Top&Flop Toronto – Miami: Lowry trascina, Wade commuove. Non convincono Dragic e Carroll
Alla fine, i Toronto Raptors ce l’hanno fatta. Per la prima volta da quando esiste la franchigia (1995), i canadesi sono riusciti nell’impresa di qualificarsi alle Eastern Finals. Ci è voluta un’autentica battaglia per avere ragione dei Miami Heat (non inganni Gara-7), ma sarà proprio la truppa guidata da coach Casey a provare a sfidare LeBron e compagni, per un sogno chiamato Finals.
TOP
Kyle Lowry: Una serie in crescendo, per il #7 dei Raptors. Nelle prime partite sembra portarsi dietro le difficoltà che lo hanno rallentato già con i Pacers, tra turn-overs, pochi assist e, soprattutto, percentuali al tiro non all’altezza né del giocatore né del contesto. Nel momento decisivo, però, il nativo di Philadelphia ha risposto presente, caricandosi la squadra sulle spalle e portandola verso la storia della franchigia. Ciliegina sulla torta proprio Gara-7, dove il nostro non va lontano dalla tripla doppia (35, 9 ast e 7 reb). Se Toronto vorrà avere qualche chance contro i Cavs, sarà fondamentale avere in campo il Lowry delle ultime tre uscite, non la copia alquanto sbiadita vista in precedenza.
Dwayne Wade: Che dire della serie, anzi, dei Playoff disputati da Flash? Fantastici, degni di un grande che, alla non più tenera età di 34 anni, ha vissuto una sorta di seconda giovinezza, ultimo ad arrendersi all’avversario e alle avversità, regalandoci ancora grandi sprazzi della sua immensa classe. Non raccontiamoci frottole. Senza le giocate del prodotto di Marquette, gli Heat difficilmente avrebbero superato il primo turno con gli Hornets e, altrettanto difficilmente, avrebbero trascinato a Gara-7 i Raptors. I numeri non mentono: 23.9 punti con il 46.7% dal campo (50.0% da tre), 5.9 reb e 3.6 ast in 36.4 minuti di utilizzo medio contro Toronto per Wade, con l’apice toccato in una strepitosa Gara-3 (sconfitta per Miami), con 38 punti (52.0% dal campo), 8 reb e 4 ast. Il tempo passa, ma la classe resta.
Dwane Casey: Non può non rientrare tra i top il coach che ha portato per la prima volta Toronto alle finali della Eastern Conference. Sulla panchina dei canadesi dal giugno 2011, finora Casey ha un record di 210-184 in regular season, ampiamente sopra il 50% nelle ultime tre annate, al termine delle quali i Raptors hanno sempre centrato l’obiettivo Playoff. Dopo due brucianti eliminazioni al primo turno, però, quest’anno Toronto ha raggiunto la seconda fase e, adesso, le finali di conference. Il merito di Casey, senza dubbio, è stato quello di tenere unito il gruppo, aiutare uomini fondamentali come Lowry e DeRozan a superare momenti non semplici in questa post-season, oltre a rimediare all’assenza di Valanciunas scommettendo forte, e a ragione, su Biyombo.
FLOP
Goran Dragic: Troppi alti e bassi. Così può essere sintetizzata la post-season dello sloveno il quale, dopo una serie non esaltante contro Charlotte, si è ripetuto, purtroppo per Miami, anche contro Toronto. Se si escludono, infatti, le positive Gara-1 e Gara-2, l’ex Suns è mancato in momenti decisivi, esprimendosi sottotono, con percentuali al tiro rivedibili ed un apporto generale decisamente sotto le sue possibilità. Ripresosi in Gara-6 (la sua migliore, con 30 punti (57.1% dal campo), 7 reb e 4 ast), Dragic è naufragato con tutti gli altri nella sfida decisiva, mettendo si a referto 6 reb e 7 ast, ma i 16 punti sono arrivati con un 35% dal campo.
Joe Johnson: Nei piani di Pat Riley (e di coach Spoelstra), la sua esperienza sarebbe dovuta essere una delle armi di Miami, per fare quanta più strada possibile in questi Playoff. L’ex Nets, invece, soprattutto in rapporto ai minuti giocati (36.6 di media) non ha dato un grande apporto alla causa, come invece ci si sarebbe aspettato, soprattutto dopo l’infortunio di Whiteside. In particolare, le sue prestazioni sono state deficitarie in occasione delle sconfitte di Miami, Gara-3 e Gara-5 su tutte, arrivando appena alla doppia cifra come punti a referto, tirando male (sotto il 40%) e con una presenza sui due lati del campo non trascendentale.
DeMarre Carroll: Anche l’ex Atlanta Hawks, come altri nella serie, ha giocato all’insegna della discontinuità. In quanto a prestazioni certamente, rivelandosi comunque continuo prendendo ad esempio la serie con Indiana, nella quale, allo stesso modo, Carroll è andato a corrente alternata. Stavolta, però, il nativo di Birmingham, Alabama, può essere annoverato tra i Flop del quintetto base di Toronto. Ad esclusione di Gara-2, dove il nostro ha messo a referto 21 punti (53.8% dal campo) e 5 reb, il #5 dei Raptors ha spesso deluso, producendo poco e male in fase offensiva (9 punti di media, con il 44.1% dal campo), e anche in fase difensiva. Di certo, contro Cleveland servirà un Carroll in tutt’altro spolvero.