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Est vs Ovest: i cicli e l'equilibrio delle conference

Gli equilibri interni alla lega stanno cambiando, i numeri parlano chiaro.

Qual è la conference “migliore“, la più competitiva? E’ ancora giusto far accedere ai Playoff le prime 8 di ogni conference? Non sarebbe meglio dare il pass alle prime 16 dell‘intera lega? E per chi vince la propria division, che vantaggi ci sono?

Le risposte al momento sono poche, dunque partiamo dalle certezze. Dall’inizio del nuovo millennio è sempre stato evidente il dominio della Western Conference sulla rivale Eastern, dovuto sopratutto, più che a vere dominatrici singole, ad un livello medio decisamente più elevato rispetto alle franchigie della costa atlantica. Negli ultimi 10 anni nessuna delle 8 partecipanti ai playoffs dell’ovest ha concluso la stagione sotto il .512 di percentuale-vittorie, anzi, spesso l’ultima di queste squadre ha avuto una %W persino sopra il .600. Tutta un’altra storia, invece, se si parla della conference atlantica: ogni stagione è caratterizzata da un’assoluta dominatrice, livello medio basso, poche superstar, squadre in perenne rifondazione, GM poco adatti. Generalmente si potrebbe affermare che da una parte all’altra degli USA, il meccanismo funzioni proprio al contrario.

Quasi ogni anno capita che, tra le escluse dell’ovest, vi siano squadre con un record tale che se paragonate a quelle dell’est avrebbero numeri sufficienti per accedere alla post season (e non si parla di 7°/8° posto), o che le 8° classificate ad ovest abbiano una classifica pari alle 3°/4° dell’est. E’ ancora giusto permettere a squadre che spesso sfiorano le 50L di accedere alla post season? Di anno in anno si infervora la polemica a riguardo. Tra l’altro Adam Silver, interrogato sulla faccenda, rispose che una riforma del sistema di qualificazione ai playoff sarà uno degli argomenti da affrontare per migliorare il futuro prossimo della lega.

Philadelphia 76ersIl cambiamento più imminente riguarderà le Divisions: ad oggi vincere la propria division porta in dote una delle prime 4 posizioni nei playoffs della propria conference, ma sarà così ancora per poco. Questo sistema è stato definito “insensato” per il progresso della lega dallo stesso commissioner. Nell’ultimo decennio solo due 8°qualificate dell’est hanno avuto un record di almeno .500, di cui solo una superiore: paradossalmente furono proprio i 76ers dell’annata 2011/2012 (si, quella del lockout, altrimenti…).

A chi si chiede perché non venga fatto nulla per migliorare livello/spettacolo delle 15 squadre dell’atlantico, od a chi invoca una riforma nell’immediato per cambiare l’intero sistema conference, l’unica risposta possibile è: queste problematiche sono insite nella natura delle leghe sportive professionistiche e non, ovvero: se ci fosse uno squilibrio cronico provato, si sarebbe già fatto il possibile per contrastarlo.

Ma così non è. Tutte le leghe di tutti gli sport sono caratterizzate da cicli. Queste fasi cicliche che attraversano i vari campionati non sono del tutto prevedibili e contrastabili. Esempio: l’ovest domina ormai da diversi anni, molte superstar ne hanno caratterizzato le franchigie: Kobe, TimmyD, Manu, Dirk solo per fare alcuni nomi, ma anche Tracy McGrady, Brandon Roy (ok, forse qua si va troppo sul sentimentale), molti di questi magnifici giocatori sono ormai nella parte finale della loro carriera, alcuni hanno già smesso e altri lo faranno a breve. Questo, a meno che non tifiate Spurs (ops), comporterà per le vostre squadre momenti non esaltanti, rifondazioni, speranze riposte in free-agent o draft picks di turno.

(foto da: basketsession.com)
(foto da: basketsession.com)

Ecco, nel mentre, in questi anni passati a soffrire, le squadre ad est hanno, per forza di cose, accumulato giocatori scelti al draft in posizioni alte, o buone scelte future dovute a scambi o a pessimi risultati in stagione regolare (spesso la seconda, ndr). Tra questi giocatori ci sono le stelle del futuro, quelli che tra qualche anno chiameremo MVP o All Star. Chiaramente non funzionerà così per tutte, ma ciclicamente avverrà questo scambio di ruoli tra l’est e l’ovest tanto bramato da alcuni tifosi, giocatori, presidenti e GM. Quindi ci sarà la possibilità che sia l’est ad essere considerato duro e l’ovest solo una passerella per la sua squadra dominatrice pronta ad affrontare le Finals, quindi le polemiche verranno sollevate lo stesso, solo verso altri obbiettivi.

Quest’anno, per quanto poco indicative siano le circa 16 partite giocate da tutte le squadre, i risultati parlano di una tendenza ad invertire gli equilibri proprio come quella descritta sopra: l’est senza dominatore ma con ben 11 squadre con un record di almeno .500 (non è un miraggio), l’ovest con una squadra che, ad ora, sembra giocare un altro sport e poco altro, solo 6 franchigie arrivano al 50% di vittorie. L’esatto opposto di quanto accaduto nel corso dell’ultima decade. Questo non sta assolutamente ad indicare che l’anello lo vincerà una squadra dell’est o Golden State, non si vuole nemmeno insinuare che l’ovest sia più scarso o più competitivo. Eppure nessuno prova a dire che l’est potrebbe essere mediamente più competitivo quest’anno, forse perché nessuno ci crederebbe o forse perché proprio non lo è.

Nessuno è pronto, ora come ora, a mettere in discussione l’egemonia western, eppure lo spettacolo nella stagione in corso non sembra affatto essere alterato.

Potrebbe trattarsi solo di una fase momentanea o dell’inizio di un vero ciclo, who knows? Il dibattito cronico tra est ed ovest continuerà ad angustiare gli appassionati, senza fasi o pause. Cambiano opinioni, equilibri, squadre, città, giocatori: in tutto ciò l’unica costante resta la bellezza di questo sport e di questa lega che, ogni anno con diversi protagonisti, continua ad offrirci lo spettacolo migliore al mondo.

Tutto il resto sono chiacchiere da bar.

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About The Author

Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone