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Durant come LeBron, ma anche no. Ora KD non ha più scuse

Non è soltanto una questione di pallacanestro, come ci aveva detto qualche giorno fa. Perché qui si fa l’uomo prima ancora che il giocatore. Kevin Durant lo sa e stavolta lo rende chiaro attraverso le parole consegnate al mondo: “Non mi cambierà solo come giocatore, ma sono ad un punto di svolta anche come uomo. È per questo che ho bisogno di crescere in una nuova realtà e ho deciso i Golden State Warriors”. Scelta fatta, dunque, in uno di quei giorni che gli appassionati e gli addetti ai lavori ricorderanno a lungo. La Free Agency partita il primo giorno del mese in realtà si apre ora, perchè la scelta di KD di approdare sulla Baia ha già prodotto i primi risultati: smottamenti seri, come a seguito di un terremoto, con GS che ha dovuto salutare per accogliere e così dalla Baia sono partiti Andrew Bogut e Harrison Barnes, due perni del primo anello dei Warriors entrambi andati via in direzione Dallas Mavericks. OKC, appresa la decisione della sua ormai ex stella, ha deciso che, in caso di non estensione, anche Westbrook finirà sul mercato, cancellando in una sola estate la squadra che è arrivata ad una vittoria dalle Finals questa stagione, vista anche la partenza di Ibaka.

EFFETTO SORPRESA – Ma come ha reagito il mondo alla scelta di Durant? L’attesa spasmodica sembrava poter essere disattesa: c’era nell’aria la possibilità concreta che il nativo di Washington restasse ai Thunder, vanificando così ogni voce. Ma nelle ultime ore le probabilità di cambio maglia diventavano sempre più concrete: andavano via i Clippers, gli Heat, poi gli Spurs, quindi i Celtics, con la scelta finale che ricadeva tra RW e Steph Curry. È stato l’MVP in carica ad avere la meglio e adesso sulla Baia si ricomporrà un quartetto niente male: Curry, Green e Thompson proprio con Durant, l’ultimo arrivato. Un colpo che adesso non lascia scampo alla squadra di Kerr; dopo un anello vinto, uno sfiorato ed un record di 73-9 in stagione regolare che resterà nella storia, i Warriors non possono più sbagliare.

THE DECISION 2.0 ? – Come LeBron? No, o forse sì. Di certo più di LeBron. In molti hanno cercato di comparare, sin dal momento della entrata in FA di Durant, le due situazioni, accostando quella del numero 35 alla scelta che fu di LeBron qualche anno fa di lasciare Cleveland in cerca di fortune verso South Beach. Il Re, però, oggi campione in carica, aveva in testa un piano ben preciso: i campioni a Cleveland non ci arrivano, quindi li vado a prendere io, vinco altrove e poi torno a casa mia, nella mia terra e tra la mia gente. KD, che è di Washington, è stato selezionato da Seattle e poi si è ritrovato nell’Oklahoma, una vera e propria mission non ce l’ha e ai tifosi di OKC non deve nulla, se non tanta riconoscenza per quanto fatto nei suoi primi nove anni di NBA. 

Cosa rende la situazione KD equiparabile alla più famosa ‘Decision’ lebroniana? Di certo la voglia di vincere. Di rimettersi in gioco lontano da dove si era partiti e con l’obiettivo di infilarsi al dito un anello. E di simile c’è anche la qualità della squadra di arrivo: gli Heat lanciarono alla storia quei Big 3 con Wade e l’altro arrivato Bosh, a GS i Big saranno addirittura quattro, vista la presenza contemporanea di Green e Klay. Proprio come quegli Heat, però, i Warriors del prossimo anno non avranno scuse: vincere sarà l’obiettivo minimo e in caso di anello mancato tutti i detrattori saranno pronti ad uscire dalle siepi, con il fallimento che peserà come una spada di Damocle sui giocatori. Tante, invece, le differenze: LeBron arrivò a South Beach rendendo di nuovo Miami una squadra da primato; dopo l’anello del 2006, infatti, Wade aveva difficilmente tenuto testa alle altre squadre nella sua Conference e aveva bisogno di nuovi compagni per ripartire. La risalita di Miami, guidata da Spoelstra e Riley non fu facile né immediata, come testimonia la sconfitta con Dallas alle Finals del primo anno. La base di partenza di Golden State sarà diversa: i Warriors hanno già una squadra pronta per puntare al titolo e KD è solo la ciliegina sulla torta che Kerr dovrà ben gestire. Fallire, dunque, nell’impresa graverebbe il doppio.

Se quella di GS sarà per Durant la scelta giusta, sarà il tempo a dirlo è, anche se la delusione dei tifosi Thunder è comprensibile, le volontà di KD sono comprensibili e l’addio suona come un fallimento del progetto OKC a tutti gli effetti. Nel frattempo la Lega prova ad attrezzarsi; in attesa che i Cavaliers possano rispondere alla scelta del 35, i Knicks continuano a fare incetta di figurine ad Est – oltre a Rose, Noah, Leee, arriva anche Jennings – mentre i San Antonio Spurs, ora primi sfidanti ad Ovest dei Warriors, si rinforzano reclutando Pau Gasol e confermando Ginobili. Insomma, non ce ne vogliano i tifosi di OKC, ma questo cambio di maglia ha di certo prodotto i risultati sperati, mescolando ancora di più le carte in vista della nuova stagione. Siete pronti? Non ci si annoierà neanche il prossimo anno, su questo potete starne certi.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone