A lezione dal Professore: la sua Wake Forest con gli amici CP3 e Tim, a metà tra Italia e USA
Lo abbiamo conosciuto come “Il Professore” e anche a lui stava bene la pronuncia italiana, preferendola a quella americana. Ora, dopo l’addio all’Italia datato ormai 2011, è assistente allenatore dei Wake Forest Demon Deacons sotto la guida di coach Danny Manning, successore di coach Jeff Bzdelik. Il suo recente passato ha rivisto un suo ritorno a casa dopo aver girovagato un discreto arco di tempo. Tanti i Paesi in cui ha potuto dimostrare il suo valore, tanti i tifosi di ogni squadra che lo adorano ancora per aver concesso, anche solo per un secondo, di toccare il paradiso con un dito. Ne sanno qualcosa Caserta, Varese e Montegranaro, 3 squadre italiane che si sono affidate a Randy per arrivare nella massima serie. Non se ne sono pentite perchè il talento di WFU li ha condotti proprio lì, dove volevano arrivare. Dove non è riuscito, comunque, ha lasciato una scia di nostalgia infinita. Da Napoli a Scafati, è ormai considerato un metro di paragone con chi arriva di nuovo nello spot di playmaker ma in fin dei conti, anche se dovesse arrivare la point guard più forte mai vista, i tifosi si ritroverebbero a dire “Si, ma non è come Randy!”. Allora cerchiamo di viaggiare all’interno della carriera di uno degli indiscussi idoli dell’università del North Carolina.
Io vorrei iniziare da una piccola curiosità. Tutti, soprattutto in Italia, ti conoscono con il soprannome “Il Professore” che ti ha dato coach Marco Andreazza quando tu eri a Montegranaro. A me, invece, impressiona di più il tuo tatuaggio laugh now, cry later. Ci spieghi cosa significa per te e il motivo della scelta di questo tatuaggio.
Il mio tatuaggio continua ad essere una motivazione per me. Mi sono sempre sentito come un perdente, come lo sfavorito, come un underdog. È un buon modo per rammentare qualcosa a tutti coloro che non contavano su di me e a tutti quelli che tifavano contro di me. Io vincerò alla fine (I will win in the end).
Sei originario di Washington ma possiamo dire che la Carolina del Nord è la tua seconda casa, visti gli anni che tu hai trascorso a Wake Forest University. Le 5 stagioni passate lì sono un ricordo indelebile nella mente di ogni appassionato di basket. Quale ricordo porti dentro di te con più affetto? Qual’è il tuo ricordo più bello degli anni da giocatore?
Ho tanti grandi ricordi qui a Wake Forest. Non so se ne ho uno favorito su altri. Vincere il campionato ‘95 è forse uno dei migliori. La vittoria nel mio anno da freshman, quando praticamente nessuno si aspettava di vederci così forti e pronti, è sicuramente uno dei miei ricordi più soddisfacenti.
Muggsy Bogues, Josh Howard, Rodney Rogers ma soprattutto Chris Paul e Tim Duncan i grandi nomi usciti dalla tua stessa università. Abbiamo visto poco tempo fa una foto proprio con Tim e CP3. Li senti con regolarità? Parlate spesso?
Si, parlo regolarmente con tutti i giocatori a cui fai riferimento. Tim e Rodney erano miei compagni di squadra, Josh e Chris sono di Winston Salem (dove ha sede l’Università di Wake Forest, NdR), mentre Mugsy vive a Charlotte, ad appena 1h e 15 min di distanza da qui. Generalmente non mi piace disturbarli durante la stagione ma li chiamo di tanto in tanto per congratularmi con loro o per qualche parola di incoraggiamento. Oh, quasi dimenticavo: li chiamo anche per avere i biglietti!
Tu che hai avuto il privilegio di giocare con Tim Duncan, è davvero il miglior compagno di squadra che si possa desiderare? Se dovessi scegliere una particolarità del carattere di Tim, quale sceglieresti?
Ho avuto diversi ottimi compagni di squadra. Tim è solo il più popolare tra i tanti. Credo che la caratteristica più ammirevole sia la sua grande umiltà. Non è mai cambiato, rimanendo sempre sé stesso e quindi è sempre a suo agio. È contento di essere com’è. Tutto questo è molto bello da vedere a tanti anni di distanza.
