LeBron James vs Andre Iguodala: può essere il duello che assegna l'anello
LeBron contro Iguodala è sicuramente il duello che, semplificando il tutto, deciderà l’agognata rivincita tra i campioni in carica e i bicampioni della Eastern Conference. Questo, almeno, è ciò che ha detto la serie dell’anno scorso, con un James scatenato a 36 punti e quasi-tripla doppia di media e un Iggy MVP delle finali e capace di limitarlo come pochi hanno fatto in questi 12 anni di dominio. Tuttavia, la serie presenta delle novità rispetto all’anno scorso. Il nativo di Chicago è stato promosso titolare a sorpresa nell’epica gara 7 della Oracle Arena contro i Thunder, un po’ come successe durante gara 4 delle Finals dello scorso anno, ma stavolta a scapito di Barnes e non di Bogut. Lebron ci arriva sicuramente più riposato, visto che i Playoff di quest’anno non hanno presentato particolari affanni al 4 volte MVP, che l’anno scorso ebbe una brutta gatta da pelare chiamata Chicago Bulls, ci arriva senza le ruggini e i conflitti interni che sono andati avanti per più di un anno con David Blatt e soprattutto ci arriva potendo contare su Kyrie Irving ai massimi storici e Kevin Love che sembra finalmente assomigliare al cecchino che fu ai tempi di Minnesota. Nonostante le medie strabilianti delle scorse Finals, però, LeBron sa bene che l’ex Denver è l’osso più duro che gli possa capitare, in quanto a single coverage, anche più di Kawhi Leonard. Ne sa qualcosa Kevin Durant, il miglior attaccante 1 vs 1 della lega, costretto da Iguodala a tante forzature e percentuali ben sotto i suoi standard nelle appena concluse Western Conference Finals. Tuttavia, se Iggy è un difensore pazzesco, presenta numerose lacune nell’altra metà del campo, in cui a fronte di una personalità e un coraggio invidiabile, ci sono delle mani non proprio morbide che lo portano spesso ad essere battezzato dalle difese avversarie. Questo potrebbe consentire a LeBron, che qualora avesse voglia di difendere è da primo quintetto NBA, di aiutare i compagni ad ogni azione e fare il famoso Roaming difensivo reso celebre da Jordan. Iguodala è inoltre una pericolosa arma a favore degli allenatori avversari, in quanto le sue percentuali non brillanti dalla lunetta lo rendono il prescelto per un potenziale hack-a-player che puo rivelarsi utilissimo nei momenti concitati del match. A proposito di prescelto, LeBron ha dalla sua la grande motivazione di non passare alla storia, che si sa, ama guardare i numeri, come il più grande dei perdenti. Ha atteso questo momento per tutto l’anno, ha l’allenatore che ha voluto, i compagni al top della forma e i Warriors sono si carichi emotivamente ma comunque fisicamente provati dalla battaglia epocale contro OKC. Sarà un duro compito per Iguodala mettersi sulla strada tra il Re e la gloria. Non basteranno le sue braccia interminabili, i suoi scivolamenti e la sua tecnica difensiva. Ci vorrà ciò che non finisce sui tabellini e nelle statistiche, il cuore di un campione. Quello che a volte ti permette di diventare MVP delle finali anche non avendo il talento di LeBron James.