Stephen Curry: "E' un onore incredibile. Non ho parole"
Come ampiamente pronosticabile, Stephen Curry è stato nominato per il secondo anno di fila MVP della NBA. Anche in questo caso, però, la stella dei Warriors ha fatto segnare un nuovo primato, essendo il primo MVP della storia ad essere stato votato all’unanimità (“Unanimous”), con 131 voti su 131. “E’ un onore incredibile” – dice Steph durante la conferenza stampa organizzata per l’occasione – “Essere il primo vincitore del premio di MVP ad essere votato all’unanimità mi lascia senza parole. I ragazzi si stanno congratulando tutti i giorni e io non so davvero cosa dire“.
“Ho guardato la lista dei vincitori dell’MVP” – continua il nativo di Akron – “Sapere che sono in quel gruppo, di far parte di quel club, è indescrivibile. All’inizio dell’anno, ti poni degli obiettivi, ma non sai mai come la storia andrà a finire. Essere qui, sul palco, con due trofei di MVP, è un qualcosa che non avrei mai potuto immaginare prima“.
“Sono sicuramente riconoscente per il mio cammino. Ho ancora molto da realizzare, ma il fatto che questo (essere premiato all’unanimità) è qualcosa che nessun altro ha fatto prima, beh è incredibile“, continua Curry. Sui recenti problemi fisici: “Mi hanno fatto apprezzare di più tutto questo. Nulla è garantito in questa Lega. Una chiazza umida o una torsione di un ginocchio possono far deragliare qualsiasi progetto tu abbia ideato. Per questo bisogna apprezzare ogni singola partita, ogni momento. Saltare delle partite di Playoff fa male. Mi ha fatto arrabbiare non esser stato lì, in campo, con i miei compagni“.
“Quando finalmente sono tornato in campo, ieri sera, ho praticamente realizzato quanto ami questo gioco, quanto ami competere” – ha aggiunto il figlio di Dell – “Sono grato di aver avuto l’opportunità di tornare in campo e di poter continuare a perseguire i miei obiettivi“.
Quindi, Steph sposta l’angolo di visuale sulla squadra, sui suoi compagni: “Nessuna squadra, nella storia del Gioco, ha portato a termine un’impresa come quella fatta da questi 15 ragazzi. E’ difficile riportare la mente a quanto compiuto“. “E’ stata un’annata diversa, con aspettative e pressioni differenti” – dice Steph, quando gli chiedono di paragonare l’attuale stagione da 73 vinte con la precedente – “E’ stata una stagione dove, in realtà, il nostro target era quello di migliorare e di dimostrare di meritare quello che alcuni potrebbero aver pensato che non abbiamo meritato lo scorso anno. Per noi, e per me in particolare, era una di quelle questioni dove non importa quanto le persone ti ritengano grande o fortunato oppure ti critichino, l’importante è accorgersi di avere la volontà di andare avanti e di non compiacersi“.
Ad una delle domande più ricorrenti, ovvero se sia consapevole di aver inaugurato una nuova era nella NBA, Curry risponde così: “Non ho mai deciso di cambiare il Gioco. Non ho mai pensato che ciò sarebbe potuto succedere nella mia carriera. Io volevo semplicemente essere me stesso. So che questo ispira molti della prossima generazione, un sacco di gente che ama il basket, che apprezza il messaggio del duro lavoro grazie al quale si può migliorare. Sei stato in grado di mettere a frutto il tempo passato ad allenarti. Ecco come sono arrivato qui, ed è così che continuo a stare meglio ogni giorno di più“.
Dopo aver ringraziato tutti, dalla famiglia ai compagni, fino alla società dei Warriors e i tifosi, Curry conclude parlando di come vorrebbe essere ricordato: “… come una persona che ha lavorato sodo, che ha ottenuto il massimo dal suo talento e ha spinto per svilupparlo. Davvero non mi aspettavo di cambiare il Gioco o di innescare un nuovo modo di giocare, perché questo è il modo di giocare che conosco, sin da quando ho iniziato a giocare a basket, a 5 anni“.