Il momento più bello della tua carriera a Wake Forest è il game winner contro i Tar Heels ma io divento pazzo ogni volta che riguardo il crossover contro Jeff McInnis nella partita contro NCU. Ci racconti le emozioni di quella finale ACC, in cui realizzasti 37 punti e 7 assist.
Devo essere sincero. Spesso dico che la miglior partita che abbia mai giocato è quella con Duke, due giorni prima. Ero concentrato solo su quello che dovevo fare per vincere. Penso che essere un playmaker innanzitutto significhi necessariamente tenere le emozioni sempre sotto controllo. Non è ammissibile per un buon playmaker avere degli alti e bassi.
Il tuo lavoro come vice allenatore va ormai avanti da tempo e con grandi risultati. Che differenze trovi tra la tua generazione di giocatori e quella di oggi?
Questa è un’ottima domanda. Penso che l’approccio delle generazioni di oggi sia preoccupante, fa quasi paura. Sembra che si sentano già qualcuno, perché magari sono bravi, ma senza aver raggiunto ancora nessun traguardo.
Gli infortuni non ti hanno permesso di esprimere il tuo vero valore in NBA e così tu scegliesti l’Europa. Turchia, Francia, Svizzera e poi Italia. Quali sono i tuoi migliori ricordi delle stagioni in Italia? A quale città tu ti senti ancora legato emotivamente?
I miei migliori ricordi riguardano Scafati e Napoli, 2 delle mie prime 3 stagioni italiane.
Ricorda il mio tatuaggio! Per tornare e aiutare Montegranaro, Caserta e Varese alla promozione in A1 è stato fondamentale come concetto di base e per questo penso che quei ricordi rimarranno sempre con me. Non ho una città in particolare alla quale sono emotivamente legato. Ho tanti amici e loro sono sicuramente la cosa più importante, anche più di qualsiasi cosa fatta su un campo da basket. L’Italia ha avuto e ha ancora un impatto enorme sulla mia vita. Sarà sempre grato per ogni cosa. Devo ammettere che mi mancano tutti e spesso penso a loro!
Tu hai avuto la possibilità di giocare a livello collegiale, a livello NBA e ad alto livello in Europa. Qual è la differenza più evidente tra la pallacanestro giocata in Europa e la pallacanestro NBA?
Credo che la differenza più grande sia la maggior fisicità della pallacanestro americana. Non parlo solo di contatti ma anche della quantità di partite che vengono giocate. I nostri bambini crescono già come se dovessero seguire un calendario NBA, quindi giocando un alto numero di gare. Il corpo, il fisico, la stazza contano molto.
Tu sei stato un grandissimo playmaker. Chi ti ha visto giocare sa che potevi fare tutto in campo, tu eri davvero completo. Qual è secondo te la point guard più completa in NBA in questo momento?
Penso che Chris Paul sia il più completo. Non lo dico solo perché è andato a Wake Forest, sia chiaro. Difende, rende i suoi compagni di squadra giocatori migliori. Mi piace Russell Westbrook perché è un grande atleta ma soprattutto un eccellente competitor. Mi piacciono Steph Curry, Kyrie Irving… Però penso che CP3 sia il migliore in ogni fase del gioco e subito dopo vengono Westbrook, Curry e Irving.
Per chiudere ti chiediamo di riempire gli spazi vuoti con i tuoi pronostici:
SQUADRA FAVORITA: San Antonio Spurs
SQUADRA VINCENTE: San Antonio Spurs
SQUADRA RIVELAZIONE: Los Angeles Clippers
MVP: LeBron James
ROOKIE PIU’ INTERESSANTE: D’Angelo Russell
La speranza è quella di vederti presto allenare come capo allenatore perché il tuo IQ ti permetteva di fare cose incredibili in campo e lo stesso puoi fare in panchina.
Grazie ancora, Randy!
Si ringrazia il dott. Roberto Malpede per la gentile collaborazione.
RIPRODUZIONE RISERVATA PREVIA CITAZIONE DELLA FONTE WWW.NBA24.IT