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Curry trascina I Warriors al successo su OKC. Sorpresa Pelicans a Houston. Vincono Bulls e Bucks

NEW YORK KNICKS @ CHICAGO BULLS 97-103

Carer high per Jimmy Butler, autore di 35 punti contro i Knicks (foto da bleacherreport.com)
Career-high per Jimmy Butler, autore di 35 punti contro i Knicks (foto da bleacherreport.com)

Nessuna sorpresa allo United Center di Chicago, dove i Bulls sconfiggono i derelitti Knicks, in un match orfano dei due uomini più attesi, ovvero Rose da una parte ed Anthony dall’altra. Protagonista assoluto di serata un sempre più convincente Jimmy Butler, che con i suoi 35 punti (career-high) trascina la franchigia di Windy City alla 16° W stagionale (5-5 in casa); bene anche Gasol (20) e Brooks dalla panchina (18). Continua il calvario della squadra di coach Fisher, che incappa nella 3° L di fila (13° nelle ultime 14 partite giocate); non bastano i 23 punti di Hardaway Jr., i 16 di Stoudemire e la doppia doppia di Aldrich (13+10 reb). Curiosità statistica: dalla stagione 2000-01, allo United Center, il bilancio tra le due squadre pende nettamente in favore dei Bulls (23-4). I padroni di casa provano subito ad indirizzare il match con un convincente primo quarto, sulla spinta della coppia Gasol/Butler, autrice dei 2/3 dei punti di marca Bulls nei primi 12’ (20 su 30). Dopo 4’20” di gioco, il catalano scarica fuori per un Butler liberissimo dall’arco, che non perdona (6-7); ruoli invertiti subito dopo, con Butler che batte sul primo palleggio Hardaway Jr., finta la penetrazione e scarica per Gasol, che mette il jumper dalla media (8-11). New York prova a restar attaccata con i canestri di Wear e dello stesso Hardaway Jr., ma negli ultimi 4’ i Bulls piazzano un break di 7-17 con il quale chiudono il primo parziale sul 20-30. Gli ospiti non escono dalla partita, ma reagiscono. Chicago tocca in un paio di occasioni il +11, ma i newyorkesi rientrano fino al -5 con un layup di Stoudemire (37-42 a 4’05” dall’intervallo lungo); con due triple in fila, prima di Hirnrich poi di Mirotic (13), i Bulls tornano sul +9. Al 24’, Chicago conduce 45-52. Nel terzo periodo, continua lo show di Butler (11 nel periodo), ma dall’altra parte risponde presente Hardaway Jr. (anche per lui 11 nel periodo). Sono soprattutto le triple del classe ’92 a permettere ai Knicks di restare a contatto, fino al sorpasso firmato Jason Smith, dalla linea della carità (72-71 a 1’09” dalla sirena). Ancora dai liberi, è Butler a firmare il controsorpasso, ma un jumper dalla media di Dalembert, consente agli ospiti di presentarsi all’ultimo quarto avanti di 1 (74-73). Chicago, comunque, trova la reazione giusta in avvio di ultima frazione, con un break di 3-13 firmato Mirotic, Brooks e Butler, andando a condurre di 10 (77-87 a 7’30” dalla fine); New York non si arrende e, con Stoudemire, trova il canestro del -1 a 4’13” dalla sirena (89-90). Brooks (9 nel periodo) allunga sul +5 Bulls (93-98), ma ancora Stoudemire riporta i suoi ad un punto dal pari (97-98 a 1’06”). E’ l’ultimo canestro dei Knicks; un layup di Gasol e i liberi dello stesso ex Grizzlies e di Brooks chiudono l’incontro.

