NBA24 POWER RANKING - Giocatori 41°-50°
41) Gordon Hayward (Utah Jazz), 19.3 PPG, 4.1 APG, 4.9 RPG.
di Alessandro Pagano
I numeri li conosciamo, ve li abbiamo raccontati lungo tutto l’arco della sua ancor giovane carriera NBA. Merita di essere nei primi 50 migliori giocatori anche solo per il talento che dimostra di avere ma se da un punto di vista tecnico può essere posto anche più in alto, dall’altro deve lavorare per migliorare soprattutto in termini di costanza di rendimento e ancor più durezza mentale. Discorsi a latere sulla squadra vincente o perdente non sono ammessi. The new money man, come lo chiamano a Salt Lake City, deve essere il simbolo della rinascita dei Jazz. Anche perché deve dimostrare di valere i 14 milioni investiti dalla franchigia.
42) Joakim Noah (Chicago Bulls), 7.2 PPG, 9.1 RPG, 1.1 BLKPG.
di Claudio Pellecchia
Il leader emotivo dei Chicago Bulls, con la squadra che va al ritmo del suo respiro. E allora perché si trova così in basso in classifica? Semplice. Al netto dei miglioramenti delle ultime stagioni, il figlio di Yannick non è (e non può essere) quel giocatore che si carica sulle spalle responsabilità proprie e altrui nei momenti di difficoltà. Quello spetterebbe a Rose alle prese, però, con i soliti problemi o a un Butler chiamato a riconfermarsi. Un go to guy per necessità piuttosto che per scelta. Con tutto quello che di buono e di meno buono ne consegue. Bazzecole, comunque, per uno abituato negli ultimi tempi a cantare e portare la croce.
43) Jeff Teague (Atlanta Hawks), 15.9 PPG, 7.0 APG, 2.5 RPG.
di Vincenzo Florio
Stagione stellare quella appena conclusa da Teague in quel di Atlanta, che lo ha visto protagonista nella cavalcata verso il primo posto ad est e una post-season stroncata solo dalla debacle in finale contro i Cavaliers di LeBron James. In pochi avrebbero anche solo scommesso pochi spiccioli su una sua affermazione così prepotente ad alti livelli e la convocazione (insieme a Korver, Millsap e Horford) all’All Star Game è stata la ciliegina sulla torta. L’obiettivo è sicuramente quello di ripetersi, magari puntando ancora più in alto, anche se la competizione nella Eastern Conference sembra essere aumentata.
44) Danilo Gallinari (Denver Nuggets), 12.4 PPG, 1.4 APG, 3.7 RPG.
di Gennaro Arpaia
Un Europeo da protagonista per tornare a dettare legge anche dall’altra parte dell’oceano. Questo il Danilo Gallinari che vedremo, speriamo al completo, nella prossima stagione NBA. Dopo le ultime due afflitte da gravi infortuni, il Danilo nazionale ha mostrato tutti i suoi miglioramenti fisici solo con la maglia della Nazionale, dopo le sparute apparizioni dell’anno scorso. Denver crede in lui, visto anche il sostanzioso rinnovo contrattuale, e lui vuole diventare il simbolo dei Nuggets. Non saranno la migliore squadra ad Ovest, ma in questo momento Gallinari ha bisogno di tornare a macinare minuti e prestazioni per affermarsi tra i migliori europei in America.
45) Andre Drummond (Detroit Pistons), 13.8 PPG, 13.5 RPG, 1.9 BLKPG.
di Salvatore Malfitano
Per scelta o per necessità, senza Monroe e con Jennings ancora costretto ai box per un paio di mesi, la squadra la prenderà in mano lui. Un giocatore destinato sicuramente a crescere e adesso che non dividerà il pitturato con Monroe, le sue statistiche potranno aumentare ulteriormente. Ovviamente, fra allenatore e dirigenza, Detroit non è di certo una landa felice, ma ha dalla sua l’età (22 anni, ndr) e dà l’impressione di non aver mostrato ancora interamente il proprio potenziale. I playoff, e quindi una posizione di rilievo in questa graduatoria, sono però decisamente lontani.
