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The GOLD POWER: la motivazione dei campioni del mondo al servizio delle proprie franchigie!

Celebration of Gold Medal in Madrid (usab.com)
Celebration of Gold Medal in Madrid (usab.com)

Sono normali? Hanno qualcosa in più rispetto agli altri giocatori? Se sì, cosa? La determinazione, la mancanza di stanchezza, la passione per il gioco? DA DOVE RIESCONO A CACCIAR FUORI ANNO DOPO ANNO LE MOTIVAZIONI PER FARE BENE E MIGLIORARSI? Una serie di interrogativi non proprio semplicissimi da sciogliere. È parzialmente vero tutto ciò che ci siamo chiesti e la risposta potrebbe essere qualsiasi delle nostre elencate. È pur vero, però, che i giocatori della NBA sembrano apparentemente avere una marcia in più. Minor numero di giorni di vacanza, carichi di lavoro al di sopra della norma, stagione lunghissima e anche tanti 0 in più sul foglio con la loro firma in calce. Insaziabili dominatori del gioco, imbarazzanti mezzi fisici ed atleti bastano per essere i giocatori che sono? Probabilmente no. Una cosa è certa: l’ingrediente che non deve mai mancare è la MOTIVAZIONE. Può arrivare dagli più sparuti avvenimenti, dalla voglia di rivalsa all’esaltazione del proprio ego, dalla voglia di crescere la squadra alla determinazione nel diventare il nuovo simbolo della franchigia. Non c’è numero, non c’è dato che potrebbe supportare queste tesi, è ovvio. Ma non tutti i dati sono rapportabili a ciò che noi empiricamente riusciamo ad osservare.

Il paragone, simpatico ma non troppo distante dalla realtà, è con Sansone, giudice biblico, la cui forza derivava da un dono divino tramandatogli attraverso i capelli. Così come i capelli erano, dunque, la forza dell’Ercole greco, per i migliori giocatori della NBA la forza deriva dall’ORO ottenuto in Spagna. Dall’esterno un gruppo fantastico, che ha fatto della coesione la forza migliore per arrivare fino in fondo e ottenere la medaglia più preziosa. Cosa ci porta a dire questo? Molto semplicemente basta equiparare le statistiche del Mondiale di settembre con quelle odierne del campionato NBA. Procediamo col consueto ordine. Le convocazioni di coach K sono state in parte diverse dai nomi che hanno poi preso parte al mondiale. La scrematura ha visto l’addio delle due forze maggiori George e Durant, tanto che i bookmakers davano ormai per favorita la Spagna padrona di casa. James Harden, Stephen Curry, Anthony Davis, Klay Thompson, Andre Drummond, Kenneth Faried, Kyrie Irving, Derrick Rose, Mason Plumlee, DeMarcus Cousins, Rudy Gay e DeMar DeRozan sono state le scelte definitive dello storico coach di Team USA. Il percorso che ha portato all’oro lo conosciamo tutti ma vediamo nel dettagli la media punti, la percentuale dal campo e la percentuale da 3 punti di tutti i giocatori.

PLAYER PPG FG% 3P%
James Harden 14.2 52.6% 41.4%
Klay Thompson 12.7 52.3% 41.5%
Anthony Davis 12.3 54.9%
Kenneth Faried 12.2 63.3%
Kyrie Irving 12.1 56.3% 60.9%
Stephen Curry 10.7 40.8% 43.8%
DeMarcus Cousins 9.8 70.8%
Rudy Gay 6.0 47.8% 41.7%
DeMar DeRozan 4.8 53.6% 28.6%
Derrick Rose 4.8 47.4% 50.0%
Andre Drummond 3.0 61.0%
Mason Plumlee 2.3 60.0%

 

Tutto molto chiaro. Non c’è un vero leader numerico, non c’è chi per distacco è migliore di altri. C’è un gruppo che lavora sodo per arrivare all’obiettivo pur essendo giocatori da tutti etichettati come “seconde linee”. Spaventoso resta il 70.8% di Cousins e il 63.3% di Faried, così come il 60.9% da 3 punti di Kyrie Irving. Oro, festeggiamenti, pianti di gioia, mini break per rilassarsi e di nuovo tutti in campo per una nuova e durissima stagione NBA. Ci si aspetta la partenza più o meno soft dei neo campioni del mondo, visto lo sforzo compiuto in estate, mentre gli altri magari giravano il mondo con le famiglie. Sarebbe dunque lecito aspettarsi una ripresa meno aggressiva ed efficace rispetto agli altri. Invece la carica emotiva e le scosse di adrenalina continuano a pervadere i corpi di chi a Madrid ricevette quella medaglia, rivelandosi la vera motivazione di questa partenza flash dei migliori giocatori di quel mondiale. La tabella riassume gli stessi indicatori statistici della precedente, con l’aggiunta del Ranking PPG, ovvero sia la posizione nella classifica della media punti per gara.

 

PLAYER Ranking PPG PPG FG% 3P%
James Harden 2 26.2 39.2% 30.0%
Klay Thompson 5 24.7 45.9% 46.8%
Anthony Davis 6 24.5 56.1%
Kenneth Faried 100 11.5 47.4%
Kyrie Irving 10 22.7 44.2% 37.8%
Stephen Curry 4 24.9 48.2% 36.5%
DeMarcus Cousins 12 22.1 49.6%
Rudy Gay 9 23.0 46.2% 37.9%
DeMar DeRozan 17 20.6 39.3% 20.0%
Derrick Rose 18.0 49.3% 29.2%
Andre Drummond 150 8.7 41.0%
Mason Plumlee 199 6.6 39.1%

 

Harden, Curry, Thompson, Gay, DeRozan, Cousins, Davis e Irving sono quelli che hanno avuto l’impatto migliore e riescono a gestire in maniera migliore quelle scariche di cui abbiamo parlato in precedenza. Houston vola, così come gli Warriors e i Raptors, mentre i Cavaliers e i Kings restano in scia delle altre più sopra. Davis continua a spiegarla a New Orleans e i giochi sono fatti. Come trasformare uno sforzo in motivazione? È questa con ogni probabilità la capacità che rende unici questi giocatori. Alcune cose, prò, vanno chiarite. All’interno del ranking non viene menzionato Derrick Rose che, sebbene avesse giocato un mondiale non brillante, non ha giocato lo stesso numero di partite degli altri (solo 5). I continui stop lo perseguitano e il nuovo infortunio al ginocchio fa camminare sulle uova l’intera Chicago. Altro punto, invece, va dedicato a quella minoranza che non è riuscita a trasformare l’oro in forza. È il caso di Faried e Drummond in particolar modo, brillanti e scattanti al mondiale, opachi e nell’ombra in questo avvio di campionato. Manimal risente anche molto del brutto inizio dei suoi Nuggets, mentre Drummond non pare essersi inserito perfettamente nel sistema di gioco di Van Gundy. Se dovessimo scegliere il migliore di queste lunghe liste, la scelta ricadrebbe su Klay Thompson. Immediato il career-high (41) alla sua prima in stagione, un rilascio ancora più rapido e una esecuzione ancor più pestifera della precedente. Il contratto da 70.000.000$ sarà anche un motivo in più ma per noi romantici, i soldi non fanno la stessa felicità che può darti la sensazione di stare sul tetto del mondo.

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone