Bulls, ora o mai più: i motivi della crisi di Chicago e le speranze di risalita dell'Illinois
Quarta sconfitta di fila, la venticinquesima di questa stagione regolare, e una gara da dimenticare davanti al pubblico di casa. I Chicago Bulls benedicono la sosta per l’All Star Game di questo fine settimana, chiudendo con un record ancora in positivo, ma che spaventa tutti per le prestazioni viste negli ultimi due mesi di Regular season. 27-25 il conteggio attuale, ma soprattutto un settimo posto ad Est che fa strano ai tifosi di Chicago, dietro squadre come Miami ò Indiana che di certo non erano partite con i propositi dei tori dell’Illinois.Ma dove risiedono i motivi di questa ‘crisi’ chicagoana degli ultimi tempi, dopo un avvio di stagione tutto sommato da guardare con buoni propositi? Abbiamo provato a dare una risposta, in attesa che l’All Star break faccia il suo dovere e i Bulls tornino a veleggiare come meglio compete.
1 – GLI INFORTUNI: tanti sono i rebus da risolvere in casa Hoiberg. Chi ha avuto la possibilità di vedere la gara contro Atlanta della scorsa notte, ha potuto toccare con mano la differenza palese tra i due roster: da una parte l’assenza di un giocatore fondamentale come Butler, di un titolare come Mirotic, l’atletismo mancante di Noah che nella metà campo difensiva è sempre prezioso e anche il forfait di Gibson a gara in corso, dall’altra una squadra senza eccessive stelle ma fatta di ottimi giocatori e una panchina profonda pronta a dare il suo contributo. Da una parte entra Schroder (18 punti in 18 minuti), dall’altra Hinrich e Brooks che perdono tre possessi fondamentali nel punto cruciale della gara.
2 – FRED HOIBERG: l’ex Iowa State ce la sta mettendo tutta, ma un po’ di situazioni controverse hanno fatto sì che perdesse la bussola nella parte centrale della stagione. Gli infortuni, il poco aiuto societario, una squadra che dovrebbe fare il salto di qualità ed un po’ di mancanza di esperienza a questi livelli, hanno prodotto qualche mugugno anche nei suoi confronti. Il record, comunque, è ancora positivo, questo basterà per lavorare in pace?
3 – LEADERSHIP: questa sconosciuta. I Bulls sono in una fase di transizione da ormai troppo tempo, che va da “Rose è la nostra stella, seguiamolo” a “Puntiamo tutto su Butler, ma nel frattempo ci affidiamo a Gasol”. Chi è il vero leader di questa squadra? Chi “detta legge” nello spogliatoio dello United Center? Non si sa, perchè i virgulti di una giovane stella come Jimmy the buckets si fermano laddove comincia l’ammirazione ed il rispetto infinito che il pubblico dell’Illinois ha per il numero 1 con le ginocchia fragili. Quanto sia conveniente affidarsi a questo Rose non è ancora dato saperlo, di certo c’è che le speranze di essere protagonisti ai prossimi Playoff svaniscono se non si ritrova la coesione di un gruppo che sembra spaccato in più frazioni. Ad Hoiberg starebbe il compito di ricucire gli strappi, ma per quanto si possa essere bravi a parole è sempre il campo a fare da giudice supremo.