46) Isaiah Thomas (Boston Celtics), 16.4 PPG, 4.2 APG, 2.3 RPG.
di Salvatore Malfitano
Metà stagione è bastata, al piccolo grande uomo, per conquistare Boston con fiammate impressionanti. Vietato farsi ingannare dalla statura “umana” di Thomas: personalità e lucidità nei momenti conclusivi della partita gli hanno permesso di guidare la squadra anche da sesto uomo nei primi due mesi da Celtic. La sensazione è che quest’anno possa ritagliarsi un ruolo ancora più riconosciuto, partendo in quintetto, ovviamente senza essere d’intralcio nella crescita di Smart. Mancano un paio di stelle per rendere questa squadra una pretendente e non più una casuale comparsa nella post-season.
47) Bradley Beal (Washington Wizards), 15.3 PPG, 3.1 APG, 3.8 RPG.
di Alessandro Pagano
La rinascita di Big Panda, per quanto si possa essere già vista negli scorsi Playoff (chiusi a 23.4 di media), riparte proprio da questa stagione. I problemi al perone prima e durante la riabilitazione poi non gli hanno permesso di vedere tanto il campo ma allo stesso tempo ha avuto modo di lavorare tanto in palestra quanto sul suo già collaudato tiro. Il sistema di gioco entro il quale è inserito gli consente sicuramente di esprimersi al meglio, con coach Wittman che lo ritiene il primo capitale offensivo dopo John Wall. La sua stagione, così come quella di Wall, dipenderà tanto dalla sinergia con il suo playmaker.
48) Rudy Gobert (Utah Jazz), 8.4 PPG, 9.5 RPG, 2.3 BLKPG.
di Vincenzo Florio
Dopo una stagione da rookie vissuta un po’ in sordina, quella da sophomore è stata di tutt’altra qualità, diventando uno dei migliori prospetti sotto canestro. I Jazz sono una franchigia in crescita che nonostante la forte competitività ad Ovest vogliono ripartire da giovani di grande talento come il francese. Prima la convocazione all’All Star Weekend e il titolo di MVP della prima partita perso solo in favore di Wiggins, e poi un Europeo vissuto da protagonista ne hanno aumentato esponenzialmente le quotazioni, in un 2015 davvero da incorniciare. Serve quindi continuare la crescita già nella prossima stagione, per diventare tra i migliori centri in NBA.
49) Manu Ginobili (San Antonio Spurs), 10.5 PPG, 4.2 APG, 3.0 RPG.
di Claudio Pellecchia
Secondo Duncan si trova “nella migliore forma di sempre”. E però Crono sta iniziando a chiedere il suo giusto tributo anche al jefe narigòn. Che sia o meno il suo ultimo giro di giostra, mai come quest’anno Manu dovrà far valere le sue indubbie qualità di leadership, anche quando non impiegato direttamente sul parquet. A lui Pop chiederà minuti di qualità: se saranno pochi o molti dipenderà esclusivamente da lui e da quanto sarà in grado di gestirsi. Cosa che, tra l’altro, ha già dimostrato di saper fare egregiamente nelle ultime stagioni. Perché se proprio siamo all’ultima pagina del libro, facciamo in modo che il finale sia memorabile.
50) Al Jefferson (Charlotte Hornets), 16.6 PPG, 8.4 RPG, BLKPG 1.3.
di Gennaro Arpaia
Dopo una stagione tutto sommato positiva, il centro di Charlotte rientra tra i primi cinquanta giocatori della Lega. Non solo per i punti segnati, quanto per il ruolo assunto negli Hornets: un punto di riferimento nelle prestazioni che l’hanno portato anche sul mercato questa estate, ma di cui Charlotte non può certo fare a meno se vuole migliorare quanto fatto vedere lo scorso anno. A 30 anni è una delle certezze solide della Lega, soprattutto sotto i tabelloni. Un centro dalle mani delicate, come pochi in questo campionato.