The Sweetest Thing: il titolo 2010 dei Los Angeles Lakers
“La serie del 2010 è la mia preferita in assoluto, perché è stata la più competitiva e la più difficile. Abbiamo giocato contro quattro futuri Hall of Famer. Non succede molto spesso”. Dichiarazioni non recentissime ma che esprimono quanto Kobe Bryant ci tenesse a portare a casa l’anello di campione NBA per la stagione 2009-10. I presupposti per scrivere una pagina di storia della pallacanestro c’erano tutti: vincendo Kobe avrebbe pareggiato i titoli in gialloviola vinti da Magic Johnson, diventando probabilmente il più grande Laker di sempre; dall’altra parte non c’era un avversario qualunque, c’erano i Boston Celtics. Ci sarebbe bisogno di un capitolo a parte per parlare della più grande e importante rivalità della storia della NBA, qui ci si può limitare a dire che c’era una sconfitta nelle Finals del 2008 da vendicare. C’è una particolarità di queste finali che non è mai stata messa molto in luce: il contributo dei compagni di Kobe per la vittoria finale. Sembra banale dire che senza di loro il mamba non avrebbe vinto il titolo, ma rispetto al titolo 2009 il loro apporto è stato nettamente più decisivo. Partiamo dal più anziano della squadra, Derek Fisher, che in gara-3, sull’1-1, annulla letteralmente Ray Allen tenendolo a 0/13 dal campo e segna 11 punti nell’ultimo quarto, tra cui un canestro in gancio in coast-to-coast contro Garnett: “l’ultima pennellata ai suoi girasoli” è il commento memorabile del maestro Federico Buffa. Ron Artest: arrivato dalla free-agency al posto di Trevor Ariza, e non esattamente accolto con il tappeto rosso, mette in piedi una marcatura su Paul Pierce senza imperfezioni per tutta la serie; in gara-7, la partita senza dubbio più tesa ed esteticamente brutta delle finals, segna anche due triple nel quarto quarto, dimostrando che, quando vuole, anche in partite nervose sa essere decisivo in positivo. Sasha Vujacic: il suo apporto non è del livello degli altri, ma i liberi del +4 a 11 secondi dalla fine di gara-7 li segna senza battere ciglio, e bisogna trovarcisi in quella situazione per sapere quanto pesa quel pallone. L’ultima menzione è per il mago catalano, el señor Pau Gasol: anche qui ci sarebbe da scrivere a parte dell’esperienza di Gasol in gialloviola, ma del titolo 2010 rimarrà impressa gara-6 in cui domina su entrambi i lati del campo, scartando più volte dal post alto un grandissimo difensore come Kevin Garnett, con la classe e la leggiadria che lo ha sempre contraddistinto quale campione di questo gioco che ci piace tanto.