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Mercato NBA: funzionamento e linee guida

Ci siamo, luglio è alle porte, e con esso è in arrivo anche l’apertura uffciale del mercato NBA. In un’estate che sarà nel segno della “The Decision” targata Kevin Durant, ma che già nella notte del draft ha regalato alcune sorprese, su tutte l’approdo di Ibaka ad Orlando.

Per non giungere impreparati ad un’estate che si preannuncia tutto fuorché banale, proviamo a spiegare come funziona il mercato NBA, che come gli altri sport americani si differenzia in tutto per tutto da quello europeo, e che quindi risulta di non facile comprensione per chi magari da poco si è affacciato alla lega più bella del mondo.

Piccola premessa: il mercato NBA è legato al Collective Bargaging Agreement o CBA, ossia il contratto collettivo, stipulato tra la Nba e l’Associazione Giocatori, e soprattutto al Salary Cap, cioè la soglia limite del monte ingaggi dei giocatori di una franchigia. Il Salary Cap (che dal 2011 viene annunciato prima dell’inizio di ogni stagione) ha lo scopo rendere più competitiva la lega e contenere i costi. Tra le eccezioni a questa soglia vanno considerate il Salary floor – la quota minima che ogni squadra deve spendere in stipendi – la  Luxury Tax  una sorta di multa comminata a chi va oltre la predetta soglia di spesa articolata sulla base del quantum – e l’Apron – nel momento in cui si andasse addirittura oltre la luxury e si rendessero necessarie altre sanzioni, redistribuendo il ricavato tra i team “virtuosi”.

Gettate le fondamenta di quello che è il sistema alla base del mercato NBA, è ora di entrare nel vivo dell’argomento e parlare di come una squadra può mettere sotto contratto un giocatore. In particolare si fa riferimento a:

Free Agency: alla scadenza del contratto il giocatore firmare per qualsiasi squadra abbia il necessario spazio salariale a disposizione per ingaggiarlo. Nel caso, poi, una squadra fosse al di sotto della soglia può offrire altri soldi a uno o più giocatori fino al raggiungimento del limite, oppure utilizzare la Mid-Level Exception, (pari a poco meno di 3 milioni di dollari) o la Room Mid-Level Exception (pari al minimo salariale) per aggiungere altri giocatori al roster. Se, invece, si è sforato il cap ma non in misura tale da ricadere in area luxury tax, si possono usare la Mid-Level Exception (poco oltre di 5 milioni di dollari) e la Bi-Annual Execption, (2 milioni di dollari, ad anni alterni). Al di fuori di questi ambiti sarà possibile stipulare solo contratti al minimo.

Detto ciò è necessario ricordare che i giocatori free agent possono essere Unrestricted – liberi di firmare per qualsiasi team – e Restricted  “costretti” a restare nella franchigia attuale se questa è in grado di pareggiare l’offerta più alta ricevuta durante la free agency, nel momento in cui non sia stata preventivamente accettata la Qualifyng Offer, vale a dire un contratto di un anno con la vecchia squadra, che quando terminerà renderà il giocatore in questione unrestricted free agent.

Trades: un giocatore che ha ancora un contratto in essere con una squadra può passare ad un’altra attraverso degli scambi, tenendo sempre il salary cap come parametro: ad oggi il margine è del 25% più centomila dollari. Se una squadra scambia un giocatore con un salario maggiore, ha diritto alla Trade Exception, valida solo per scambi tra singoli giocatori, a cui si possono aggiungere scelte e soldi. Questa eccezione ha una durata di un anno e permette alla squadra di utilizzare la differenza di salario fra il giocatore scambiato e quello ricevuto per acquisire altri giocatori tramite scambi.

Sign and tradequando una squadra firma un free agent per poi girarlo ad un’altra franchigia. Generalmente si tratta di una soluzione in accordo con il giocatore stesso che è così “libero” di scegliere la nuova tappa del suo viaggio NBA.

Un contratto però può terminare anche prima della sua scadenza naturale grazie ad alcune clausole: Team Option Player Option, utilizzabili nell’ultimo anno di un contratto lungo per permettere a una delle due parti di uscire dallo stesso, mentre la Early Termination Option la si trova eventualmente solo negli accordi quinquennali e lascia la possibilità di “uscire” solo al giocatore.

Tuttavia è possibile liberarsi di un giocatore anche senza che nessuna delle tre precedenti clausola sia inclusa nel suo contratto. Ciò avviene grazie alla Amnesty Provision e al Buy Out: nel primo caso il giocatore amnistiato “sparirà” dal monte ingaggi di squadra percependo per intero ciò che gli spetta da contratto, in una sorta di pur continuando a percepire quanto gli spetta da contratto, mentre nel secondo caso l’atleta percepirà solo parte dei soldi, al termine di un accordo con la franchigia che vedrà comunque quel contratto continuare a pesare sul salary cap.

Se, invece, parliamo di prolungamenti bisogna specificare che si tratta di una fattispecie che scatta alla scadenza del primo contratto in assolutoOgni squadra può nominare un giocatore ancora nel suo contratto da rookie per ricevere un’estensione come “Designated Player“, che rende possibile un prolungamento del contratto di quattro o cinque anni al posto dei canonici tre. Essere un “Designated Player” può fare tutta la differenza del mondo, in quanto significa essere l’unico che può occupare il 30% del salary cap (invece che il 25%), a patto che sia stato per due volte titolare all’All Star Game, abbia vinto il titolo di MVP e sia stato nominato almeno due volte tra gli All NBA. Per una squadra, comunque, è possibile firmare anche un secondo Designated Player, a patto che provenga da un’altra squadra.

E’ anche possibile rifirmare un giocatore a prescindere dalla propria situazione salariale, avvalendosi dei “Larry Bird Rights“, che prendono il nome dalla stella dei Celtics, primo caso in cui a una squadra fu permesso di sforare il cap per rifirmare il proprio giocatore. Possono verificarsi diversi scenari:

– il giocatore fa parte della squadra da almeno tre anni; in questo caso è possibile offrire un contratto di cinque anni al massimo salariale, con un aumento annuale pari al 7.5% del valore del contratto stesso;

– il giocatore è a roster da due anni: in questo caso il contratto successivo potrà avere una durata di quattro anni con un salario che potrà arrivare fino al 175% in più rispetto a quello della stagione precedente, con il consueto aumento annuo del 7.5%;

– il giocatore è in squadra da un anno: si può offrire un contratto di quattro anni in cui l’incremento annuale è del 4% e con il salrio che non può eccedere il 120% in più del minimo.

Questi diritti restano in vigore fin quando il giocatore non decida di rifirmare con la sua vecchia squadra o la stessa decide di rinunciarvi. Ugualmente decadono nel momento in cui il giocatore  cambia franchigia

Ci sono, poi, ulteriori e più complessi meccanismi che prendono le mosse da queste linee guida generali. Le quali, comunque, dovrebbero aver reso bene l’idea di quanto e come il mercato giocatori Nba sia molto complesso pur nella sua apparente semplicità.

About The Author

Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone