Tensione (non) Evolutiva
Cosa unisce un ragazzo originario di Cortona a Sacramento? Apparentemente nulla, perchè in fin dei conti Lorenzo Costantino Cherubini, più noto come Jovanotti, non ha nulla a che vedere con i Kings. Eppure le due cose sembrano essere legate da un filo conduttore particolare, ovvero sia la musica. Facciamo più di qualche passo a ritroso e prendiamo come data di riferimento il 9 novembre 2012: mentre Jovanotti pubblicava il primo estratto della raccolta Backup – Lorenzo 1987-2012 che risponde al nome di Tensione Evolutiva, i nostri Sacramento Kings volavano in Texas, per far visita ai San Antonio Spurs con esiti molto modesti (97-86 per gli speroni, un quarto da 12 punti, la solita doppia doppia di TD e un ancora timido DMC da 14 punti). I due eventi non hanno nulla in comune ma il testo di quella prima traccia del nuovo album di Jovanotti lega le sorti dei Kings ai versi dell’autore. Ogni franchigia vive di alti e bassi, di picchi in cui si va tanto vicini al successo e picchi in cui si rasenta il fondo del barile, ma Sacramento può vantarsi di essere senza dubbio un caso sui generis. Jovanotti non conoscerà approfonditamente il panorama NBA probabilmente e forse non conosce nemmeno la squadra del filantropo indiano Vivek Ranadivé. Eppure ogni singola parola scritta con la collaborazione di Riccardo Onori, Saturnino Celani e Michele Iorfida sembra essere cucita sulla maglia bianco-viola dei Kings, come fosse un inno che racconta la loro storia, la loro evoluzione.
“Abbiamo camminato sulle pietre incendescenti, abbiamo risalito le cascate e le correnti, abbiamo attraversato gli oceani e i continenti, ci siamo abituati ai più grandi mutamenti, siamo stai pesci e poi rettili e mammiferi, abbiamo scoperto il fuoco e inventato i frigoriferi” inizia il cantautore, quasi a voler ripercorrere quanto nell’ultimo decennio è accaduto ad una delle franchigie che maggiormente ha messo in dubbio il dominio dei cugini californiani in giallo-viola. Le cascate e le correnti hanno più volta mandato giù i sogni di rinascita dei Kings, come se qualcuno avesse scelto di condannarli a perire per tanti e tanti anni; anche attraversando oceani e continenti alla scoperta di nuovi mondi per poter far bene (dall’Israele di Casspi all’Italia di Belinelli, dall’India di Sim Bhullar alla Repubblica Domenicana di Garcia) e anche cercando di cambiare il più possibile, i risultati non sono arrivati. Abbiamo assunto una strategia – come quella dei pesci – e subito dopo abbiamo deciso di cambiarla – passando ad essere altro, come rettili o mammiferi – solo per il capriccio di un ricco business man venuto dal lontano oriente. Nemmeno quando sembrava che avevamo trovato la quadratura del cerchio (fuoco) siamo riusciti ad andare oltre la nostra maledizione. “Abbiamo imparato a nuotare poi a correre e poi a stare immobili eppure ho questo vuoto tra lo stomaco e la gola, voragine incolmabile: tensione evolutiva” continua nella stessa strofa Lorenzo, come se fosse un predestinato che conosce il destino dei Kings. Perchè, in quel cambio di strategia a cui facevamo riferimento prima, c’è anche la volontà di giocare ad un ritmo alto, quasi in apnea (nuotare) per poi cambiare e decidere di correre come dei forsennati, come quei gloriosi Kings versione playoff 2002. Nel vederli adesso, con quel potenziale, con quel talento si può solo avere un vuoto tra lo stomaco e la gola, interrogandosi sul perché i risultati non arrivino. Per concludere la strofa, Jova utilizza il concetto di tensione evolutiva, non poi così appropriato al caso Kings. La canzone, però, non è finita.
“Abbiamo confidenza con i demoni interiori, sappiamo che al momento giusto poi saltano fuori. Ci sono delle macchine che sembrano un miracolo, sappiamo come muoverci nel mondo dello spettacolo… Eppure ho questo vuoto tra lo stomaco e la gola voragine incolmabile, tensione evolutiva” conclude Jovanotti prima del ritornello che tutti conosciamo. Anche qui i riferimenti sono chiarissimi. La confidenza con i demoni interiori perseguita da sempre una franchigia che ha un rapporto indirettamente proporzionato tra strategie di mercato e voglia di ritornare ai fasti antichi, perchè prima o poi, anche senza pensarci, quei demoni saltano fuori. Sacramento in dotazione ha anche delle macchine che sembrano un miracolo, come lo è DeMarcus Cousins, una macchina da pallacanestro mai vista prima; anche lo spettacolo non manca, con il capo truppa Rondo che tutto fa mancare tranne la componente scenografica. Eppure questo non basta, perchè quella tensione evolutiva sembra proprio non voler andare nella direzione giusta per i Kings.
Abbiamo definito questa tensione NON evolutiva, perchè il clima che si respira nello spogliatoio, in panchina, in allenamento non aiuta la squadra. Il continuo nervosismo di DMC, le sceneggiate e le frecciatine con coach George Karl, la presenza e la posizione a volte dalla parte dei giocatori a volte dalla parte della società di Divac non aiutano i cambimenti e non incoraggiano né a sognare né a ben sperare. Le parole degli altri giocatori, non ultime quelle di Marco Belinelli (https://www.nba24.it/wordpress/2016/03/21/il-tuono-di-un-amaro-belinelli-i-playoff-non-li-meritiamo/) sono le testimonaze più dirette che l’evoluzione, il progresso, il passo in più che quest’estate avevano promesso i Kings non ne vuole sapere di arrivare. Dove porta questa tensione? Dove conduce? Cosa spinge i giocatori, specialmente quelli di riferimento, ad assumere atteggiamenti poco consoni ad una squadra ambiziosa e progettata per far bene? La risposta è chiusa in uno spogliatoio che già in precedenza abbiamo definito difficile, in cui serpeggia costantemente la possibilità di andar via, di restar seduto in panchina per tutta la gara, di veder partire il coach o chissà chi altro. Il lato umano prevale in pochi giocatori, quelli che effettivamente tengono alla maglia, quelli che realmente vogliono dimostrare come la squadra può crescere. Il nervosismo perenne, si sa, non dà sempre buoni risultati quando viene gestito e adottato come arma di difesa. Dovrebbe essere utilizzato come arma da competizione, come punto di partenza per aumentare la combattività di un gruppo che sembra quasi sempre scarico, negativo e poco propenso al sacrificio di squadra. Dove porterà questa tensione non evolutiva e, soprattutto, quando scoppierà tutto per poter ricominciare nuovamente da zero? Le domande sul futuro incalzano e poche sono le certezze sulla prossima stagione. Karl probabilmente non siederà sulla stessa panchina, cercando di trattenere così l’uomo franchigia più controverso che esista al momento. Il Beli, così come McLemore, Casspi e Gay si sono detti sfiduciati e poco stimolati da un progetto che è naufragato troppo presto per essere credibile. La tensione evolutiva, quella di cui parla Lorenzo, dovrebbe togliere ogni blocco, ogni preoccupazione, ogni tipo di ostacolo mentale per permettere di compiere un salto di qualità che risulta essere troppo duro a Sacramento.