Cleveland Cavaliers @ Golden State Warriors 83-89: con Curry a mezzo servizio ci pensano Livingston e Green
CLEVELAND CAVALIERS @ GOLDEN STATE WARRIORS 83-89
Poco spettacolo, punteggio basso e percentuali al tiro disastrose. Ci si aspettava oggettivamente di più dal remake delle Finals 2015, main event dell’ Nba Christmas Day, con LeBron James e Stephen Curry uno di fronte all’altro per la prima volta dal 16 giugno scorso. Invece è andata in scena una partita brutta, spezzettata, dove ha prevalso chi è riuscito a sbagliare meno. Vale a dire i Golden State Warriors che portano a 28 il numero di vittorie stagionali nonostante 16 palle perse, degli ‘Splash Brothers’ a mezzo servizio ed un inusuale 27.8% dall’arco. Peggio hanno fatto i Cavs, che hanno tirato con il 31.6% complessivo (30/95) e con LeBron James autore di 25 punti ma con 26 tiri.
Del resto l’inizio del 23, così come quello del deuteragonista con il 30, è circospetto: nel primo quarto (19-28) a dominare sono un J.R. Smith che manda a bersaglio le prime due triple tentate e soprattutto il solito superbo Draymond Green, autore di 10 dei suoi 22 punti (cui aggiungerà anche 15 rimbalzi e 7 assist) nel periodo d’apertura. Il 10-3 di parziale in avvio di secondo quarto consente agli ospiti di rimanere in scia nonostante il 7/25 al tiro e il 31% dal campo dei primi 24 minuti: statistiche che, normalmente, all’Oracle Arena si pagano carissime. Non a Natale, evidentemente, tant’è che all’intervallo lungo c’è solo un possesso di distanza tra le due squadre. Maluccio le due stelle: LeBron è a quota 11 (4/12 dal campo), Curry a 10 (2/7) con l’attenuante di un infortunio al polpaccio che lo costringe negli spogliatoi per buona metà dei secondi 12 minuti di gioco.
Al rientro dagli spogliatoi a partire forte è Klay Thompson che con cinque punti in fila porta i suoi sul 46-52. Ma i Cavs, in un modo o nell’altro, sono sempre lì: vuoi con un lampo di LeBron e Irving, vuoi con una tripla fuori script di J.R. E per una volta non si assiste alla solita grandinata Warriors che ha caratterizzato i terzi quarti di questo scorcio di stagione: all’alba del redde rationem si è sul 59-64, con i campioni in carica che per la prima volta quest’anno vengono tenuti sotto quota 70 dopo 36 minuti.
Nell’ultimo periodo ti aspetteresti Curry e, invece, a dominare la scena nei primi possessi è Livingston: 8 dei suoi 16 punti totali (8/9 dal campo) arrivano quando più conta, tornando buoni per tenere a distanza una Cleveland che trova nelle giocate di Irving l’ancora di salvezza cui aggrapparsi a cinque minuti dalla sirena finale (71-77). Tempo un minuto e mezzo e l’appoggio di Green per il +10 (71-81) sembra scrivere la parola fine alla contesa, ma bastano due schiacciate di James in un amen a rimettere tutto in discussione. Ma il leader dei Cavs, poco dopo, diventa protagonista in negativo quando, con un minuto abbondante da giocare, fa 1/4 ai liberi: dato sanguinoso, soprattutto se si considera che, dall’altra parte, Curry ne mette 4 in rapida successione, agevolando la gestione della gara nei successivi viaggi in lunetta. James e i Cavs avrebbero, in realtà, ancora un’occasione per riaprirla, dopo lo 0/2 di Iguodala a 20 secondi dal termine, ma il tiro del ‘re’ è poco più di un airball che, di fatto, consegna la W ai campioni in carica: 83-89 il finale dalla Baia.
CLEVELAND CAVALIERS: James 25, Love (18 rimb.) e Dellavedova 10, J.R. Smith 14, Irving 13, Thompson 8 (10 rimb.), Williams 3;
GOLDEN STATE WARRIORS: Green 22 (15 rimb.), Bogut 4, Thompson 18, Curry 19, Iguodala 7, Livingston 16, Ezeli 3