LA LAVAGNA - Il recidivo Vogel e i problemi dei Pacers nei finali di gara
Riprende La Lavagna di NBA24 in questo 2016 tutto da scoprire e lo fa in maniera particolare, quasi inusuale se vogliamo. Non approfondiremo un determinato schema di una squadra, non troverete le solite immagini in cui cerchiamo di spiegarvi il procedimento e la costruzione di un gioco offensivo. Stavolta andiamo nell’altra metà campo, in quella difensiva, per mettere in mostra un argomento di attualità come la difesa nei minuti decisivi di una partita. L’argomento è strettamente legato anche alla fase offensiva perchè, si sa, i buoni attacchi battono sempre le buone difese. Il disegno di una eccellente rimessa potrà battere sempre un set difensivo ben organizzato e studiato ma fare il possibile per evitare un canestro che decida una partita o mandi la stessa i supplementari è l’assunto di base dal quale partite.
Facciamo un passo indietro e torniamo alle ECF del 2013 tra Indiana Pacers e Miami Heat. In campo ci sono i migliori giocatori della costa orientale: LeBron James, Paul George, Dwyane Wade, David West, Chris Bosh, George Hill e Roy Hibbert. Sulle due panchine siedono gli attuali allenatori delle due franchigie: Frank Vogel dalla parte dei Pacers e Erik Spoelstra dalla parte degli Heat. La prima gara si gioca a South Beach e Indiana ha le idee subito chiare: cercare di vincere una gara in Florida per poi decidere il proprio destino tra le mura amiche, ad Indianapolis. L’atteggiamento degli uomini di coach Vogel è quello giusto e grazie a George e West si arriva ad un finale concitato. Nell’ultimo minuto dei regolamentari la situazione di vantaggio cambia innumerevoli volte fino al pareggio a fil di sirena di un incredibile PG24. Si andrà all’OT e la situazione di equilibrio continuerà fino a 2.2 secondi dalla fine del primo tempo supplementare. La rimessa è per Miami che è sotto di una lunghezza. Il resto è storia, perchè LeBron James riceve, va fino in fondo e realizza i due punti più comodi della sua carriera (seconda parte del video). Vogel decide di giocare senza un centro che protegga l’area per potersi accoppiare meglio con i tiratori di Miami ma la mossa non si rivela azzeccata: James ha tutto lo spazio del mondo in area e nessuno nel raggio di un metro che contrasti il tiro che regala la vittoria ai Miami Heat. Il primo episodio è archiviato.
Il secondo, invece, è andato in scena esattamente 48 ore fa. Stesse squadre, stessi allenatori e situazioni leggermente diverse: Miami è sotto di 2 e non di 1 come in precedenza e, soprattutto, non ha LBJ. La rimessa è esattamente dalla stessa posizione del 2013 e sul cronometro ci sono 0.5 secondi in più (2.7). Come dimostrano le immagini, la storia di ripete e il risultato è lo stesso. La partita non viene vinta in quella circostanza ma viene mandata all’overtime da una bellissima (ma comoda) giocata di Wade.
La costante di queste due giocate è il pitturato vuoto. Nella prima situazione Mahinmi sceglie di attaccarsi a Bosh e di non farlo ricevere e di conseguenza lascia l’area non protetta, consentendo a Wade di segnare. Nella prima occasione, invece, l’aiuto dal lato debole non arriva e, se arriva, arriva con i tempi completamente sbagliati. In ogni caso, 2 comodissimi per Wade e James. La decisione di difendere il tiro da 3 punti e non una eventuale penetrazione presa da Vogel si è rivelata sbagliata in entrambe le occasioni. Non ci permetteremmo mai di insegnare la pallacanestro all’allenatore dei Pacers ma gli errori sono più o meno simili, al netto delle diverse sfumature quali il blocco di Bosh, le spaziature di Miami et simila. La soluzione, a differenza di quanto attuato da Vogel, non sembra così complessa da attuare: nella seconda situazione, se Mahinmi aiutasse e George continuasse a seguire Wade in uscita dopo il blocco, la gabbia che si verrebbe a creare renderebbe troppo difficile e/o lento il passaggio per CB. Il problema Bosh, dunque, sembra essere stato parzialmente eliminato. Nella prima situazione, invece, avere un uomo in area che non permetterebbe a LeBron di penetrare così facilmente avrebbe risolto il problema dell’area ma non quello dei tiratori, comunque risolvibile grazie alle rotazioni difensive. Non vogliamo affatto banalizzare situazioni complesse come questi due finali di gara ma le soluzioni c’erano, ci sono e coach Vogel non le ha volute/sapute attuare. Nell’episodio più recente, ad esempio, viene pressato, dopo il passaggio anche l’uomo della rimessa (Dragic, mai noto come un pestifero tiratore), regalando praticamente un difensore all’attacco. Il difensore del lato debole, invece, è nella cosiddetta terra di nessuno, ovvero sia in una posizione che blocca la difesa, perchè a metà tra l’aiuto e il non aiuto, e che non consente a Wade disturbi durante il tiro. Il problema nell’episodio del 2013, invece, è nei tempi di aiuto dal lato debole, troppo lenti e irrimediabilmente tardi. Facciamo notare come in questo episodio, l’unico lungo in campo è West e anche in questa occasione resta troppo tempo sul giocatore che fa la rimessa (Battier, sicuramente più rispettabile di Dragic).
Gli errori non sono da attribuire interamente al recidivo Vogel ma anche ad una difesa che, con un semplice blocco lontano dalla palla, non ha saputo risistemarsi come si deve. Con ciò non vogliamo addossare tutte le colpe su singoli giocatori perchè, sia chiaro, parte del merito è anche di coach Spo che disegna due buone rimesse. Concedere un lato a due penetratori formidabili come Wade e James è un’ottima idea SE (grande quanto una casa) i tempi degli aiuti lato forte (se necessario) e lato debole (obbligatorio) vengono rispettati. Ci sarebbero state eventualmente altre due situazioni da poter esplorare: la prima prevede l’inseguimento sul blocco ed eventuale bump sul curl (ricciolo) del difensore di Bosh con conseguenti movimenti della difesa; la seconda prevede una situazione in cui si può pensare di tagliare il blocco per “obbligare” la scelta dell’allontanamento dal blocco. In questa ottica si può ragionare anche sulla possibilità di cambiare uomo, facendo muovere il difensore lato debole, vista la lontananza dal punto di rimessa all’angolo opposto. Allo stesso tempo, però, tagliare il blocco significa lasciare un giocatore solo per qualche decimo di secondo e con Wade la questione diventerebbe complicata. Preferire un cambio era forse la cosa migliore da fare, specie se sappiamo che Wade preferisce andare dentro e non accontentarsi di un jumper. Vogel e i Pacers hanno molto da lavorare sotto questi punti di vista.