tutto ciò che coach Scott Skiles ha provato a mettere in atto, ha sperimentato nella stagione precedente ora deve diventare certezza, ora deve tramutarsi in qualcosa che rende migliori e pericolosi gli Orlando Magic. La squadra, ad onor del vero, è apparsa molto scadente più sul piano mentale che sul piano tecnico, a tratti perdendosi in meno di un bicchiere d’acqua davanti a difficoltà oggettivamente superabili. È questo l’aspetto che andrà più allenato.
IL MERCATO ESTIVO – Spesso si abusa del termine “Rivoluzione estiva” ma non è questo il caso degli Orlando Magic. I nuovi innesti, le trade, le decisioni di sfruttare il salary cap aumentato sono sintomi di una società e di una dirigenza che vuole mettere un punto agli anni bui, anche se si deve sacrificare l’uomo-franchigia degli ultimi due anni. Stiamo parlando di Victor Oladipo, spedito in Oklahoma per acquisire esperienza ed ulteriore energia sotto le plance con Serge Ibaka. Per ottenere il centro congolese, Olrando ha deciso di fare a meno anche di Ersan Ilyasova e dei diritti di uno dei prospetti più interessanti dell’ultimo draft, ovvero sia Domantas Sabonis (scelto con la #11). Una mossa particolare che va letta in ottica sicuramente difensiva, con un reparto di lunghi spesso in emergenza per via di inesperienza e poca mobilità (Vucevic sicuramente un fattore in attacco, meno in difesa). La franchigia ha deciso di muoversi lungo questa direzione e il secondo colpo arriva dal Canada, da Toronto: per 72 milioni di dollari (!!!) spalmati in 4 anni, in Florida atterra Bismark Biyombo dopo una roboante stagione in Ontario. Altro congolese sotto le plance, altro rim protector e altra macchina da rimbalzo. Il reparto lunghi, dunque, è completamente rinnovato. Il set di esterni, invece, vede la conferma economicamente importante del francese Evan Fournier (lo scorso anno 15.4 punti di media) e l’innesto di una vecchia conoscenza, vale a dire Jeff Green, non proprio soddisfatto della sua breve parentesi a Los Angeles. Dal draft, come detto, non arriva nulla di alto (Sabonis scambiato) se non Stephen Zimmerman, già nel giro della nazionale statunitense U18, prodotto della University of Nevada e chiamato con la 41.
L’UOMO FRANCHIGIA – Senza girarci troppo attorno, l’uomo franchigia è stato messo prima sul banco degli imputati (costringendolo a partire dalla panchina) e poi scambiato. Dunque, il rapporto con Oladipo, scelto alla seconda chiamata assoluta nel 2013, dopo Bennett e prima di KCP, MCW, Noel e Antetokounmpo, si è sciolto come un gelato all’equatore e individuare un nuovo giocatore a cui affidare le chiavi della franchigia non è compito semplice. Fournier dopo il rinnovo (85×5) potrebbe essere investito di tale carica, ma lo stesso Vucevic (autore di un’importante stagione) potrebbe avere gli stessi diritti. Il nuovo fulcro offensivo, però, potrebbe essere Ibaka, l’uomo-franchigia più quotato. C’è poi l’opzione, sempre valida in Florida, del gruppo “giovani” pronto ad esplodere: Mario Hezonja (’95) dopo un anno di assestamento è chiamato a dimostrare, Elfrid Payton (’94) è il giocatore forse più pronto a questo ruolo, Aaron Gordon (’94) è pronto a trasportare le magie dell’ASG anche in RS con i suoi Magic. C’è solo l’imbarazzo della scelta.
A COSA PUNTARE – I playoff, dopo l’investimento importante della società, sono l’obiettivo, senza se e senza ma. La squadra è stata costruita sicuramente non per vincere, non per competere già con le prime della classe ma sicuramente gli aspetti importanti della scorsa stagione sono stati risolti ed è questo il momento di dimostrare il proprio valore, dal coach all’ultimo rookie arrivato. Steccare un altro anno corrisponde a ritardare ancora una volta la ricostruzione iniziata già qualche anno fa e se nemmeno queste mosse di mercato, così decise e mirate, riescono a risollevare i Magic dalla palude in cui essi si trovano, allora occorrerà nuovo tempo, nuove idee e nuova organizzazione. La Eastern Conference è diventata più competitiva ma c’è spazio per questi Magic. Solo il campo potrà confermare le nostre idee.
IL PRONOSTICO – Ottavo posto EC, 43-39.