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La notte di Jimmy Buckets e il club esclusivo dei 40+ in un tempo

Esiste generalmente un solo aggettivo da attribuire ad una serata come quella appena vissuta da Jimmy Butler e quell’aggettivo è JORDANESCA. Il riferimento ad un altro Bulls come Jordan è chiaro anche se, a rigor di logica, inappropriato. Fa sempre strano leggere “inappropriato” nella stessa frase in cui troviamo menzionato il Dio della pallacanestro. Eppure i numeri tendono a dirci altro, senza in nessun modo voler sminuire né la grandezza di MJ né la prestazione out-of-ordinary di quello che ora, a tutti gli effetti, è l’idolo della città del vento. Michael Jordan, infatti, non è mai riuscito a toccare quota 40 punti segnati in un solo tempo: il suo record è fermo a quota 39, realizzati nel secondo tempo della partita del 16 febbraio 1989 tra Bulls e Bucks. Butler, quindi, entra di diritto nella storia della franchigia dell’Illinois, perché quando si fa una cosa che MJ non ha fatto sei e devi essere considerato un vero e proprio eroe.

Butler è entrato non solo nella storia dei Bulls ma anche in un ristretto club di giocatori che hanno fatto registrare numeri simili se non migliori. Prendendo in considerazione gli ultimi 20 anni di NBA, solo in altre 5 occasioni si sono viste imprese come quelle di Jimmy Buckets e i nomi degli autori sono di tutto rispetto.

1. Visto che ne ha segnati 81 in una partita sola, è impossibile raggiungere quella cifra senza farne almeno 40 in un tempo. Stiamo parlando di Kobe Bryant e dei suoi 55 punti segnati il 22 gennaio del 2006 contro i Raptors: 28/46 dal campo (60.9%), 7/13 da 3 (53.8%) e 18/20 dalla lunetta, il tutto in 41:56 di gioco. Nell’altro tempo, invece, Kobe realizzò 26 punti.

2. Al secondo posto troviamo forse l’uomo che meno ti aspetti: Brandon Jennings. Il 14 novembre 2009, BJ sbancò praticamente da solo l’Oracle Arena con i suoi Milwaukee Bucks realizzando 55 punti in totale e ben 45 in un tempo. Le statistiche non si distanziano troppe da quelle di Kobe: 21/34 (61.8%), 7/8 da 3 (87.5%), appena 8 tiri liberi di cui 6 mandati a bersaglio in 40:43 di utilizzo.

3. Alla posizione numero 3 troviamo un altro Bucks, ovvero sia Michael Redd. Era la stagione 2006-2007 e l’11 novembre Redd Hot ne piazzò 57, purtroppo inutili ai fini del risultato che vide vittoriosi i Jazz di 2 grazie ad una gran prova di Boozer (32) e D-Will (27). 18/32 dal campo (56.3%), 6/12 dall’arco (50%) e 15/17 dalla lunetta (88.2%). I punti in un tempo, in questa occasione, furono 42.

4. Lo abbiamo nominato prima, perchè c’era quella sera in cui Redd ne mise 42 in un tempo. Era il playmaker di riferimento dei Jazz prima di passare ai New Jersey Nets e, nel marzo del 2012, piazzarne 57 contro degli orrendi Charlotte Bobcats. Stiamo parlando di Deron Williams. Ciò che più impressiona è il tempo impiegato per arrivare a quella cifra: in 37:45 D-Will ha tirato 16/29 dal campo (55.2), 4/11 da 3 punti (36.4%) e 21/21 ai liberi (100%). Nel secondo tempo, proprio come Butler, ne piazzò 40.

5. Il quinto è esattamente uguale al primo. Ritroviamo il Mamba, non con gli 88 o i 55 ma con i suoi discreti 50 nel derby con i Clippers del 7 gennaio 2006. In 45:21 di gioco Bryant ha tirato la bellezza di 41 volte mandando a bersaglio 17 tiri (41.5), con 15 tiri da 3 e 7 triple (46.7%) e con un percorso quasi netto (9/10) dalla lunetta. Di quei 50 punti, 40 arrivarono in un solo tempo.

Ultimo ma non ultimo è Butler che ha la particolarità di aver segnato molto meno dei giocatori di cui sopra (42) ma di esser stato molto più decisivo di loro. Infatti, Jimmy Buckets ha chiuso il primo tempo con appena 2 punti a referto prima di scatenarsi nel secondo e completare la rimonta dei suoi Chicago Bulls. In 38:42 ha segnato 42 punti, tirando 15/23 dal campo (65.2%), 2/3 dall’arco (66.7%) e 10/11 ai liberi.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone