STATS CORNER - Strenght in numbers e molto altro: analisi della cavalcata Warriors
La meravigliosa striscia di vittorie di Golden State è, forse anche finalmente, finita pochi giorni fa. Finalmente solo ed esclusivamente per il resto della lega, perché squadre oggettivamente tutt’altro che modeste erano esposte ad una sorta di pubblico ludibrio sostanzialmente immeritato, in quanto non dovuto ad una loro mancanza (parliamo di squadre da titolo), ma ad una superiorità cestistica (netta come poche prima) degli avversari.
Golden State è sembrata, a tratti, una macchina perfetta. E’ finita in maniera abbastanza rocambolesca, interrotta da una squadra, i Bucks, tutt’altro che irresistibile. Ma i motivi che hanno portato a questo “passaggio a vuoto”, se tale si può definire una sconfitta dopo 28 (o 24+4), dicasi VENTOTTO vittorie consecutive, sono già stati presi in rassegna ed analizzati perfettamente nell’editoriale di Salvatore Malfitano.
Finalmente anche perché, conclusosi questo mini-ciclo, è possibile analizzare “a gioco fermo” i numeri di questa cavalcata. Una vera “pacchia” per gli amanti delle statistiche. Iniziamo con qualcosa di soft, con quelle che potremmo definire “first sight stats”, le prime statistiche che si trovano nonchè le più comunemente annoverate e prese in considerazione dagli appassionati, essendo le più facili da analizzare e comprendere.
Gli Warriors sono la squadra che:
– segna più punti a partita (115.8) e per tiro (1.33);
– mette più volte la palla nel cesto sia nel totale (42.5) che nelle sole triple (13.2) a partita;
– ha una migliore percentuale di realizzazione FG% (.488).
Come se non bastasse sono almeno in top5 in praticamente tutte le statistiche difensive (dominate però dagli Spurs).
Basterebbero questi pochi e spesso anche ingannevoli numeri ad attestare l’onnipotenza dei ragazzi in gialloblu, ma sarebbe riduttivo limitarsi a basare le proprie considerazioni su percentuali ed equazioni talvolta anche mal strutturate, in quanto prendono in considerazione troppi outliners e troppe poche variabili, quindi falsanti quello che è il vero valore statistico delle prestazioni dei ragazzi di Kerr (o Walton). Che paradossalmente è ancora maggiore di quello già emerso poco sopra. Qua entrano in gioco le “advanced statistics”, numeri risultanti da equazioni matematiche talvolta molto complesse, che meglio riescono a dare un senso pratico alle statistiche, assimilando molte variabili non calcolate nelle “first sight stats” (come ad esempio: dar più valore statistico ad una tripla rispetto che ad un canestro da due se non ad un tiro libero, in quanto questa comporta punti extra rispetto alle altre conclusosi a canestro, ecc.), insomma dati più veritieri o semplicemente più precisi.
Poche domande, con risposte anche banali, ci aiuteranno a scavare più a fondo nel sistema GSW. Come funziona il celestiale sistema di gioco dell’armata di Kerr? A meraviglia.
Golden State segna 115 (!!!) punti per 100 per possessi. Semplicemente mai nessuno aveva fatto meglio e l’unica squadra in grado di avvicinarcisi sono i meravigliosi Suns della famosissima filosofia D’Antoniana “Seven Seconds or Less”, cui per altro questi Warriors si ispirano per quanto riguarda la metà campo offensiva (la difesa non è esattamente il marchio di fabbrica delle squadre del coach italo-americano), a detta dello stesso Alvin Gentry, assistente di Kerr l’anno scorso ed ora head coach di Anthony Davis ed i Pelicans, subito dopo la vittoria del titolo.
Per capire meglio la totale superiorità offensiva dei ragazzi guidati dal baby-faced assassin con il numero 30, la media NBA, per quanto riguarda i punti ogni 100 possessi è di 101,5. Siamo circa 13.5 punti più in alto. Spaventosi. Tutto questo essendo l’ottava (settima fino a venerdì sera) squadra per difenive rating, concedendo 101.7 punti per 100 possessi. Non un risultato eccezionale ma decisamente positivo. Ma ovviamente non finisce qua: i gialloblu sono la squadra che tira di più (101.3 pace factor) e meglio. Quanto meglio? Troppo.
EFF FG%, la percentuale che, in parole povere, tiene conto della maggior difficoltà di realizzazione delle triple rispetto ad un canestro da due ecc: i secondi sono fermi al 52.6%. GSW tira un imbarazzante 56.3%. IRREALI.
Curry come si comporta in tutto questo? Domina.
Il fenomeno da Davidson College ha tirato, durante la striscia di 24W di questa stagione, un assurdo 70% di True Shooting %, il dato più indicativo riguardo le percentuali al tiro effettive di un giocatore. Ma come 70%? Ma è legale? Ovviamente è il migliore di sempre da questo punto di vista. Altri 3 giocatori erano arrivati a cifre simili, Artis Gilmore, Tyson Chandler e Chris Wilcox: altezza media 214 cm ed i loro tiri a partita in tre, sommati (tot 18.4), sono meno dei 20.2 dello Chef della baia. Mai nessuno, tirando 20 o più volte a partita, era mai salito sopra il 63.5 (Durant, 2014), dato già eccezionale.
Stiamo assistendo alla storia, ragazzi.
Grazie a questi numeri sensazionali, Golden State comanda anche la classifica dei Plus/Minus della lega, che annovera nelle prime quattro posizioni rispettivamente Curry, Green, Thompson e Iggy. Primi di sempre anche in questo. Grazie a questi dati si riesce probabilmente a capire più a fondo la netta superiorità di Golden State nell’arco di questo inizio di stagione, o per lo meno a capirne i motivi. Eppure non basta, si ha sempre la sensazione che ci sia qualcos’altro in questi Warriors, un filo di poesia cestistica che accompagna le loro gesta ai limiti dell’ineffabilità. Qualcosa che trascende la matematica e le analisi. Forse perché si ha già il sentore che questa squadra entrerà nel mito. #StrenghtInNumbers e molto altro.
Ripetiamo: stiamo assistendo alla storia, ragazzi.