NEW YORK KNICKS (5-23): Stoudemire 16, Wear 8, Aldrich 13 (10 reb), Calderon 12, Hardaway Jr. 23, Acy 6, J. Smith 5, Dalembert 4, Larkin 5, Prigioni 5

CHICAGO BULLS (16-9): P. Gasol 20, Dunleavy 5, Noah 4 (13 reb), Hirnich 8, Butler 35, Mirotic 13, Snell, Brooks 18, Moore, Bairstow, N. Mohammed

 

NEW ORLEANS PELICANS @ HOUSTON ROCKETS 99-90

Howard (Rockest) vs Davis (Pelicans). La stella di New Orleans ha trascinato la squadra con 30 punti e 14 rimbalzi (foto da: nba.com)
Howard (Rockest) vs Davis (Pelicans). La stella di New Orleans ha trascinato la squadra con 30 punti e 14 rimbalzi (foto da: nba.com)

La grande sorpresa della notte arriva dal Toyota Center di Houston, Texas, dove i Pelicans (13-12, 5-9 lontano dalla Louisiana) mettono ko i lanciatissimi Rockets (19-6, 9-4 davanti al proprio pubblico). Mattatore di serata lo splendido Anthony Davis, con l’ennesima doppia doppia d’autore (30+14 reb e 10/17 dal campo); ottimo l’apporto anche di Holiday ed Anderson (16 a referto per entrambi) e di Cunningham (15), questi ultimi due dalla panchina. Ai Rockets, alla 3° sconfitta nelle ultime 10, non bastano i 21 di Harden e la doppia doppia di Howard (17+13 reb). Coach Monty Williams presenta Austin Rivers nel quintetto titolare, al posto dell’infortunato Tyreke Evans. Il Monociglio fa capire subito quali siano le sue intenzioni, mettendo a referto 13 dei 21 punti di New Orleans nei primi 12’; dall’altra parte, è Harden a metterne 8, in un primo periodo dalle percentuali non eccelse e senza che nessuna delle due squadre riesca a prendere il sopravvento sull’altra. Dopo 12’, il tabellone recita 21-22 Rockets. Nel secondo periodo, cominciano le rotazioni, e i padroni di casa fanno segnare il massimo vantaggio con Papanikolau (29-33 a 7’43” dalla sirena). I Pelicans sono ben presenti sul parquet e prima impattano a quota 35 con Rivers, quindi mettono nuovamente il naso avanti con Davis (37-35 a 5’18”); soprattutto, la loro difesa mette in crisi l’attacco texano, limitato ad appena 17 punti nel periodo, minimo stagionale. Con la tripla di Babbitt e i liberi del #23, New Orleans va all’intervallo lungo avanti di 7 (46-39). In avvio di secondo tempo, Babbitt, con un’altra tripla, porta i suoi sul +10 (49-39); risponde il trio Harden-Howard-Ariza, con Houston che accorcia fino al -4 (53-49). E’ ancora Babbitt, sempre dall’arco, a rispedire indietro i padroni di casa (58-49 a 8’04”). Intorno ai 2 minuti e mezzo dall’ultimo riposo, i Rockets prima pareggiano, a quota 63, con i liberi di Papanikolau, quindi vanno avanti, con Ariza che ruba palla ad Holiday e, in transizione, inchioda la bimane del 65-63. La tripla di Troy Daniels, sulla sirena, sancisce il 65-68 di fine terzo quarto. I Pelicans, però, sono decisi a non mollare neanche di un centimetro. E infatti, nella prima metà di ultima frazione, piazzano lì un 20-9 che i riporta in vantaggio (85-77 a 6’33” dalla fine). L’attacco dei Rockets torna in difficoltà e non riesce a rientrare in partita e i tiri dalla media di Holiday e di Cunningham fanno calare il sipario. Meritata vittoria per New Orleans, 99-90 sul parquet di Houston.

NEW ORLEANS PELICANS (13-12): Davis 30 (14 reb), Babbitt 9, Asik 2 (11 reb), Holiday 16 (10 ast), Rivers 10, Cunningham 15, R. Anderson 16, Salmons, Whitey 1, Fredette, Evans, Mekel, Ajinca

HOUSTON ROCKETS (19-6): Motiejunas 9, Ariza 10, Howard 17 (13 reb), Beverley 9, Harden 21, Dorsey 2, Papanikolau 4, Black 5, Canaan 4, Daniels 9, N. Johnson

 

MILWAUKEE BUCKS @ SACRAMENTO KINGS 108-107

I giovani Milwaukee Bucks di coach Jason Kidd rovinano il ritorno in campo di DeMarcus Cousins, espugnando la Sleep Train Arena di Sacramento per 108-107. Alla 3° vittoria nelle ultime 4, Milwaukee (7-9 in trasferta) ha potuto contare sulle solide prove di Knight (20), Mayo e Dudley (entrambi 19), vivendo una positiva serata dall’arco (13/23). Ai Kings, invece, si rivelano inutili, ai fini della vittoria (6-9 in casa), la doppia doppia del rientrante Cousins (27+11 reb e 8/12 dal campo), i 22 di McLemore (8/10 dal campo) e i 20 di Rudy Gay; per i californiani si tratta della 10° L nelle ultime 12. Comunque, tutta la partita è stata caratterizzata dall’equilibrio. Sacramento parte davvero lanciata, trascinata dai 19 punti della coppia McLemore-Cousins (rispettivamente 11 ed 8 nel periodo); dopo 5’02” di partita, i locali sono avanti 6-18. Dall’altra parte, è letteralmente scatenato O.J. Mayo, il quale realizza i primi 12 punti della sua squadra (17 nel periodo, su 19 totali). Sin dal quarto iniziale, comunque, i Bucks dimostrano di essere in serata dalla lunga distanza (4/5), e riescono a limitare i danni (25-29). Knight inizia bene il secondo quarto, con 6 punti (16 nel periodo) che permettono ai Bucks di pareggiare (34-34); subito dopo, Cousins dimostra davvero di essere tornato, con un tiro da posizione angolatissima, dopo aver portato a spasso Pachulia. La partita diventa punto a punto, con gli ospiti che continuano a martellare dall’arco (6/9) e allungano fino ad un massimo di +5; Sacramento impatta a quota 54 con una tripla di Gay, ma il solito Knight, sempre da tre, manda le squadre negli spogliatoi sul 57-54 Bucks. L’equilibrio perdura anche nel terzo periodo, anche se i Kings, con un break di 0-10, vanno avanti di 6 (65-71 a 4’43” dalla fine). Bayless ed Antetokounmpo si incaricano di guidare la reazione ospite, ed è il greco-nigeriano, a poco più di 1’ dall’ultimo intervallo, a firmare il canestro dell’81-81. I ragazzi di Kidd cominciano all’attacco l’ultima frazione, e riescono a portarsi sul +10 (101-91 a 6’41” dalla sirena finale); la risposta di Sacramento è affidata, in pratica, solo alle mani di Cousins e Gay (20 punti su 26 dei Kings nel periodo). Sono proprio due canestri ravvicinati del #8 a consentire ai locali il pari a quota 105, con 60” esatti da giocare. Pachulia, in layup su assist di Bayless, firma il 107-105; dalla lunetta, McLemore fa 107-107. Mancano 30”; lo stesso McLemore, con 6” sul cronometro, fa fallo su Pachulia; il georgiano fa 1 su 2, ma il tiro di Cousins si spegne sul ferro. Altra vittoria al cardiopalmo per Milwaukee.

MILWAUKEE BUCKS (14-13): O’Bryant III 6, Pachulia 7, Knight 20, Mayo 19, Antetokounmpo 11, Middleton 1, Marshall 8, Bayless 17, Dudley 19, Wolters

SACRAMENTO KINGS (11-15): J. Thompson 3, Cousins 27 (11 reb), Gay 20, Collison 15, McLemore 22, D. Williams 9, Landry 2, Hollins, Sessions 9, Stauskas, Moreland, McCallum

 

OKLAHOMA CITY THUNDER @ GOLDEN STATE WARRIORS 109-114

Steph Curry batte il cinque con Marreese Speights (foto da: nba.com)
Steph Curry batte il cinque con Marreese Speights (foto da: nba.com)

