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ACCADE OGGI, 12/11/2010: la notte in cui Kevin Love eguaglia Sir Charles Barkley! 31 punti e 31 rimbalzi per battere i Knicks e riscrivere la storia

Di signorile, di British, di elegante ha solo il cognome probabilmente. Ti aspetti un baronetto di Oxford o di Cambridge, un conte dello Yorkshire, ed invece ti ritrovi ad avere davanti un vero e proprio “animale da pallacanestro”. Il vezzeggiativo di “Sir” associato a Charles Wade Barkley è semplicemente indicativo della chiara origine anglosassone del cognome. Ma probabilmente il nickname più adatto e meno conosciuto di Barkley è “The Round Mound of Rebound” che non necessita eccessive o ulteriori spiegazioni. La pallacanestro di Charles ha alzato l’asticella ancor più in alto, risultando uno degli avversari più temuti e più insidiosi per Michael Jordan e i suoi Chicago Bulls. Dopo essere stato l’icona dei Phoenix Suns dal 1992 al 1996, Sir Charles si accasa a Houston, prendendo parte ad uno dei roster più forti della storia del gioco. Basti ricordare che all’interno dello starting five c’erano Matt Maloney, Clyde “The Glide” Drexler e Hakeem “The Dream” Olajuwon. Squadra d’altri tempi. Nel suo primo anno a Phoenix vince l’MVP e porta i Suns in finale ma dovrà inchinarsi davanti alla grandezza di Sua Altezza Area MJ.

"Twenty and 20 is one thing. But 30 and 30?" (blog.oregonlive.com)
“Twenty and 20 is one thing. But 30 and 30?” (blog.oregonlive.com)

Quando ritorna per la prima volta con una casacca diversa, quella dei Rockets, in Arizona, Barkley mette a segno una delle più memorabili partite per una power forward. I numeri sembrano quasi essere ridicoli: 20 punti, 2 stoppate, 2 assist e ben 33 rimbalzi catturati (8 offensivi e 25 difensivi). Una prestazione epica che porta il nome di Charles Barkley in tutti i libri dei record NBA. Passano 14 anni prima che quel muro possa essere (quasi) abbattuto! Quando Chuck rese celebre quella sua incredibile notte, un ragazzo di Santa Monica, California, aveva appena 8 anni e sognava, un giorno, di poter diventare così determinante. Cresce con due cose in mente: tutti gli album dei Beach Boys, visto che lo zio faceva parte di quello storico complesso, e la palla a spicchi. Stiamo parlando di Kevin Wesley Love che appena 4 anni fa si avvicinava paurosamente alle cifre di Sir Chuck! Non ci sono precise parole per riassumere quel 12 novembre del 2010 e solo chi era presente quella sera può venirci incontro. Ci dà una mano Michael Beasley, top scorer di quella partita tra Minnesota e NYK: “Twenty and 20 is one thing. But 30 and 30?“. Ebbene si, le cifre che avete letto nella dichiarazione di B-Easy sono quelle che ha raggiunto il nostro ragazzo californiano: 1 stoppata, 5 assist, 31 punti (11/26 dal campo, 174 da 3, 8/10 ai liberi) e ben 31 rimbalzi (12 offensivi e 19 difensivi), con 15 boards catturati nel solo terzo periodo! Insieme a Barkley, è l’unico che è riuscito a sfondare il muro dei 30 rimbalzi dal 1996. Dobbiamo risalire addirittura al 1982 per trovare una simile prestazione, firmata da Moses Malone con la maglia degli Houston Rockets. Quella vittoria schiacciante contro i Seattle Supersonics vide un solo uomo al comando, con 32 punti e 38 rimbalzi. Solo due giocatori sono riusciti a fare così male ai New York Knicks e sono nomi non certo trascurabili: il primo è Robert Parish (GSW) nella stagione 1978-1979 e il secondo è Wilt Chamberlain nel lontano 1966 con i 76ers. La standing ovation che vediamo alla fine del video ci racconta molto sulla porta del record. Da quel 12 novembre 2010 quella notte viene ricordata come “The 30-30 game”.

 

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Salvatore Malfitano Classe ’94, napoletano, studente di legge e giornalista. Collaboratore per Il Roma dal 2012 e per gianlucadimarzio.com, direttore di nba24.it e tuttobasket.net. Appassionato di calcio quanto di NBA. L'amore per il basket nasce e rimarrà sempre grazie a Paul Pierce. #StocktonToMalone