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LeBron e i Cavs con le spalle al muro. In Ohio non si può più sbagliare

Se è vero che i duri cominciano a giocare solo quando il gioco si fa complicato, allora stanotte (le 3.00 in Italia) ne vedremo per forza delle belle. Gara 3 delle NBA Finals ha già acceso i suoi riflettori, ci si avvicina a grandi passi e nell’aria di tutto lo stato dell’Ohio si respira tensione da ultima occasione. I Cleveland Cavaliers, dopo aver perso le prime due gare in California, sono sotto nella serie e con le spalle al muro. Perdere anche una delle due gare previste alla Quicken Loans Arena tra stanotte e nella notte tra venerdì e sabato significherebbe dare ai Warriors la chance di chiudere il discorso per l’anello già al ritorno sulla Baia per Gara 5. 

Gli uomini di Tyronn Lue sembrano consapevoli dell’ultima occasione; LeBron James aspetta Gara 3 da quando la sirena finale ha chiuso il 110-77 dell’ultima partita (ha visto il video della partita già in aereo, al ritorno dalla California) e sa da dove ripartire. Poche volte nella storia della Lega una squadra alle Finals è riuscita a ribaltare lo 0-2 iniziale (l’ultima volta fu dei Miami Heat di Wade e Shaq nel 2006 contro Dallas), ma i Cavs hanno tutte le possibilità almeno di riuscire a portare questa serie a Gara 7. Da cambiare ci sarà lo spirito, la voglia, la difesa, ma soprattutto l’approccio mentale di una squadra che, con anche il tifo a favore, potrebbe ritrovare lo smalto mostrato ai Playoffs, ma ancora assente in queste Finals.

Da arginare non solo gli Splash Brother, tutto sommato tenuti discretamente dalla difesa di Cleveland nei primi due episodi, una delle poche note liete in casa Cavs, ma anche e soprattutto la forza di una squadra che sta dimostrando di avere la profondità che tutti immaginavano, ma nessuno aveva mai realmente visto. Da Iguodala a Barnes, da Livingston a Barbosa, dallo scherzo del destino che si chiama Anderson Varejao. La poca comunicazione in difesa e alcune scelte scellerate dell’attacco, hanno condannato quelli di LeBron a due pessime figure alla Oracle, con il numero 23 mai realmente accompagnato da un supporting cast che, seppur assente lo scorso anno, questa volta non ha più scuse.

Deludenti sono apparse infatti le prestazioni di Kyrie Irving e Kevin Love; il primo, dopo un anno di grandi alti e mesti bassi, sembrava poter essere protagonista delle gesta dei suoi, soprattutto dopo quanto di buono mostrato in Gara 1. In Gara 2, invece, si è fatto risucchiare dalle cattive scelte dei compagni, non ha preso in mano il pallino di Cleveland, ha perso la sfida personale con Curry ed ha permesso a GS di imperare dal perimetro. Per Love, invece, non sembrano esserci più scuse; il beach boy californiano è sembrato in vacanza sulla Baia, ha messo insieme 22 punti in due partite e, soprattutto, adesso è ‘questionable‘ per Gara 3 di stanotte dopo il colpo ricevuto da Barnes alla testa. L’ex Twolves non ha ancora fatto saltare il banco in due anni in Ohio, dando ragione ai suoi detrattori che ne fanno uno dei motivi di difficoltà più grandi per Cleveland. 

Ma forse ai Cavaliers mancano anche tutti gli altri. JR Smith è la nota più dolente, perché dopo un anno importante e dei Playoffs da protagonista, presentarsi alle Finals con 8 punti in due gare è controproducente. Dellavedova è lontano parente di quello che aveva sostituito Irving un anno fa, Williams, Frye, Shumpert e Mozgov non reggono il ritmo di quelli che stanno in panchina dall’altra parte. Sembra tutto già scritto, ma da stanotte potrebbe ricominciare la risalita. Perché se sbagli stavolta, allora poi è (quasi) finita davvero.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone