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Cleveland @ Golden State, Top & Flop di gara 7: LeBron e Irving per la storia, disastro Ezeli

Prima squadra nella storia a rimontare dal 3-1 nella serie finale, quarta nell’andare a vincere la decisiva gara 7 in trasferta. Il tutto per portare il primo titolo sportivo nella città di Cleveland da tempo immemore. i Cavs hanno compiuto un’impresa che sembrava impossibile dopo il disastro di gara 4: lo hanno fatto trascinati da James e Irving, certo, ma anche sbagliando di meno tutte quelle piccole cose che, alla lunga, possono significare (e hanno significato) anello. A differenza dei Warriors che, per ben due volte sul +8, potevano dare la spallata decisiva alla partita e non l’hanno fatto: a questi livelli, contro questi avversari non puoi permettertelo.

TOP

LeBron James: semplicemente mostruoso per il livello di partita e serie che ha giocato. Terzo giocatore, dopo Jerry West e James Worthy, a mandare a referto una tripla doppia (27, 11 rimbalzi e altrettanti assist) nella gara decisiva delle Finals, aggiungendo anche 2 recuperi e 3 stoppate. l’ultima delle quali, su Iguodala, certifica il cambiamento della storia sua e di Cleveland. Ovvio MVP, ha pareggiato i conti con gli ultimi demoni che gli erano rimasti e ha vinto dove aveva promesso che lo avrebbe fatto: da oggi non dovrà più dimostrare niente a nessuno, libero di essere ciò che è. Uno dei più grandi giocatoi di sempre.

Draymond Green: 32 punti (11/125 dal campo e 6/8 da tre), 15 rimbalzi, 9 assist, 3 recuperi, una lavoro difensivo favoloso e tutta una serie di rimpianti legati ai tanti “what if” se fosse stato presente anche lui in gara 5 o avesse approcciato così in quella successiva. Se Golden State resta in partita lo deve al prodotto di Michigan State che gioca la partita della sua vita e, alla fine, è costretto a guardare gli altri festeggiare. Bello il gesto di tornare dagli spogliatoi per congratularsi con LBJ: dopo tante polemiche ci voleva.

Kyrie Irving: LeBron ci mette la chasedown block, lui The Shot in faccia a Curry a meno di un minuto dalla fine. Prima ci sono altri 23 pesantissimi punti (10/23 al tiro) nelle pieghe decisive dalla partita. Tradotto: fa la differenza e sa quando farla. Si è preso, meritatamente, un posto alla destra del ‘Re’ pur essendo molto di più che un fido scudiero.

FLOP

Festus Ezeli: una sciagura semovente. Come Penelope con la celebre tela, in difesa disfa ciò che i compagni fanno (emblematico il fallo sulla tripla fuori equilibrio di LeBron dopo l’ennesima bomba di Green), mentre in attacco risulta inoffensivo tanto da fermo quanto in situazione dinamica, sbagliando un paio di appoggi che avrebbero cambiato l’inerzia della gara. Lui e Varejao fanno più danni della grandine e chissà se Kerr si pentirà di aver concesso loro qualche minuto di troppo;

Iman Shumpert: il gioco da 4 punti è l’unica cosa buona di una partita costellata di imprecisioni piccole e grandi che potevano costare caro, soprattutto in difesa. Del supporting cast è quello il cui lavoro si vede e si sente meno. Ma, in una notte così, appare quasi marginale;

The Splash Brothers: Lue gli costruisce attorno la trappola difensiva perfetta, costringendo Curry e Thompson a prendersi 37 tiri in tutto e, il più delle volte, in condizioni difficili: emblematico il 2/10 dall’arco di Klay, ancor di più l’ultimo minuto di Steph (autore di un poco nobile 6/19 e 4/14) che, dopo la bomba di Irving, forza ad ogni costo per provare a rispondere con la stessa moneta, condannando, di fatto, i suoi. Doveva essere la loro serie e non lo è stato per mille ragioni, ma che non si cada nell’errore di dimenticare di cosa sono stati capaci per arrivare fino a qui.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone