NBA SWAG - "Less is More"! Indiana James e...Spencer Hawes, i Re del Natale!
È la settimana santa e il Natale, miei cari, non si avverte solo da noi in Italia!
Anche nel nuovo continente tutto profuma di alberi, palline, festoni colorati e tante luminarie; tutto, anche nei palazzi che ospitano le notti di NBA.
Una NBA che dà il meglio di sé proprio in occasione del Natale, con tante gare trasmesse in tutto il mondo.
A dominare in lungo e in largo la notte del Santo Natale è stato solo uno: Spencer Hawes!
25 anni, ex Kings, Cavs, 76ers; oggi, dopo sette anni di carriera in NBA, scelto nel 2007 con la decima chiamata assoluta, Spencer vive il ruolo da comprimario ai Clippers, giunto ad L.A. la scorsa estate.
Un omaccione di 216 centimetri per oltre 110 chilogrammi, vestito a festa in occasione dell’appuntamento natalizio.
Non scende in campo, ma si fa notare: completo unico, a quadrettoni alternati rispettivamente rossi e verdi, sormontati da una fantasia di pino natalizio da far invidia ai più stretti parenti di Babbo Natale.
Capello zeppo di gel, tirato a lucido e all’indietro, barba un po’ incolta, per far trasparire l’aria di macho americano, di quelli che non devono chiedere mai. Nessun accessorio vistoso, ma un bel sorriso a piena bocca; inspiegabile se pensiamo che poi in realtà non metterà piede sul parquet neanche per un minuto.
Camicia classica, in bianco che fa da sfondo ad una splendida cravatta, pronta a richiamare la fantasia del completo.
Insomma, la partita i Clippers l’hanno vinta lì, ben prima di scendere in campo e avere la meglio di Golden State, capolista dell’Ovest..
Dall’altra parte del campo, c’era uno degli uomini più attesi della serata.
Lui, a differenza del nostro uomo precedente, in campo ci è andato: non una serata da ricordare, con soli 15 punti dal campo frutto di un 6/18 dal campo e soprattutto di un 2/10 da tre, medie magrissime per uno con la sua mano.
I Warriors visti in campo allo Staples nella notte di Natale non sono sembrati nella miglior condizione possibile; da salvare, la scarpa come sempre fantasiosa del signor Klay Thompson, con pupazzo di neve applicato al tallone per ricordarsi di essere nel giorno di festa.
Sconfitta da dimenticare, ma le scarpe sono salvabili.
Se Spencer Hawes ha preso gran parte delle nostre attenzioni, non possiamo certo dimenticarci del vero Re della Lega, quello che comanda tutte le notti e non soltanto la notte di Natale.
Parliamo ovviamente del signor LeBron James da Akron, che nella sera santa era atteso al varco da una delle partite più speciali di questa sua prima stagione di ritorno a casa, in quel di Cleveland.
L’American Airlines Arena di Miami apre i battenti per accoglierlo, stavolta da avversario.
Dall’altra parte tutti quelli che erano stati suoi compagni di squadra per un quadriennio che ha fruttato due anelli e due serie di Finals perse.
LeBron a South Beach ha lasciato il cuore, probabile che lo tengano a mente anche i tifosi di casa, che gli hanno riservato un’accoglienza da beniamino.
Tutto il mondo ha visto l’abbraccio sincero con l’amico Wade al centro del parquet; pochi hanno notato l’outfit del King per arrivare al palazzo.
Cappellino verde militare da Indiana Jones, occhiale alla Johnny Depp, maglia in leggero stile floreale con inserti che richiamano il cappello.
Cuffia vistosa in netto bianco e un taglio preciso alla barba curata.
Poco importa se gli Heat hanno distrutto i suoi Cavs. Se Wade l’ha messo decisamente in ombra. Fuori dal campo ha vinto lui.
Come sempre, anche quest’anno la NBA ha voluto inventarsi qualcosa a livello stilistico per celebrare il giorno di Natale.
Fuori dal campo, con tanti nuovi prodotti dedicati al periodo natalizio, ma anche dentro.
Addio alla maglia a mezza manica, vista nelle scorse stagioni, e benvenute alle nuove canotte che hanno accompagnato le squadre in campo il 25 dicembre.
Uno stile semplice, quasi da campetto, e a richiamare quelle che saranno le divise del prossimo Sll Star Game in programma a New York.
Fronte semplice, con logo della squadra in bella vista; così come il retro, che riporta numero e nome anziché cognome.
Una bella trovata.
D’altronde Phil Jackson, maestro Zen, lo ripeteva spesso: “Less is More”!