Alla Oracle Arena, i Warriors ripartono immediatamente, dopo il ko con Memphis, centrando la 17° W nelle ultime 18 partite (9-1 in casa), trascinati soprattutto Curry (34 punti, di cui 11 nell’ultimo quarto, 9 assist e 7 rimbalzi), mentre Thompson ne mette 19 e Draymond Green, sempre più convincente, sfiora la tripla doppia (16 punti, 9 rimbalzi e 9 assist). I Warriors, però, devono anche ringraziare la sfortuna, sottoforma di leggera distorsione alla caviglia destra, che ha fermato un Kevin Durant fino a quel momento (2.4 secondi dall’intervallo lungo) assolutamente immarcabile, ben 30 punti in 18’ di gioco. Oklahoma, che ha visto così interrompersi la sua striscia di 7 vittorie consecutive (5-9 in trasferta), ha potuto contare anche sui 33 punti (8 assist) del solito Westbrook, anche se ha tirato appena con il 30% dal campo (11/30), ma la W è andata agli avversari. L’inizio è shock per i padroni di casa. Westbrook e Durant (16 punti nel periodo con 6/6 dal campo) pigiano il piede sull’acceleratore sin da subito, proiettando i Thunder sul +9 (16-7); KD è davvero indemoniato, e mette tre bombe nell’arco di 50”, siglando il +14 (25-11 a metà primo quarto). Dopo esser precipitati anche a -17 a causa di una tripla di Ibaka (30-13), i Warriors si riorganizzano e cominciano a risalire a suon di triple e con un’ottima prova di Green (11 nel periodo). Allo scadere dei primi 12’, OKC è avanti 40-32, maggior bottino di punti concesso da Golden State ad una squadra avversaria nel primo quarto. A partire dal secondo periodo, i Figli della Baia cominciano a difendere molto meglio, anche se Durant continua a rimanere un rebus (14 punti nel periodo). Golden State opera il sorpasso già a 7’03” dall’intervallo lungo, quando Livingston, su assist di Green, mette il tiro dalla media del 48-49. Curry (13 nel periodo) conduce i suoi, con l’assistenza dell’altro Splash Brother, Thompson, fino al +10 (52-60). Ma è ancora KD (8 di fila), insieme a Roberson (tripla), a riportare sotto i suoi (63-65 all’intervallo lungo). Come detto, a 2.4 secondi dalla sirena, Durant si fa male alla caviglia destra, appoggiando il suo piede su quello di Speights, non rientrando più in campo. Senza KD, tutte le responsabilità, nei Thunder, ricadono sulle spalle del #0, il quale non si fa pregare. A dirla tutta, però, OKC va avanti un po’ troppo a fiammate solitarie, come testimonia il dato degli assist (17-32 per Golden State); con una buona prova di tutto il quintetto in campo, i Warriors vanno sul +8, con 4 punti in fila di Speights (79-87 a 3’39” dall’ultimo intervallo); Oklahoma torna sul -2 con un layup di Roberson (85-87). Le due squadre arrivano all’ultimo, decisivo, quarto sul punteggio di 89-94 per i padroni di casa. Curry e Westbrook (11 punti a testa nel periodo) continuano la loro battaglia, fatta di canestri mozzafiato che esaltano la folla. Steph mette la tripla che regala nuovamente ai locali 8 punti di margine (94-102 a 8’07” dalla fine); Russell conduce in proprio un break di 11-2 che riproietta OKC davanti (105-104 a 2’59” dalla sirena finale). La risposta arriva ancora dalle mani fatate di Curry, che mette lì il contro break decisivo di 2-8 per il 107-112 Warriors (1’17” al termine). Morrow realizza il canestro del -3 a 38” dalla fine, ma il canestro di Barnes vale il 109-114. Mancano solo 17”; troppo pochi per una rimonta dei Thunder.

OKLAHOMA CITY THUNDER (12-14): Durant 30, Ibaka 12, Adams 6, Westbrook33, Roberson 10, Jones 4, Perkins 2, Jackson 4, Morrow 4, Lamb 4, N. Collison, L. Thomas, I. Smith

GOLDEN STATE WARRIORS (22-3): Barnes 12, D. Green 16, Ezeli 4, Curry 34, K. Thompson 19, Speights 10, Livingston 12, Holiday, Iguodala 7, Kuzmic, Barbosa, Rush

About The Author

Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone